L’ipotesi di partenza è l’esistenza di una modalità attraverso la quale i lutti e le sofferenze non risolte che hanno caratterizzato l’esperienza dei genitori sopravvissuti alla Shoà, possano essere costitutive delle interazioni con la seconda generazione, e quindi anche di un più difficile percorso di identità personale. Si ipotizza che la trasmissione intergenerazionale dell’”ombra” dell’Olocausto abbia pesato sulla “seconda generazione” dei sopravvissuti, attraverso il meccanismo delle risposte “spaventate/spaventanti” date dal genitore. Il campione è costituito da 26 soggetti, tutti di religione ebraica, residenti in Italia, che fanno parte della cosiddetta “seconda generazione” della Shoà. Un importante risultato riguarda l’”insicurezza” dei soggetti che costituiscono il campione dei figli dei sopravvissuti. E’ interessante notare che il gruppo non è complessivamente “traumatizzato”, anzi una considerevole percentuale dei soggetti (46,2%) appare “Sicura”. Questo fa supporre che esistano molteplici variabili che fanno in modo che molti sopravvissuti siano stati in grado di reinserirsi nell’ambiente civile e sociale in cui sono tornati, crescendo e prendendosi cura dei loro figli in modo sufficientemente adattivo.
LA TRASMISSIONE INTERGENERAZIONALE DEL TRAUMA DELLA SHOA’: UNO STUDIO CONDOTTO CON L’ADULT ATTACHMENT INTERVIEW
CAVIGLIA, Giorgio;
2004
Abstract
L’ipotesi di partenza è l’esistenza di una modalità attraverso la quale i lutti e le sofferenze non risolte che hanno caratterizzato l’esperienza dei genitori sopravvissuti alla Shoà, possano essere costitutive delle interazioni con la seconda generazione, e quindi anche di un più difficile percorso di identità personale. Si ipotizza che la trasmissione intergenerazionale dell’”ombra” dell’Olocausto abbia pesato sulla “seconda generazione” dei sopravvissuti, attraverso il meccanismo delle risposte “spaventate/spaventanti” date dal genitore. Il campione è costituito da 26 soggetti, tutti di religione ebraica, residenti in Italia, che fanno parte della cosiddetta “seconda generazione” della Shoà. Un importante risultato riguarda l’”insicurezza” dei soggetti che costituiscono il campione dei figli dei sopravvissuti. E’ interessante notare che il gruppo non è complessivamente “traumatizzato”, anzi una considerevole percentuale dei soggetti (46,2%) appare “Sicura”. Questo fa supporre che esistano molteplici variabili che fanno in modo che molti sopravvissuti siano stati in grado di reinserirsi nell’ambiente civile e sociale in cui sono tornati, crescendo e prendendosi cura dei loro figli in modo sufficientemente adattivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.