L’acquisizione di immagini da bassa quota ha di recente visto gli aeromobili a pilotaggio remoto, più comunemente noti come droni, essere protagonisti di una nuova (e trainante) stagione per questa nicchia di mercato. Tuttavia, in archeologia l’utilizzo di immagini da remoto (acquisite da palloni frenati) è una metodologia che risale alla fine del XIX secolo ed il suo utilizzo è stato di recente riscoperto soprattutto per progetti di monitoraggio ambientale. Nel presente contributo si analizzano limiti e potenzialità della tecnologia 'balloon mapping' (BM), tecnologia che consiste nell’utilizzo di palloni aerostatici gonfiati ad elio e sui quali vengono montate fotocamere digitali, con l’obiettivo di creare cartografia di tipo raster ad elevatissima risoluzione spaziale. Nello specifico, viene tracciata brevemente la storia di questa tecnologia applicata all’archeologia e la sua recente riscoperta in ambito ambientale. Successivamente si descrivono dettagliatamente alcuni degli strumenti in dotazione ad un progetto di ricerca condotto su siti archeologici posti in prossimità di Trieste. Vengono illustrate anche le scelte operative adottate per rispondere alle diverse esperienze e difficoltà sorte sul campo. Viene quindi presentato MapKnitter, un programma utile per la creazione di ortomosaici, ossia mosaici di immagini ‘georiferite’. Vengono in questo modo valutati potenzialità e limiti della tecnologia BM in archeologia, soprattutto in rapporto alla possibilità, ormai più che accessibile da un punto di vista economico, di utilizzare droni.

Balloon Mapping come metodologia low-cost per ricerche geografiche e archeologiche

Mauro Giovanni
2015

Abstract

L’acquisizione di immagini da bassa quota ha di recente visto gli aeromobili a pilotaggio remoto, più comunemente noti come droni, essere protagonisti di una nuova (e trainante) stagione per questa nicchia di mercato. Tuttavia, in archeologia l’utilizzo di immagini da remoto (acquisite da palloni frenati) è una metodologia che risale alla fine del XIX secolo ed il suo utilizzo è stato di recente riscoperto soprattutto per progetti di monitoraggio ambientale. Nel presente contributo si analizzano limiti e potenzialità della tecnologia 'balloon mapping' (BM), tecnologia che consiste nell’utilizzo di palloni aerostatici gonfiati ad elio e sui quali vengono montate fotocamere digitali, con l’obiettivo di creare cartografia di tipo raster ad elevatissima risoluzione spaziale. Nello specifico, viene tracciata brevemente la storia di questa tecnologia applicata all’archeologia e la sua recente riscoperta in ambito ambientale. Successivamente si descrivono dettagliatamente alcuni degli strumenti in dotazione ad un progetto di ricerca condotto su siti archeologici posti in prossimità di Trieste. Vengono illustrate anche le scelte operative adottate per rispondere alle diverse esperienze e difficoltà sorte sul campo. Viene quindi presentato MapKnitter, un programma utile per la creazione di ortomosaici, ossia mosaici di immagini ‘georiferite’. Vengono in questo modo valutati potenzialità e limiti della tecnologia BM in archeologia, soprattutto in rapporto alla possibilità, ormai più che accessibile da un punto di vista economico, di utilizzare droni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/442954
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