L’epigramma IV di Ennio si presenta come un autoelogio funebre pronunciato da Scipione Africano in merito al proprio valore e alle proprie gesta, adoperando motivi celebrativi che rimangono topici nella successiva tradizione letteraria. Il contributo si propone dapprima di analizzare il ricorso alla forma dell’autoelogio, di difficile utilizzo nel contesto romano, inserendola nella più ampia cornice della tradizione retorica greca della periautologia. Sono considerati i testimoni di maggiore importanza, da Demostene sino alle opere specificamente dedicate a questo tema da Plutarco ed Elio Aristide. In secondo luogo, si analizza la possibilità di ricondurre l’epigramma alla produzione letteraria relativa ai processi che coinvolsero Lucio e Publio Scipione tra il 187 e il 184 a.C. Attraverso un’analisi comparativa tra l’epigramma IV e le fonti storiografiche e aneddotiche che trattano dei processi e dei comportamenti dell’Africano nel corso degli stessi, si riconosce una certa persistenza dei motivi di lode dell’epigramma, soprattutto in merito a un discorso fittizio che avrebbe pronunciato a sua difesa. Si propone dunque l’idea che l’epigramma non solo intercetti i maggiori motivi celebrativi già topici dell’Africano, ma che con finalità apologetiche ne riscatti la figura e la memoria a seguito dei processi, costituendo un modello per la successiva stratificazione della tradizione. Si ragiona, infine, della possibilità che l’epigramma, ascrivibile alla tradizione funebre, abbia potuto sostituire la laudatio funebris di Scipione Africano, morto in esilio volontario a Literno.
The IV epigram by Ennius is a funerary self-praise that Scipio Africanus formulates about his virtues and his glorious actions. It already contains the most relevant celebrative motifs about Scipio Africanus that the literary tradition will be aware of. The paper aims to investigate the use of self-praise, considering its risks in the Roman context, and the possibility of linking the epigram to the literary tradition about the trials that involved Lucius and Publius Scipio between 187 and 184 B. C. It is firstly necessary to include the epigram in a larger Greek rhetorical tradition that sets the limits of self-praise since V century B. C. In this regard, the paper considers the major sources: from Demosthenes to Plutarch and Aelius Aristides, who wrote works specifically about self-praise. Secondly, the investigation focuses on the connection of celebratory motifs between the epigram and the historiographical and anecdotal sources about the trials and Africanus’ behavior through a comparative analysis. That is especially the case of a speech falsely attributed to Scipio Africanus himself as a form of defense against the charges. It seems that the epigram proposes the already known celebratory motifs about Scipio Africanus, but also that it serves as an apologetic tool to redeem the memory of Scipio and that it becomes a model for the subsequent stratification of the literary tradition about the trials. Furthermore, the paper focuses on the possibility that the funerary epigram substituted the laudatio funebris for Scipio Africanus, who died in exile in Liternum.
Difesa e celebrazione: un’analisi delle forme e delle funzioni dell’epigramma IV di Ennio (var. 21-24 V.2)
Francesco Chiacchio
2024
Abstract
L’epigramma IV di Ennio si presenta come un autoelogio funebre pronunciato da Scipione Africano in merito al proprio valore e alle proprie gesta, adoperando motivi celebrativi che rimangono topici nella successiva tradizione letteraria. Il contributo si propone dapprima di analizzare il ricorso alla forma dell’autoelogio, di difficile utilizzo nel contesto romano, inserendola nella più ampia cornice della tradizione retorica greca della periautologia. Sono considerati i testimoni di maggiore importanza, da Demostene sino alle opere specificamente dedicate a questo tema da Plutarco ed Elio Aristide. In secondo luogo, si analizza la possibilità di ricondurre l’epigramma alla produzione letteraria relativa ai processi che coinvolsero Lucio e Publio Scipione tra il 187 e il 184 a.C. Attraverso un’analisi comparativa tra l’epigramma IV e le fonti storiografiche e aneddotiche che trattano dei processi e dei comportamenti dell’Africano nel corso degli stessi, si riconosce una certa persistenza dei motivi di lode dell’epigramma, soprattutto in merito a un discorso fittizio che avrebbe pronunciato a sua difesa. Si propone dunque l’idea che l’epigramma non solo intercetti i maggiori motivi celebrativi già topici dell’Africano, ma che con finalità apologetiche ne riscatti la figura e la memoria a seguito dei processi, costituendo un modello per la successiva stratificazione della tradizione. Si ragiona, infine, della possibilità che l’epigramma, ascrivibile alla tradizione funebre, abbia potuto sostituire la laudatio funebris di Scipione Africano, morto in esilio volontario a Literno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.