L’esperienza della pandemia da Covid-19 obbliga, tra l’altro, le città a modificare il proprio tradizionale approccio ai regimi emergenziali. I fenomeni di crisi – non più solo economica, ma anche sanitaria e ambientale – rappresentano ormai una realtà a cui quotidianamente rapportarsi, realtà che pone richieste inedite, alle quali occorre fornire risposte adeguate. In tale contesto, il distanziamento fisico, che implica la distanza spaziale, impone, innanzitutto, una revisione delle modalità di vivere a livello collettivo, ed è questa la ragione per la quale una delle forme in cui dovrà manifestarsi la resilienza urbana sarà la capacità di riorganizzare l’uso dello spazio pubblico, per garantire contemporaneamente fruizione collettiva e salvaguardia delle necessarie misure di distanziamento. Ciò premesso, il paper si propone di indagare le criticità che oggi connotano la gestione del luogo per eccellenza in cui questa sfida diventa vitale, ovvero lo spazio verde pubblico (verde pubblico attrezzato, verde urbano, extraurbano e verde di quartiere). In particolare, lo studio – nel mettere in discussione la perdurante attualità del modello puramente quantitativo di cui al D.M. n. 1444/1968 –si interroga sulle possibili modalità di conciliazione delle (divergenti) esigenze della fruizione collettiva delle aree verdi, da un lato, e della soddisfazione degli obiettivi di distanziamento sociale, dall’altro; nonché, più in generale, sulla possibile individuazione di un modello regolatorio sostenibile ed efficace in grado di valorizzare la centralità del ruolo che le aree verdi sono destinate a ricoprire nella città resiliente contemporanea.
Il verde pubblico nel nuovo contesto urbano postpandemico
de Biase C.
;Calabrò M.
2021
Abstract
L’esperienza della pandemia da Covid-19 obbliga, tra l’altro, le città a modificare il proprio tradizionale approccio ai regimi emergenziali. I fenomeni di crisi – non più solo economica, ma anche sanitaria e ambientale – rappresentano ormai una realtà a cui quotidianamente rapportarsi, realtà che pone richieste inedite, alle quali occorre fornire risposte adeguate. In tale contesto, il distanziamento fisico, che implica la distanza spaziale, impone, innanzitutto, una revisione delle modalità di vivere a livello collettivo, ed è questa la ragione per la quale una delle forme in cui dovrà manifestarsi la resilienza urbana sarà la capacità di riorganizzare l’uso dello spazio pubblico, per garantire contemporaneamente fruizione collettiva e salvaguardia delle necessarie misure di distanziamento. Ciò premesso, il paper si propone di indagare le criticità che oggi connotano la gestione del luogo per eccellenza in cui questa sfida diventa vitale, ovvero lo spazio verde pubblico (verde pubblico attrezzato, verde urbano, extraurbano e verde di quartiere). In particolare, lo studio – nel mettere in discussione la perdurante attualità del modello puramente quantitativo di cui al D.M. n. 1444/1968 –si interroga sulle possibili modalità di conciliazione delle (divergenti) esigenze della fruizione collettiva delle aree verdi, da un lato, e della soddisfazione degli obiettivi di distanziamento sociale, dall’altro; nonché, più in generale, sulla possibile individuazione di un modello regolatorio sostenibile ed efficace in grado di valorizzare la centralità del ruolo che le aree verdi sono destinate a ricoprire nella città resiliente contemporanea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.