Il contributo analizza la risorsa mare innanzitutto su un piano teorico-strutturale, riguardante la sua natura giuridica e, dunque, la sua inquadrabilità o meno come bene autonomo, nonché la titolarità dello stesso. Segue, poi, un’indagine di tipo giuridico-positivo, tesa a far emergere le molteplici e apparentemente contraddittorie funzioni attribuibili alla risorsa, segnalandone principi ed elementi comuni. Un livello parallelo di lettura è legato all’accezione di mare come “luogo”, che rinvia alla necessaria valorizzazione della funzione pianificatoria, tanto delle aree marine quanto di quelle costiere, quali parti di territorio inevitabilmente interconnesse. Attraverso lo studio della fenomenologia si intendono cogliere, in termini assiologici, i valori ordinamentali sottesi alla gestione del mare, legati al concetto polisenso di risorsa, quale realtà naturale da preservare e, nel contempo, bene da sfruttare. Nell’ottica della cd. blue economy, il mare è oggi inteso come vero e proprio “territorio”, oggetto di politiche economiche di utilizzazione produttiva; allo stesso tempo, non può non considerarsi la valenza ambientale, nonché cultural-identitaria, del mare e delle coste, quali beni strumentali all’esercizio di diritti fondamentali ed al pieno sviluppo della persona, perciò destinati al libero uso collettivo. Le due dimensioni, se adeguatamente regolate e pianificate, non sono affatto incompatibili e politiche pubbliche finalizzate a garantire la loro integrazione appaiono le uniche coerenti con il nuovo art. 9 della Costituzione e con gli obblighi assunti dall’Italia a livello internazionale ed europeo in un’ottica di costante rafforzamento della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

The paper analyses the sea on a theoretical-structural level, concerning its legal nature and, therefore, whether or not it can be classified as an autonomous public good, as well as its ownership. The analysis continues with a legal-positive investigation, aimed at bringing out the multiple and apparently contradictory functions of the sea as a natural resource, pointing out its common principles and elements. A parallel level of interpretation is linked to the meaning of the sea as ‘place’, which refers to the necessary valorisation of the planning function of both marine and coastal areas, as parts of the territory inevitably interconnected. Through the study of phenomenology, the author intends to grasp, in axiological terms, the values underlying the management of the sea, linked to the polysemantic concept of resource, as a natural good to be preserved and, at the same time, as an asset to be exploited. In the perspective of the so-called blue economy, the sea is nowadays understood as a real “territory”, subjected to economic policies of productive use. At the same time, the environmental and cultural-identity value of the sea and coasts cannot be overlooked, as assets necessary to the exercise of fundamental rights and to the full development of the person, and therefore destined for free collective use. These two dimensions of the sea, if adequately regulated and planned, are by no means incompatible; public policies aimed at guaranteeing their integration are the only ones consistent with the new version of Art. 9 of the Constitution and with the obligations assumed by Italy at an international and European level, with a view to constantly strengthening the protection of the environment and biodiversity.

La risorsa mare nel demanio marittimo

marco calabro
2025

Abstract

Il contributo analizza la risorsa mare innanzitutto su un piano teorico-strutturale, riguardante la sua natura giuridica e, dunque, la sua inquadrabilità o meno come bene autonomo, nonché la titolarità dello stesso. Segue, poi, un’indagine di tipo giuridico-positivo, tesa a far emergere le molteplici e apparentemente contraddittorie funzioni attribuibili alla risorsa, segnalandone principi ed elementi comuni. Un livello parallelo di lettura è legato all’accezione di mare come “luogo”, che rinvia alla necessaria valorizzazione della funzione pianificatoria, tanto delle aree marine quanto di quelle costiere, quali parti di territorio inevitabilmente interconnesse. Attraverso lo studio della fenomenologia si intendono cogliere, in termini assiologici, i valori ordinamentali sottesi alla gestione del mare, legati al concetto polisenso di risorsa, quale realtà naturale da preservare e, nel contempo, bene da sfruttare. Nell’ottica della cd. blue economy, il mare è oggi inteso come vero e proprio “territorio”, oggetto di politiche economiche di utilizzazione produttiva; allo stesso tempo, non può non considerarsi la valenza ambientale, nonché cultural-identitaria, del mare e delle coste, quali beni strumentali all’esercizio di diritti fondamentali ed al pieno sviluppo della persona, perciò destinati al libero uso collettivo. Le due dimensioni, se adeguatamente regolate e pianificate, non sono affatto incompatibili e politiche pubbliche finalizzate a garantire la loro integrazione appaiono le uniche coerenti con il nuovo art. 9 della Costituzione e con gli obblighi assunti dall’Italia a livello internazionale ed europeo in un’ottica di costante rafforzamento della tutela dell’ambiente e della biodiversità.
2025
The paper analyses the sea on a theoretical-structural level, concerning its legal nature and, therefore, whether or not it can be classified as an autonomous public good, as well as its ownership. The analysis continues with a legal-positive investigation, aimed at bringing out the multiple and apparently contradictory functions of the sea as a natural resource, pointing out its common principles and elements. A parallel level of interpretation is linked to the meaning of the sea as ‘place’, which refers to the necessary valorisation of the planning function of both marine and coastal areas, as parts of the territory inevitably interconnected. Through the study of phenomenology, the author intends to grasp, in axiological terms, the values underlying the management of the sea, linked to the polysemantic concept of resource, as a natural good to be preserved and, at the same time, as an asset to be exploited. In the perspective of the so-called blue economy, the sea is nowadays understood as a real “territory”, subjected to economic policies of productive use. At the same time, the environmental and cultural-identity value of the sea and coasts cannot be overlooked, as assets necessary to the exercise of fundamental rights and to the full development of the person, and therefore destined for free collective use. These two dimensions of the sea, if adequately regulated and planned, are by no means incompatible; public policies aimed at guaranteeing their integration are the only ones consistent with the new version of Art. 9 of the Constitution and with the obligations assumed by Italy at an international and European level, with a view to constantly strengthening the protection of the environment and biodiversity.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/571925
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