Questo lavoro è un tentativo di comprendere, attraverso l’opera di Heidegger, radici e conseguenze di ciò che è possibile definire come ‘l’oggettivazione delle pratiche educative’. La questione, seguendo il sentiero heideggeriano, ha le sue fondamentamenta nel pensiero platonico. A partire da Platone, infatti, il pensiero ha stabilito se stesso come una procedura su una predeterminata sfera di oggetti. La caratteristica di questo metodo è che esso fa perdere le sue tracce, identificandosi semplicemente con ‘il’ pensiero (Heidegger 2002, 69) e stabilendo l’uomo come l’essere di-fronte-al-mondo e contro-il-mondo. La verità, di conseguenza, risulta fondata sul controllo e sul potere – e così le relazioni educative. Heidegger, nel corso della sua opera, evidenzia con estrema chiarezza due punti: a) tale processo di oggettivazione incomincia con Platone; e b) la razionalità, come risultato di tale processo, è una scelta, una postura nei confronti del mondo e del pensiero. Tale scelta si fonda – e produce – una forte riduzione del modo di intendere il vero, costituendo ciò che è visibile e ciò che non lo è e ponendo le relazioni stesse in termini di controllo e progettazione. Ma, attraverso Heidegger, è possibile anche recuperare un diverso atteggiamento, una strada ‘debole’ nel nostro rapporto con cose e persone; tale strada, eminentemente educativa, passa attraverso “il lasciare imparare”, che si configura come l’istanza di un tipo diverso di pensiero e come un modo diverso di concepire l’educazione.

Pensiero, potere e oggettivazione. Rileggere le pratiche educative attraverso Heidegger

D'AGNESE, Vasco
2016

Abstract

Questo lavoro è un tentativo di comprendere, attraverso l’opera di Heidegger, radici e conseguenze di ciò che è possibile definire come ‘l’oggettivazione delle pratiche educative’. La questione, seguendo il sentiero heideggeriano, ha le sue fondamentamenta nel pensiero platonico. A partire da Platone, infatti, il pensiero ha stabilito se stesso come una procedura su una predeterminata sfera di oggetti. La caratteristica di questo metodo è che esso fa perdere le sue tracce, identificandosi semplicemente con ‘il’ pensiero (Heidegger 2002, 69) e stabilendo l’uomo come l’essere di-fronte-al-mondo e contro-il-mondo. La verità, di conseguenza, risulta fondata sul controllo e sul potere – e così le relazioni educative. Heidegger, nel corso della sua opera, evidenzia con estrema chiarezza due punti: a) tale processo di oggettivazione incomincia con Platone; e b) la razionalità, come risultato di tale processo, è una scelta, una postura nei confronti del mondo e del pensiero. Tale scelta si fonda – e produce – una forte riduzione del modo di intendere il vero, costituendo ciò che è visibile e ciò che non lo è e ponendo le relazioni stesse in termini di controllo e progettazione. Ma, attraverso Heidegger, è possibile anche recuperare un diverso atteggiamento, una strada ‘debole’ nel nostro rapporto con cose e persone; tale strada, eminentemente educativa, passa attraverso “il lasciare imparare”, che si configura come l’istanza di un tipo diverso di pensiero e come un modo diverso di concepire l’educazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/349425
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