Com’è ampiamente noto le vicende politiche cilene furono lette, a partire dagli anni Sessanta, in Italia a uso interno e per trarne presunte lezioni. Allo stesso modo ciò avvenne in Cile. Pertanto, nell’ambito di una più complessiva disamina della crisi del sistema italiano un tema di particolare interesse risultò l’emergere e lo sviluppo del terrorismo. Il presente lavoro, dunque, intende ricostruire quale fu la lettura che, attraverso la stampa del paese andino, venne data della parabola del fenomeno estremista tra il 1969 e il 1981 e in che modo essa fu soggetta a elaborazione e strumentalizzazioni nel contesto cileno. Se la strage di piazza Fontana può essere considerato il drammatico punto di partenza, il tentativo di trovare corrispondenze tra le vicende politiche dei due paesi fu via via più evidente e l’interesse crebbe con il moltiplicarsi delle azioni dei vari gruppi estremisti, ma fu dopo l’avvento del regime di Pinochet che esso cambiò di segno. Sebbene poco approfondito, il terrorismo italiano finì per essere sempre più strumentalizzato a uso interno per confermare, a beneficio della popolazione, la correttezza della scelta fatta dai militari. In tal senso, l’attenzione si concentrò sempre più sui gruppi di estrema sinistra e, al contempo, sulle debolezze del sistema italiano, ma più in generale delle democrazie europee. Il punto più alto di questa deformazione si ebbe con l’uccisione di Aldo Moro, quando la tendenza a trarre una lezione italiana per il Cile fu manifestata chiaramente dagli uomini della giunta militare. Successivamente, l’impennata di delitti che avvenne tra 1979 e 1980-81 fu strumentalizzata per confermare ulteriormente l’analisi della stampa di regime. In questo frangente emersero, in particolare, i richiami alle ingerenze esterne in Italia, gli attacchi alla magistratura, allo Stato e ai governi della DC. Queste ultime critiche, se per un verso, servirono a rinforzare gli attacchi in chiave interna al PDC, ormai esplicitamente attivo nell’opporsi alla dittatura, per altro, solo in rari casi consentirono di guardare analiticamente alla parabola del terrorismo e del sistema italiano per valutare i decisivi cambiamenti che stavano prendendo corpo nel 1981.

L’Italia e il fenomeno terrorista nella stampa cilena (1969-1981)

Valerio GIANNATTASIO
2023

Abstract

Com’è ampiamente noto le vicende politiche cilene furono lette, a partire dagli anni Sessanta, in Italia a uso interno e per trarne presunte lezioni. Allo stesso modo ciò avvenne in Cile. Pertanto, nell’ambito di una più complessiva disamina della crisi del sistema italiano un tema di particolare interesse risultò l’emergere e lo sviluppo del terrorismo. Il presente lavoro, dunque, intende ricostruire quale fu la lettura che, attraverso la stampa del paese andino, venne data della parabola del fenomeno estremista tra il 1969 e il 1981 e in che modo essa fu soggetta a elaborazione e strumentalizzazioni nel contesto cileno. Se la strage di piazza Fontana può essere considerato il drammatico punto di partenza, il tentativo di trovare corrispondenze tra le vicende politiche dei due paesi fu via via più evidente e l’interesse crebbe con il moltiplicarsi delle azioni dei vari gruppi estremisti, ma fu dopo l’avvento del regime di Pinochet che esso cambiò di segno. Sebbene poco approfondito, il terrorismo italiano finì per essere sempre più strumentalizzato a uso interno per confermare, a beneficio della popolazione, la correttezza della scelta fatta dai militari. In tal senso, l’attenzione si concentrò sempre più sui gruppi di estrema sinistra e, al contempo, sulle debolezze del sistema italiano, ma più in generale delle democrazie europee. Il punto più alto di questa deformazione si ebbe con l’uccisione di Aldo Moro, quando la tendenza a trarre una lezione italiana per il Cile fu manifestata chiaramente dagli uomini della giunta militare. Successivamente, l’impennata di delitti che avvenne tra 1979 e 1980-81 fu strumentalizzata per confermare ulteriormente l’analisi della stampa di regime. In questo frangente emersero, in particolare, i richiami alle ingerenze esterne in Italia, gli attacchi alla magistratura, allo Stato e ai governi della DC. Queste ultime critiche, se per un verso, servirono a rinforzare gli attacchi in chiave interna al PDC, ormai esplicitamente attivo nell’opporsi alla dittatura, per altro, solo in rari casi consentirono di guardare analiticamente alla parabola del terrorismo e del sistema italiano per valutare i decisivi cambiamenti che stavano prendendo corpo nel 1981.
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