Sebbene certamente funzionale a garantire una più matura espressione di voto da parte dell’elettorato, da sempre la propaganda politica a fini elettorali è stata indagata dalla dottrina soprattutto in ragione dei rischi che, in termini di mancata consapevolezza da parte degli aventi diritto al voto ovvero di distorsione e/o corruzione del sistema di partecipazione democratica, tale attività naturalmente trascina con sé quale effetto di una sua non adeguata regolamentazione. Peraltro, tali preoccupazioni, già largamente diffuse al tempo dei mass media, e mai totalmente sopite dall’approvazione dell’ormai risalente normativa sulla par condicio, sono oggi inevitabilmente destinate ad amplificarsi, anche in misura significativa, in conseguenza degli sviluppi delle indagini neuroscientifiche (e di genetica comportamentale) e dell’impiego, assai diffuso, delle tecnologie web 2.0. Le possibilità “predittive” delle condotte dei singoli promesse dagli studi sulla struttura e sulle reazioni cerebrali, soprattutto per come possono essere veicolate ed influenzate dalla rete, pongono, infatti, non pochi dubbi circa la tenuta della “libertà” e “segretezza” quali tratti caratterizzanti il diritto costituzionale al voto, e sollecitano pertanto la posizione di nuove regole, utili a garantirne un esercizio ancora rispettoso delle prescrizioni fondamentali in tema. Ad oggi, tuttavia, i tentativi di regolamentazione esperiti allo scopo sono parsi insufficienti. Più che misure in grado di offrire risposte esaustive alle problematiche accennate, da essi emergono delle semplici linee di tendenza, il cui sviluppo è certamente legato ad un sempre più significativo intervento in ambito dei soggetti che operano in Rete, delle Istituzioni e delle Autorità di controllo, ma soprattutto dalla capacità che questi dimostreranno nel mettere in campo strategie di contrasto della disinformazione condivise sia a livello nazionale che europeo, nell’auspicabile prospettiva della posizione di regole ad hoc. Proiettata in questa direzione, la riflessione viene peraltro condotta nella consapevolezza della “precarietà” di qualsiasi conclusione possa oggi formularsi sul punto, stante, al contempo, il carattere ancora sperimentale degli studi neuroscientifici e di genetica comportamentale e l’incessante divenire delle tecnologie informatiche, telematiche e digitali, continuamente plasmate dal contesto economico, sociale, e politico in cui vengono utilizzate.

Tecnologie digitali e neuro-marketing elettorale. A proposito di una possibile regolamentazione delle nuove forme di propaganda politica

Franca Meola
2020

Abstract

Sebbene certamente funzionale a garantire una più matura espressione di voto da parte dell’elettorato, da sempre la propaganda politica a fini elettorali è stata indagata dalla dottrina soprattutto in ragione dei rischi che, in termini di mancata consapevolezza da parte degli aventi diritto al voto ovvero di distorsione e/o corruzione del sistema di partecipazione democratica, tale attività naturalmente trascina con sé quale effetto di una sua non adeguata regolamentazione. Peraltro, tali preoccupazioni, già largamente diffuse al tempo dei mass media, e mai totalmente sopite dall’approvazione dell’ormai risalente normativa sulla par condicio, sono oggi inevitabilmente destinate ad amplificarsi, anche in misura significativa, in conseguenza degli sviluppi delle indagini neuroscientifiche (e di genetica comportamentale) e dell’impiego, assai diffuso, delle tecnologie web 2.0. Le possibilità “predittive” delle condotte dei singoli promesse dagli studi sulla struttura e sulle reazioni cerebrali, soprattutto per come possono essere veicolate ed influenzate dalla rete, pongono, infatti, non pochi dubbi circa la tenuta della “libertà” e “segretezza” quali tratti caratterizzanti il diritto costituzionale al voto, e sollecitano pertanto la posizione di nuove regole, utili a garantirne un esercizio ancora rispettoso delle prescrizioni fondamentali in tema. Ad oggi, tuttavia, i tentativi di regolamentazione esperiti allo scopo sono parsi insufficienti. Più che misure in grado di offrire risposte esaustive alle problematiche accennate, da essi emergono delle semplici linee di tendenza, il cui sviluppo è certamente legato ad un sempre più significativo intervento in ambito dei soggetti che operano in Rete, delle Istituzioni e delle Autorità di controllo, ma soprattutto dalla capacità che questi dimostreranno nel mettere in campo strategie di contrasto della disinformazione condivise sia a livello nazionale che europeo, nell’auspicabile prospettiva della posizione di regole ad hoc. Proiettata in questa direzione, la riflessione viene peraltro condotta nella consapevolezza della “precarietà” di qualsiasi conclusione possa oggi formularsi sul punto, stante, al contempo, il carattere ancora sperimentale degli studi neuroscientifici e di genetica comportamentale e l’incessante divenire delle tecnologie informatiche, telematiche e digitali, continuamente plasmate dal contesto economico, sociale, e politico in cui vengono utilizzate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/487097
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