Non è agevole rinvenire un bilanciamento tra le esigenze datoriali di produttività e la promozione del benessere e della salute psicofisica dei lavoratori. Eppure il Rapporto 2019 Welfare Index PMI – che ha analizzato il livello di welfare in un significativo campione delle circa 652.000 piccole e medie aziende che costituiscono la fitta trama del tessuto produttivo italiano – ha dimostrato empiricamente quanto più volte sostenuto in dottrina e in giurisprudenza: la maggiore attenzione al wellness dei lavoratori favorisce la produttività aziendale. Anche se le iniziative da intraprendere possono essere molteplici e variegate – dal potenziamento degli strumenti a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori alla programmazione di una formazione permanente, dalle misure di sostegno nei confronti delle categorie più vulnerabili all’introduzione di incentivi economici o di servizi – il fulcro è sicuramente la corretta ed equilibrata gestione dei tempi di lavoro, in modo da consentire la conciliazione con le esigenze di vita e di cura. Ovviamente, si tratta di una prospettiva di medio-lungo termine, che richiede congrui tempi di rodaggio e metabolizzazione e, a prima vista, potrebbe cozzare contro la mentalità pseudo-imprenditoriale del “tutto e subito”, come dimostra l’elevato contenzioso giudiziale proprio in materia di orario di lavoro. Al fine di vagliare quali potrebbero essere gli strumenti di organizzazione aziendale più efficaci per contemperare le diverse esigenze, il presente contributo si propone di seguire tre piste di ricerca a partire da alcune interessanti pronunce di merito e di legittimità, che focalizzano l’attenzione su aspetti particolarmente delicati nella gestione dei tempi di lavoro: la programmazione dei turni, il c.d. diritto alla disconnessione e l’armonizzazione dell’orario come accomodamento ragionevole.

Orario di lavoro, benessere dei lavoratori e produttività aziendale: tra legge, contrattazione collettiva e spunti giurisprudenziali

Russo M
2020

Abstract

Non è agevole rinvenire un bilanciamento tra le esigenze datoriali di produttività e la promozione del benessere e della salute psicofisica dei lavoratori. Eppure il Rapporto 2019 Welfare Index PMI – che ha analizzato il livello di welfare in un significativo campione delle circa 652.000 piccole e medie aziende che costituiscono la fitta trama del tessuto produttivo italiano – ha dimostrato empiricamente quanto più volte sostenuto in dottrina e in giurisprudenza: la maggiore attenzione al wellness dei lavoratori favorisce la produttività aziendale. Anche se le iniziative da intraprendere possono essere molteplici e variegate – dal potenziamento degli strumenti a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori alla programmazione di una formazione permanente, dalle misure di sostegno nei confronti delle categorie più vulnerabili all’introduzione di incentivi economici o di servizi – il fulcro è sicuramente la corretta ed equilibrata gestione dei tempi di lavoro, in modo da consentire la conciliazione con le esigenze di vita e di cura. Ovviamente, si tratta di una prospettiva di medio-lungo termine, che richiede congrui tempi di rodaggio e metabolizzazione e, a prima vista, potrebbe cozzare contro la mentalità pseudo-imprenditoriale del “tutto e subito”, come dimostra l’elevato contenzioso giudiziale proprio in materia di orario di lavoro. Al fine di vagliare quali potrebbero essere gli strumenti di organizzazione aziendale più efficaci per contemperare le diverse esigenze, il presente contributo si propone di seguire tre piste di ricerca a partire da alcune interessanti pronunce di merito e di legittimità, che focalizzano l’attenzione su aspetti particolarmente delicati nella gestione dei tempi di lavoro: la programmazione dei turni, il c.d. diritto alla disconnessione e l’armonizzazione dell’orario come accomodamento ragionevole.
2020
Russo, M
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