Design/cinema is a combination that opens up to numerous interpretations, an intricate field of influences and references, which can be approached to capture the most interesting affinities. The article uses as its starting point some categories that Walter Benjamin attributes to cinema: technical reproducibility, analytical accuracy, ability to enlarge details, exploration of the new artificial of the metropolis, research on the mechanisms of vision. The relationship between cinema and design is then investigated, assuming four main interpretations: - The tendency of the modern object to conceive itself as dynamic, starting from futuristic ideas, thus turning towards the temporal dimension, with the consequent need for designers to prepare new means of representation and expression, including the film. - The factors that ontologically unite cinema and design, therefore concerning their respective objects; but also the assonances regarding the type of gaze that both address to the new artificial of modernity. - Cinema as a useful metaphor to understand the role of design in the post-industrial age, because with the implosion of traditional project scales and dematerialization, the design culture must prepare a new variable vision, like a camera capable of moving easily from the micro to the macro. - The reciprocal permeability that the territories of cinema, design, art, but also literature, demonstrate to the propagation of specific themes; among these, the Freudian uncanny is taken as a significant example. Compared to the camera's gaze linked to the totalitarian regimes of the twentieth century, the gaze of design appears to be a progressive zoom not only in the optical sense: a vision of the world consistent with its civil and democratic role, with free scientific research; attentive to the evolution of living and to the quality of everyday things that, usually, concern our dimensional scale.

“Si conosce un oggetto solo quando se ne è fatta l’esperienza in quante più dimensioni è possibile” (W. Benjamin). Design/cinema è un binomio che apre a numerose interpretazioni, un campo intricato di influenze e rimandi, cui ci si può avvicinare per cogliere le affinità più interessanti. L’articolo utilizza come punto di partenza alcune categorie che Walter Benjamin attribuisce al cinema: riproducibiltà tecnica, esattezza analitica, capacità di ingrandire i dettagli, esplorazione del nuovo artificiale della metropoli, ricerca sui meccanismi della visione. Si indaga quindi il rapporto tra cinema e design, ipotizzando quattro principali chiavi di lettura: - La tendenza dell’oggetto moderno a concepirsi come dinamico, a partire dalle idee futuriste, virando quindi verso la dimensione temporale, con la conseguente necessità per i progettisti di approntare nuovi mezzi di rappresentazione ed espressione, tra i quali appunto il film. - I fattori che accomunano ontologicamente cinema e design, riguardanti quindi i loro rispettivi oggetti; ma anche le assonanze relative al tipo di sguardo che entrambi rivolgono al nuovo artificiale della modernità. - Il cinema come metafora utile a capire il ruolo del design nell’età post-industriale, in quanto con l’implosione delle tradizionali scale del progetto e la smaterializzazione, la cultura del design deve approntare un nuova visione variabile, al pari di una cinepresa in grado di muoversi agilmente dal micro al macro. - La permeabilità reciproca che i territori del cinema, del design, dell’arte, ma anche della letteratura, dimostrano alla propagazione di specifici temi, tra i quali si porta come esempio significativo il perturbante. A confronto con lo sguardo della cinepresa legato ai regimi totalitari del Novecento, lo sguardo del design appare uno zoom progressivo non solo in senso ottico: una visione del mondo coerente con il suo ruolo civile e democratico, con una libera ricerca scientifica; attenta all’evoluzione dell’abitare e alla qualità delle cose quotidiane che, di solito, riguardano la nostra scala dimensionale.

Zoom progressivo

LA ROCCA F.
2017

Abstract

Design/cinema is a combination that opens up to numerous interpretations, an intricate field of influences and references, which can be approached to capture the most interesting affinities. The article uses as its starting point some categories that Walter Benjamin attributes to cinema: technical reproducibility, analytical accuracy, ability to enlarge details, exploration of the new artificial of the metropolis, research on the mechanisms of vision. The relationship between cinema and design is then investigated, assuming four main interpretations: - The tendency of the modern object to conceive itself as dynamic, starting from futuristic ideas, thus turning towards the temporal dimension, with the consequent need for designers to prepare new means of representation and expression, including the film. - The factors that ontologically unite cinema and design, therefore concerning their respective objects; but also the assonances regarding the type of gaze that both address to the new artificial of modernity. - Cinema as a useful metaphor to understand the role of design in the post-industrial age, because with the implosion of traditional project scales and dematerialization, the design culture must prepare a new variable vision, like a camera capable of moving easily from the micro to the macro. - The reciprocal permeability that the territories of cinema, design, art, but also literature, demonstrate to the propagation of specific themes; among these, the Freudian uncanny is taken as a significant example. Compared to the camera's gaze linked to the totalitarian regimes of the twentieth century, the gaze of design appears to be a progressive zoom not only in the optical sense: a vision of the world consistent with its civil and democratic role, with free scientific research; attentive to the evolution of living and to the quality of everyday things that, usually, concern our dimensional scale.
2017
“Si conosce un oggetto solo quando se ne è fatta l’esperienza in quante più dimensioni è possibile” (W. Benjamin). Design/cinema è un binomio che apre a numerose interpretazioni, un campo intricato di influenze e rimandi, cui ci si può avvicinare per cogliere le affinità più interessanti. L’articolo utilizza come punto di partenza alcune categorie che Walter Benjamin attribuisce al cinema: riproducibiltà tecnica, esattezza analitica, capacità di ingrandire i dettagli, esplorazione del nuovo artificiale della metropoli, ricerca sui meccanismi della visione. Si indaga quindi il rapporto tra cinema e design, ipotizzando quattro principali chiavi di lettura: - La tendenza dell’oggetto moderno a concepirsi come dinamico, a partire dalle idee futuriste, virando quindi verso la dimensione temporale, con la conseguente necessità per i progettisti di approntare nuovi mezzi di rappresentazione ed espressione, tra i quali appunto il film. - I fattori che accomunano ontologicamente cinema e design, riguardanti quindi i loro rispettivi oggetti; ma anche le assonanze relative al tipo di sguardo che entrambi rivolgono al nuovo artificiale della modernità. - Il cinema come metafora utile a capire il ruolo del design nell’età post-industriale, in quanto con l’implosione delle tradizionali scale del progetto e la smaterializzazione, la cultura del design deve approntare un nuova visione variabile, al pari di una cinepresa in grado di muoversi agilmente dal micro al macro. - La permeabilità reciproca che i territori del cinema, del design, dell’arte, ma anche della letteratura, dimostrano alla propagazione di specifici temi, tra i quali si porta come esempio significativo il perturbante. A confronto con lo sguardo della cinepresa legato ai regimi totalitari del Novecento, lo sguardo del design appare uno zoom progressivo non solo in senso ottico: una visione del mondo coerente con il suo ruolo civile e democratico, con una libera ricerca scientifica; attenta all’evoluzione dell’abitare e alla qualità delle cose quotidiane che, di solito, riguardano la nostra scala dimensionale.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/439899
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact