Partendo dall’analisi di quell’atteggiamento di larvato rifiuto nei confronti del cinema che accomunò gran parte degli intellettuali italiani, si presenteranno le particolarità della visione montaliana. Negli articoli apparsi sul «Corriere della Sera» in occasione dei convegni organizzati dalla Fondazione Cini sul tema «Cinema e civiltà» è possibile cogliere il dialogo montaliano con personalità di rilievo del mondo cinematografico italiano. Con registi come Roberto Rossellini, Luigi Chiarini, Luigi Zampa ed Enrico Fulchignoni, Montale approfondisce il dibattito sull’essenza del cinema, apparentemente divisa tra la natura artistica e quella industriale di “pseudo-arte”, «spettacolo o sport per le masse». Nella visione personale di Montale, temperata dal confronto con critici come Carlos Fernandez Cuenca, Jerzy Toeplitz e Guido Aristarco, il cinema italiano sembra trovare la sua specificità nel dialogo privilegiato col teatro, con la narrativa e con le arti figurative: in ciò Montale vede la possibilità di sottrarsi alla superficialità visiva, al «mimetismo» a cui è obbligato il cinema in quanto industria.

Gli intellettuali italiani e il cinema: il caso esemplare di Eugenio Montale

Sielo F
2013

Abstract

Partendo dall’analisi di quell’atteggiamento di larvato rifiuto nei confronti del cinema che accomunò gran parte degli intellettuali italiani, si presenteranno le particolarità della visione montaliana. Negli articoli apparsi sul «Corriere della Sera» in occasione dei convegni organizzati dalla Fondazione Cini sul tema «Cinema e civiltà» è possibile cogliere il dialogo montaliano con personalità di rilievo del mondo cinematografico italiano. Con registi come Roberto Rossellini, Luigi Chiarini, Luigi Zampa ed Enrico Fulchignoni, Montale approfondisce il dibattito sull’essenza del cinema, apparentemente divisa tra la natura artistica e quella industriale di “pseudo-arte”, «spettacolo o sport per le masse». Nella visione personale di Montale, temperata dal confronto con critici come Carlos Fernandez Cuenca, Jerzy Toeplitz e Guido Aristarco, il cinema italiano sembra trovare la sua specificità nel dialogo privilegiato col teatro, con la narrativa e con le arti figurative: in ciò Montale vede la possibilità di sottrarsi alla superficialità visiva, al «mimetismo» a cui è obbligato il cinema in quanto industria.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/429615
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