Since the 1979 revolutionary Constitution, Iran is a laboratory of great interest in the construction of a contemporary Islamic state model. Far from being consolidated today, this model engenders in Iran a wide-ranging internal and external debate that touches on the one hand the hierocratic structure of government, on the other one the relationship between democracy and citizenship within a particular perspective of secularism. The analysis of the status of religious minorities, both Muslim (Sunni, Alawite and Druze, but also Sufi) and non-Muslim (Jews, Christians, Zoroastrians who are constitutionally recognized, but also Baha'is) is a litmus test of the democratic process in Iran. However, account must be taken of the rhetoric around the construction of a strong national identity in contrast with an effective discrimination that is justified within the historic institute of dhimma. Meanwhile, the every-day chronicles record the limitation imposed on ethnic and religious pluralism by the official interpretation, carried out by the Shia clergy in power, of fundamental rights and freedoms in the Islamic context.

Fin dalla Costituzione rivoluzionaria del 1979, l'Iran è un laboratorio di grande interesse per la costruzione di un modello di Stato islamico contemporaneo. Lungi dall'essere consolidato oggi, questo modello genera un ampio dibattito dentro e fuori l’Iran che tocca da un lato la struttura ierocratica del governo, dall'altro il rapporto tra democrazia e cittadinanza in una particolare prospettiva di laicità. L'analisi dello status delle minoranze religiose, sia musulmane (sunnite, alawite e druse, ma anche sufi) che non musulmane (ebrei, cristiani e zoroastriani che sono riconosciuti costituzionalmente, ma anche baha'i) è un banco di prova dello sviluppo di un processo democratico in Iran. Tuttavia, si deve tenere conto della retorica relativa alla costruzione di una forte identità nazionale in contrasto con una fattiva discriminazione giustificata all'interno dello storico istituto della dhimma. Nel frattempo, le cronache quotidiane registrano la limitazione imposta al pluralismo etnico e religioso dall'interpretazione ufficiale, operata dal clero sciita al potere, dei diritti e delle libertà fondamentali in contesto islamico.

Le minoranze musulmane e non musulmane nell’Iran sciita

Gian Maria Piccinelli
2020

Abstract

Since the 1979 revolutionary Constitution, Iran is a laboratory of great interest in the construction of a contemporary Islamic state model. Far from being consolidated today, this model engenders in Iran a wide-ranging internal and external debate that touches on the one hand the hierocratic structure of government, on the other one the relationship between democracy and citizenship within a particular perspective of secularism. The analysis of the status of religious minorities, both Muslim (Sunni, Alawite and Druze, but also Sufi) and non-Muslim (Jews, Christians, Zoroastrians who are constitutionally recognized, but also Baha'is) is a litmus test of the democratic process in Iran. However, account must be taken of the rhetoric around the construction of a strong national identity in contrast with an effective discrimination that is justified within the historic institute of dhimma. Meanwhile, the every-day chronicles record the limitation imposed on ethnic and religious pluralism by the official interpretation, carried out by the Shia clergy in power, of fundamental rights and freedoms in the Islamic context.
2020
Fin dalla Costituzione rivoluzionaria del 1979, l'Iran è un laboratorio di grande interesse per la costruzione di un modello di Stato islamico contemporaneo. Lungi dall'essere consolidato oggi, questo modello genera un ampio dibattito dentro e fuori l’Iran che tocca da un lato la struttura ierocratica del governo, dall'altro il rapporto tra democrazia e cittadinanza in una particolare prospettiva di laicità. L'analisi dello status delle minoranze religiose, sia musulmane (sunnite, alawite e druse, ma anche sufi) che non musulmane (ebrei, cristiani e zoroastriani che sono riconosciuti costituzionalmente, ma anche baha'i) è un banco di prova dello sviluppo di un processo democratico in Iran. Tuttavia, si deve tenere conto della retorica relativa alla costruzione di una forte identità nazionale in contrasto con una fattiva discriminazione giustificata all'interno dello storico istituto della dhimma. Nel frattempo, le cronache quotidiane registrano la limitazione imposta al pluralismo etnico e religioso dall'interpretazione ufficiale, operata dal clero sciita al potere, dei diritti e delle libertà fondamentali in contesto islamico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/436973
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