Nei Campi Flegrei a nord di Pozzuoli, l’Isolotto di San Martino, conformazione già interessata da fenomeni erosivi, diventa tale dopo che un violento evento sismico nel 1448 lo stacca dalla terraferma. Prima della definitiva chiusura l’area, per diversi anni, era divenuta un popolare polo turistico. Un sito, come un singolo manufatto, può essere palinsesto architettonico per analogie e relazioni. Un luogo, con le sue stratificazioni fisiche, si lascia sovrascrivere da strati immateriali altri, lacerti di memoria che provano a proiettare modificazioni future per riprendere il filo dell’abitare, specialmente lì dove la stasi ha temporaneamente sospeso il vivere quotidiano. E dunque un luogo può essere campo fertile di studio per l’ideazione, se l’attenzione dell’architetto si focalizza sulle relazioni tra gli elementi costruiti in gioco. Lasciate da parte le analisi critiche su linguaggi e figure, è la chiarezza e la forza del sistema di relazioni che agisce in un certo spazio, anche non più abitato, a disvelare un potenziale di architettura non così evidentemente espresso. Schegge, riflessi, rifrazioni echi di visioni, forme, immagini, spazi vicini e lontani, storici e contemporanei, legano il sito al suo territorio lasciando intravedere, al contempo, possibilità congruenti di modificazione. L’Isolotto di San Martino raduna una quantità di modi e temi tipici dell’abitare flegreo, campano, mediterraneo e dell’“abitare meridiano” che, nella contemporaneità, ne rigenera i valori per innescare nuove idee di progetto.

L’Isolotto di San Martino, un (piccolo) palinsesto per l’abitare meridiano

RAFFAELE MARONE
2021

Abstract

Nei Campi Flegrei a nord di Pozzuoli, l’Isolotto di San Martino, conformazione già interessata da fenomeni erosivi, diventa tale dopo che un violento evento sismico nel 1448 lo stacca dalla terraferma. Prima della definitiva chiusura l’area, per diversi anni, era divenuta un popolare polo turistico. Un sito, come un singolo manufatto, può essere palinsesto architettonico per analogie e relazioni. Un luogo, con le sue stratificazioni fisiche, si lascia sovrascrivere da strati immateriali altri, lacerti di memoria che provano a proiettare modificazioni future per riprendere il filo dell’abitare, specialmente lì dove la stasi ha temporaneamente sospeso il vivere quotidiano. E dunque un luogo può essere campo fertile di studio per l’ideazione, se l’attenzione dell’architetto si focalizza sulle relazioni tra gli elementi costruiti in gioco. Lasciate da parte le analisi critiche su linguaggi e figure, è la chiarezza e la forza del sistema di relazioni che agisce in un certo spazio, anche non più abitato, a disvelare un potenziale di architettura non così evidentemente espresso. Schegge, riflessi, rifrazioni echi di visioni, forme, immagini, spazi vicini e lontani, storici e contemporanei, legano il sito al suo territorio lasciando intravedere, al contempo, possibilità congruenti di modificazione. L’Isolotto di San Martino raduna una quantità di modi e temi tipici dell’abitare flegreo, campano, mediterraneo e dell’“abitare meridiano” che, nella contemporaneità, ne rigenera i valori per innescare nuove idee di progetto.
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