Nel dibattito sulla crisi dell’economia italiana a cavallo tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso, una ampia maggioranza di studiosi ha sostenuto la necessità dell’aggancio a un’ancora monetaria esterna come stratagemma per disciplinare il conflitto tra i gruppi sociali per la distribuzione del Pil e ricondurlo ad un quadro di compatibilità macroeconomica. In questo saggio si ricostruiscono gli argomenti a sostegno della strategia del “vincolo esterno” e se ne valuta la robustezza alla luce delle successive esperienze dello SME e della moneta comune europea. L’analisi sottolinea le caratteristiche peculiari dei meccanismi di aggiustamento macroeconomico intrinseci al modello di ancoraggio monetario adottato dai Paesi europei, interamente fondati sull’approfondimento della flessibilità del mercato del lavoro e sulla deflazione salariale, e ne chiariscono alcune serie controindicazioni. In particolare, si argomenta che queste strategie tendono a condizionare l’evoluzione dell’apparato industriale sul piano della specializzazione settoriale, della propensione all’innovazione e della dimensione media d’impresa, e che la direzione del movimento dipende in maniera cruciale dalla posizione iniziale del Paese nell’assetto di divisione internazionale del lavoro.

Moneta, conflitto sociale e performance sistemica. La riforma monetaria tra retorica e realtà

SALVATORE D'ACUNTO
2021

Abstract

Nel dibattito sulla crisi dell’economia italiana a cavallo tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso, una ampia maggioranza di studiosi ha sostenuto la necessità dell’aggancio a un’ancora monetaria esterna come stratagemma per disciplinare il conflitto tra i gruppi sociali per la distribuzione del Pil e ricondurlo ad un quadro di compatibilità macroeconomica. In questo saggio si ricostruiscono gli argomenti a sostegno della strategia del “vincolo esterno” e se ne valuta la robustezza alla luce delle successive esperienze dello SME e della moneta comune europea. L’analisi sottolinea le caratteristiche peculiari dei meccanismi di aggiustamento macroeconomico intrinseci al modello di ancoraggio monetario adottato dai Paesi europei, interamente fondati sull’approfondimento della flessibilità del mercato del lavoro e sulla deflazione salariale, e ne chiariscono alcune serie controindicazioni. In particolare, si argomenta che queste strategie tendono a condizionare l’evoluzione dell’apparato industriale sul piano della specializzazione settoriale, della propensione all’innovazione e della dimensione media d’impresa, e che la direzione del movimento dipende in maniera cruciale dalla posizione iniziale del Paese nell’assetto di divisione internazionale del lavoro.
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