Introduzione: Le fratture vertebrali da fragilità sono di comune riscontro ed incrementano la morbidità, la mortalità e i costi sanitari legati all’osteoporosi. Il dolore persistente e la disabilità, causati da fratture vertebrali prevalenti, trovano un razionale nelle modifiche biomeccaniche generate a livello del rachide e nella presenza di reiterate microfratture che colpiscono il corpo vertebrale. L’efficacia di alcuni farmaci anti-osteoporotici risiederebbe oltre che nel ridurre il rischio delle successive fratture da fragilità, anche nella capacità di migliorare la sintomatologia algica e la limitazione funzionale del paziente con frattura vertebrale. A tal fine, molto utilizzati sono i bisfosfonati (soprattutto clodronato), ma esistono studi che suggeriscono un’efficacia in termini di riduzione del dolore e della disabilità anche per farmaci anabolici (teriparatide). Lo scopo dello studio DIRP è valutare l’efficacia del denosumab, primo anticorpo monoclonale diretto verso il RANK-L, nel controllo del dolore sia nella fase post-acuta che in quella cronica, e della limitazione funzionale in pazienti osteoporotiche con almeno una frattura vertebrale. In questo lavoro presentiamo il protocollo dello studio DIRP e i dati riguardanti la caratterizzazione della popolazione afferente al suddetto studio della Regione Campania. Materiali e Metodi: Lo studio retrospettivo è stato condotto su una coorte di donne osteoporotiche per le quali era stata posta l’indicazione al trattamento con denosumab. Le pazienti incluse dovevano pertanto rispettare i seguenti criteri: età uguale o superiore a 50 anni, in menopausa; diagnosi di osteoporosi primitiva; almeno una frattura vertebrale da fragilità documentata con esame radiografico del rachide dorso-lombare in proiezione latero-laterale o con esame morfometrico eseguito con metodo Dual-Energy X-Ray Absoptiometry (DXA). Le informazioni derivanti dal database delle pazienti includono in particolare i dati riferiti alle valutazioni densitometriche del rachide lombare e femorale, effettuate con il metodo DXA, la valutazione del dolore e della limitazione funzionale con lo Spine Pain Index (SPI) e la percezione della qualità di vita, valutata con la 12- Item Short- Form Health Survey (SF-12). Risultati: Sono state incluse 223 pazienti con età media di 74,5 ± 9 anni, e body mass index (BMI) medio di 25,5 ± 4.07 kg/ m2. Di queste, 35 (15,7%) presentavano 1 frattura vertebrale, 53 (23,8%) 2 fratture e 135 (60,5%) più di 2 fratture vertebrali. Tra le pazienti reclutate, 178 (78,8%) erano osteoporotiche secondo i criteri densitometrici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (T-score <2,5 DS). Le pazienti riferivano un dolore rachideo lieve nel 16,1% dei casi, moderato nel 50,2%, mentre il 33,6% riferiva una rachialgia di grado severo. La qualità di vita percepita dalle pazienti per le quali era stata posta indicazione al trattamento con denosumab, era ridotta in modo significativo, sia dal punto di vista fisico (SF-12 PCF medio 31,1±7,7) che emotivo-affettivo (SF-12 MCS medio 39,2 ± 11), dato confermato anche dalla valutazione eseguita con l’EQ-5D-Index e l’EQ- 5D VAS, che mostravano rispettivamente un punteggio medio di 0.54 ± 0.27 e di 4.25 ± 1.96. Discussione: Le fratture vertebrali da osteoporosi causano frequentemente una sindrome tipica, caratterizzata da rachialgia, limitazione funzionale, perdita di altezza, perdita di autostima e depressione. Il dolore cronico e le limitazioni funzionali risultanti sono tra i fattori che conducono alla disabilità nei pazienti con fratture da fragilità. La limitazione algo-funzionale nelle pazienti con osteoporosi severa si correla con il numero di fratture vertebrali, in particolare i pazienti con più di due fratture vertebrali hanno una più alta probabilità di dolore cronico di maggiore severità e una maggiore disabilità. Nel nostro studio, le pazienti a cui viene prescritto il denosumab sono più frequentemente colpite da osteoporosi severa con almeno due fratture vertebrali di grado moderato-severo in base alla classificazione di Genant. L’efficacia clinica del primo anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento dell’osteoporosi, il denosumab, nel ridurre il rischio di nuove fratture vertebrali da fragilità è ben documentata in diversi RCT. L’efficacia epidemiologica di questo farmaco nel miglioramento della rachialgia e dalla qualità di vita percepita nei pazienti trattati non è ancora nota. Il nostro studio prevede la valutazione dell’effetto del denosumab su questi 2 parametri in una popolazione residente nella Regione Campania. I dati di caratterizzazione della nostra coorte al baseline, mostrano che la maggior parte delle pazienti (84,3%) avrebbero richiesto terapia del dolore, secondo quanto indicato dall’OMS (dolore moderato-severo). Inoltre, nella nostra coorte, viene confermato l’impatto delle fratture vertebrali multiple nelle pazienti con osteoporosi severa sia sull’abilità funzionale che sulla percezione della qualità di vita. Conclusioni: Il denosumab può essere considerato, per efficacia cia e per costi, un farmaco di prima scelta nella terapia dell’osteoporosi con o senza fratture da fragilità. In Regione Campania, il paziente osteoporotico che viene indirizzato al trattamento con denosumab è affetto da osteoporosi più severa, 2 o più fratture vertebrali, con un dolore rachideo persistente da moderato a severo e con una scarsa qualità di vita.

FRATTU RE VERTEBRALI DA FRAGILITÀ , DOLORE E LIMITA ZIONE FUNZIONALE: CA RATT ERIZZAZIONE DELLA POPOLAZIONE CA MPANA DELLO STUDIO DIRP (DENOSUMAB IN REAL PRACTICE)

Moretti A;F. Gimigliano;G. Iolascon
2015

Abstract

Introduzione: Le fratture vertebrali da fragilità sono di comune riscontro ed incrementano la morbidità, la mortalità e i costi sanitari legati all’osteoporosi. Il dolore persistente e la disabilità, causati da fratture vertebrali prevalenti, trovano un razionale nelle modifiche biomeccaniche generate a livello del rachide e nella presenza di reiterate microfratture che colpiscono il corpo vertebrale. L’efficacia di alcuni farmaci anti-osteoporotici risiederebbe oltre che nel ridurre il rischio delle successive fratture da fragilità, anche nella capacità di migliorare la sintomatologia algica e la limitazione funzionale del paziente con frattura vertebrale. A tal fine, molto utilizzati sono i bisfosfonati (soprattutto clodronato), ma esistono studi che suggeriscono un’efficacia in termini di riduzione del dolore e della disabilità anche per farmaci anabolici (teriparatide). Lo scopo dello studio DIRP è valutare l’efficacia del denosumab, primo anticorpo monoclonale diretto verso il RANK-L, nel controllo del dolore sia nella fase post-acuta che in quella cronica, e della limitazione funzionale in pazienti osteoporotiche con almeno una frattura vertebrale. In questo lavoro presentiamo il protocollo dello studio DIRP e i dati riguardanti la caratterizzazione della popolazione afferente al suddetto studio della Regione Campania. Materiali e Metodi: Lo studio retrospettivo è stato condotto su una coorte di donne osteoporotiche per le quali era stata posta l’indicazione al trattamento con denosumab. Le pazienti incluse dovevano pertanto rispettare i seguenti criteri: età uguale o superiore a 50 anni, in menopausa; diagnosi di osteoporosi primitiva; almeno una frattura vertebrale da fragilità documentata con esame radiografico del rachide dorso-lombare in proiezione latero-laterale o con esame morfometrico eseguito con metodo Dual-Energy X-Ray Absoptiometry (DXA). Le informazioni derivanti dal database delle pazienti includono in particolare i dati riferiti alle valutazioni densitometriche del rachide lombare e femorale, effettuate con il metodo DXA, la valutazione del dolore e della limitazione funzionale con lo Spine Pain Index (SPI) e la percezione della qualità di vita, valutata con la 12- Item Short- Form Health Survey (SF-12). Risultati: Sono state incluse 223 pazienti con età media di 74,5 ± 9 anni, e body mass index (BMI) medio di 25,5 ± 4.07 kg/ m2. Di queste, 35 (15,7%) presentavano 1 frattura vertebrale, 53 (23,8%) 2 fratture e 135 (60,5%) più di 2 fratture vertebrali. Tra le pazienti reclutate, 178 (78,8%) erano osteoporotiche secondo i criteri densitometrici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (T-score <2,5 DS). Le pazienti riferivano un dolore rachideo lieve nel 16,1% dei casi, moderato nel 50,2%, mentre il 33,6% riferiva una rachialgia di grado severo. La qualità di vita percepita dalle pazienti per le quali era stata posta indicazione al trattamento con denosumab, era ridotta in modo significativo, sia dal punto di vista fisico (SF-12 PCF medio 31,1±7,7) che emotivo-affettivo (SF-12 MCS medio 39,2 ± 11), dato confermato anche dalla valutazione eseguita con l’EQ-5D-Index e l’EQ- 5D VAS, che mostravano rispettivamente un punteggio medio di 0.54 ± 0.27 e di 4.25 ± 1.96. Discussione: Le fratture vertebrali da osteoporosi causano frequentemente una sindrome tipica, caratterizzata da rachialgia, limitazione funzionale, perdita di altezza, perdita di autostima e depressione. Il dolore cronico e le limitazioni funzionali risultanti sono tra i fattori che conducono alla disabilità nei pazienti con fratture da fragilità. La limitazione algo-funzionale nelle pazienti con osteoporosi severa si correla con il numero di fratture vertebrali, in particolare i pazienti con più di due fratture vertebrali hanno una più alta probabilità di dolore cronico di maggiore severità e una maggiore disabilità. Nel nostro studio, le pazienti a cui viene prescritto il denosumab sono più frequentemente colpite da osteoporosi severa con almeno due fratture vertebrali di grado moderato-severo in base alla classificazione di Genant. L’efficacia clinica del primo anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento dell’osteoporosi, il denosumab, nel ridurre il rischio di nuove fratture vertebrali da fragilità è ben documentata in diversi RCT. L’efficacia epidemiologica di questo farmaco nel miglioramento della rachialgia e dalla qualità di vita percepita nei pazienti trattati non è ancora nota. Il nostro studio prevede la valutazione dell’effetto del denosumab su questi 2 parametri in una popolazione residente nella Regione Campania. I dati di caratterizzazione della nostra coorte al baseline, mostrano che la maggior parte delle pazienti (84,3%) avrebbero richiesto terapia del dolore, secondo quanto indicato dall’OMS (dolore moderato-severo). Inoltre, nella nostra coorte, viene confermato l’impatto delle fratture vertebrali multiple nelle pazienti con osteoporosi severa sia sull’abilità funzionale che sulla percezione della qualità di vita. Conclusioni: Il denosumab può essere considerato, per efficacia cia e per costi, un farmaco di prima scelta nella terapia dell’osteoporosi con o senza fratture da fragilità. In Regione Campania, il paziente osteoporotico che viene indirizzato al trattamento con denosumab è affetto da osteoporosi più severa, 2 o più fratture vertebrali, con un dolore rachideo persistente da moderato a severo e con una scarsa qualità di vita.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/419660
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