Il contributo affronta il tema dello sviluppo dell’agricoltura sociale in Italia alla luce dell’emanazione del D.M. n. 12550 del 18 dicembre 2018, che ha stabilito i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di agricoltura sociale di cui all’art. 2 comma 1, della legge n. 141/2015. Quest’ultima ha avuto il merito di ricomporre la frammentazione del fenomeno a livello regionale e costruire una cornice di riferimento per le molteplici esperienze di agricoltura sociale sviluppatesi sul territorio nazionale, in particolare negli ultimi venti anni, grazie ad una vasta rete di soggetti pubblici e privati, in un quadro legislativo complesso e parcellizzato, che ha reso difficile una stima realistica del loro sviluppo. In effetti, il sostegno al fenomeno dell’agricoltura sociale, in assenza di riferimenti normativi specifici, ha preso avvio in Italia nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale regionali 2007-2013. Proprio il riconoscimento dell’agricoltura sociale nell’ambito dei Psr e la crescita delle esperienze sul territorio hanno innescato un processo normativo a livello regionale che ha portato diverse Regioni a introdurre una disciplina del settore, anticipando quella statale (all’epoca) ancora in via di definizione. Se da un lato, i provvedimenti normativi emanati a livello regionale offrono una soluzione univoca nel definire il contenuto delle attività di agricoltura sociale, dall'altro, le figure legittimate a svolgere dette attività rappresentano invece un elemento discordante nelle varie normative regionali, e non sempre sono individuate con chiarezza. In questo quadro si procede all’analisi del contenuto del nuovo D.M. n. 12550/2018 e anche a qualche considerazione prospettica in ordine alle proposte relative alla programmazione UE 2021-2027, che prevedono il rafforzamento del tessuto socioeconomico delle zone rurali tra gli obiettivi della nuova politica di sviluppo rurale e sembrano incoraggiare (attraverso il c.d. “nuovo modello di attuazione” o new delivery model) una dimensione di programmazione e governance multilivello e multi-stakeholder che coinvolge tutte le tipologie di attori, sia pubblici che privati, a livello europeo, nazionale, regionale e locale. The paper tackles the topic of social farming development in Italy in light of the enactment of M.D. no. 12550 of 18th December 2018, establishing minimum requirements and procedures relating to the social farming activities referred to in art. 2, par. 1, of Law no. 141/2015. The latter has recomposed the fragmentation of the phenomenon at regional level and built a frame of reference for the manifold social farming experiences developed on the national territory, particularly in the last twenty years, thanks to a vast network of public and private subjects. This complex and fragmented legislative framework has made it difficult to give a realistic estimate of their development. In fact, in the absence of specific legal references, support to the social farming phenomenon has started in Italy within the 2007 – 2013 regional Rural Development Plans. Indeed, it was the acknowledgement of social farming in the context of RDPs and the growth of the related experiences on the territory that triggered a legislative process at regional level which lead many Regions to introduce a specific discipline, thus anticipating the national one (still being defined, at the time). If on one side, the regulatory measures issued regionally offer a univocal solution when defining the content of social farming activities, on the other, the subjects entitled to carry out said activities represent a discordant element in the various regional legislations, and are not always identified clearly. In this context, the analysis of the new M.D. no. 12550/2018 is carried out as well as some perspective observations with regard to the proposals for the EU 2021 – 2027 planning period, which contemplate “strengthening the socio-economic fabric of rural areas” among the objectives of the new rural development policy and seem to encourage (through the adoption of the so called “new delivery model”) a multi-level and multi-stakeholders planning and governance dimension, involving all types of actors, both public and private, at EU, national, regional and local levels.
Le attività dell'agricoltura sociale in Italia, tra legislazione regionale e decreto di attuazione della legge nazionale.
Prete Filomena
2020
Abstract
Il contributo affronta il tema dello sviluppo dell’agricoltura sociale in Italia alla luce dell’emanazione del D.M. n. 12550 del 18 dicembre 2018, che ha stabilito i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di agricoltura sociale di cui all’art. 2 comma 1, della legge n. 141/2015. Quest’ultima ha avuto il merito di ricomporre la frammentazione del fenomeno a livello regionale e costruire una cornice di riferimento per le molteplici esperienze di agricoltura sociale sviluppatesi sul territorio nazionale, in particolare negli ultimi venti anni, grazie ad una vasta rete di soggetti pubblici e privati, in un quadro legislativo complesso e parcellizzato, che ha reso difficile una stima realistica del loro sviluppo. In effetti, il sostegno al fenomeno dell’agricoltura sociale, in assenza di riferimenti normativi specifici, ha preso avvio in Italia nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale regionali 2007-2013. Proprio il riconoscimento dell’agricoltura sociale nell’ambito dei Psr e la crescita delle esperienze sul territorio hanno innescato un processo normativo a livello regionale che ha portato diverse Regioni a introdurre una disciplina del settore, anticipando quella statale (all’epoca) ancora in via di definizione. Se da un lato, i provvedimenti normativi emanati a livello regionale offrono una soluzione univoca nel definire il contenuto delle attività di agricoltura sociale, dall'altro, le figure legittimate a svolgere dette attività rappresentano invece un elemento discordante nelle varie normative regionali, e non sempre sono individuate con chiarezza. In questo quadro si procede all’analisi del contenuto del nuovo D.M. n. 12550/2018 e anche a qualche considerazione prospettica in ordine alle proposte relative alla programmazione UE 2021-2027, che prevedono il rafforzamento del tessuto socioeconomico delle zone rurali tra gli obiettivi della nuova politica di sviluppo rurale e sembrano incoraggiare (attraverso il c.d. “nuovo modello di attuazione” o new delivery model) una dimensione di programmazione e governance multilivello e multi-stakeholder che coinvolge tutte le tipologie di attori, sia pubblici che privati, a livello europeo, nazionale, regionale e locale. The paper tackles the topic of social farming development in Italy in light of the enactment of M.D. no. 12550 of 18th December 2018, establishing minimum requirements and procedures relating to the social farming activities referred to in art. 2, par. 1, of Law no. 141/2015. The latter has recomposed the fragmentation of the phenomenon at regional level and built a frame of reference for the manifold social farming experiences developed on the national territory, particularly in the last twenty years, thanks to a vast network of public and private subjects. This complex and fragmented legislative framework has made it difficult to give a realistic estimate of their development. In fact, in the absence of specific legal references, support to the social farming phenomenon has started in Italy within the 2007 – 2013 regional Rural Development Plans. Indeed, it was the acknowledgement of social farming in the context of RDPs and the growth of the related experiences on the territory that triggered a legislative process at regional level which lead many Regions to introduce a specific discipline, thus anticipating the national one (still being defined, at the time). If on one side, the regulatory measures issued regionally offer a univocal solution when defining the content of social farming activities, on the other, the subjects entitled to carry out said activities represent a discordant element in the various regional legislations, and are not always identified clearly. In this context, the analysis of the new M.D. no. 12550/2018 is carried out as well as some perspective observations with regard to the proposals for the EU 2021 – 2027 planning period, which contemplate “strengthening the socio-economic fabric of rural areas” among the objectives of the new rural development policy and seem to encourage (through the adoption of the so called “new delivery model”) a multi-level and multi-stakeholders planning and governance dimension, involving all types of actors, both public and private, at EU, national, regional and local levels.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.