Le case monofamiliari di Colonial street sono una espressione del naïf inteso, rispetto alla sua origine etimologica, quale nativo che si confronta nel tempo con il concetto di iterazione e, dunque, con la copia che ribadisce una visione che richiama l’istintivo, alterandone l’ingenuità originaria a favore di una scelta che seleziona la replica quale necessità ribadita di accogliere e trovare spazio a pulsioni individuali senza tempo, quale la ricerca della meraviglia, l’aspirazione al buon vivere e l’illusione di una vita felice. In tal senso, il desiderio dell’archetipo della casa unifamiliare diventa sguardo sul privato, con tutti i suoi momenti celebrativi, e una espressione del villaggio, quale forma aggregativa e spazio in cui è possibile partecipare a rituali comuni, quali momenti significativi della vita di ognuno; in un ribaltamento che cerca e esalta la riduzione della complessità in un ambiente considerato protetto: una sorta di visione inversa, così come suggerito dalla interpretazione di Anatole Jakovsky per cui l’arte naïf propone uno spazio di contestazione eterotopico.

Colonial street, un percorso senza tempo. Case da sogno tra illusione e realtà.

Fiorentino caterina Cristina
2023

Abstract

Le case monofamiliari di Colonial street sono una espressione del naïf inteso, rispetto alla sua origine etimologica, quale nativo che si confronta nel tempo con il concetto di iterazione e, dunque, con la copia che ribadisce una visione che richiama l’istintivo, alterandone l’ingenuità originaria a favore di una scelta che seleziona la replica quale necessità ribadita di accogliere e trovare spazio a pulsioni individuali senza tempo, quale la ricerca della meraviglia, l’aspirazione al buon vivere e l’illusione di una vita felice. In tal senso, il desiderio dell’archetipo della casa unifamiliare diventa sguardo sul privato, con tutti i suoi momenti celebrativi, e una espressione del villaggio, quale forma aggregativa e spazio in cui è possibile partecipare a rituali comuni, quali momenti significativi della vita di ognuno; in un ribaltamento che cerca e esalta la riduzione della complessità in un ambiente considerato protetto: una sorta di visione inversa, così come suggerito dalla interpretazione di Anatole Jakovsky per cui l’arte naïf propone uno spazio di contestazione eterotopico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/513349
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