Science played a key-role in determining the influential issues of Ruskin’s thought, even if only recently critics have reckoned it. In this scenario, his book The Ethics of the Dust (1866) highlights relevant insights into heritage preservation, explaining matter degradation and aging from ethic, aesthetic and scientific perspectives, thus revealing patinas preservation and substance decay as a main moral question. Examining this book later reception, the study dealt with Jorge Otero-Pailos’s art series named The Ethics of Dust, explicitly recalling Ruskin’s work. Since 2008 in some of the world’s most prestigious art exhibitions, he displayed latex translucent quasi-tissues resulting from cleaning some historical facades by natural liquid latex. On these casts of the cleaned-up surfaces the ‘dust’ is then transferred. Analysing these installations in light of Otero-Pailos’s thought, the study highlighted their affinities and contrasts with Ruskin’s visions.

La critica ha giudicato, tradizionalmente, secondaria la produzione ruskiniana di stampo scientifico. Solo di recente, si è riconosciuta l'importanza dell'approccio analitico nella caratterizzazione del suo pensiero, in particolare, per il ruolo assunto dall'osservazione della natura. Si è rilevata, altresì, la piena sintonia delle sue riflessioni in questo campo con le esperienze coeve, soprattutto, in relazione ai processi di formazione e disfacimento della materia. In questo scenario, l'opera "The Ethics of the Dust" (1866), mai tradotta in italiano, coglie alcuni aspetti d'interesse, segnatamente, per le implicazioni etiche ed estetiche che Ruskin attribuì all'eterno divenire della materia, attraverso i processi di composizione e decomposizione che la connotano. Gli elementi di maggior impatto, in quest'ottica, concernono i significati così riconosciuti ai fenomeni di degrado dei materiali e, dunque, ai loro prodotti (polvere). Alla luce dei contenuti e delle ricadute sviluppate dal testo ruskiniano, questo studio ne ha esaminato criticamente la ricezione attraverso un'interessante esperienza - a cavallo tra arte, architettura e conservazione - incarnata dalla serie di installazioni site-specific, intitolata "The Ethics of Dust", prodotta da Jorge Otero-Pailos a partire dal 2008. Reinterpretando, sin dal titolo, le riflessioni di Ruskin sul valore che la "polvere" e, quindi, lo "sporco" assumono in chiave sia estetica che etica, l'architetto-artista-conservatore, professore di Historic Preservation alla Columbia University (NY), ne ha, in un certo senso, attualizzato il portato esponendo, nelle maggiori manifestazioni internazionali di arte contemporanea, il prodotto (lo "scarto") degli interventi di pulitura delle superfici di alcuni manufatti storici, trai quali anche celebrate architetture monumentali. Tali interventi, realizzati con la sua direzione, sono stati condotti impiegando del lattice naturale distribuito a pennello. Una volta essiccata la matrice, mantenendo intatta la pellicola durante lo "strappo", i grandi teli di "tessuto-non tessuto" ricavati dalle puliture restituiscono, a mo' d'impronta, discontinuità e alterazioni delle superfici ripulite, "intrappolando" nella texture anche il degrado che vi si era sedimentato. Montandoli su leggeri telai, tali "sudari" sono stati esposti, dove possibile accanto alle parti trattate, ponendo particolare cura per le condizioni di illuminazione. A parte il rischio che, come in ogni pulitura, anche qui vige nella possibile asportazione della patina, le riflessioni e le suggestioni così generate investono aspetti diversi del discorso conservativo. In particolare, è al riconoscimento di "valori", quindi alla possibile conservazione, dei prodotti del disfacimento materiale, dello sporco, dei rifiuti e degli scarti più in generale che l'attenzione di chi scrive si è rivolta. Oltre a sottolinearne le implicazioni estetiche, nelle intenzioni dell'artista, le opere di Otero-Pailos realizzano, difatti, una sorta di atlante di questi elementi, segnatamente, dei prodotti dell'inquinamento atmosferico (le polveri, appunto), alle varie latitudini e collocazioni temporali. Unitamente al significato analitico, tale grande "registro" invita, allora, a riflettere sul senso di quella che, in queste forme, incarna la più vasta e pervasiva testimonianza materiale della società contemporanea.

Etica della polvere: dal degrado alla patina all'impronta

D'Aprile Marina
2019

Abstract

Science played a key-role in determining the influential issues of Ruskin’s thought, even if only recently critics have reckoned it. In this scenario, his book The Ethics of the Dust (1866) highlights relevant insights into heritage preservation, explaining matter degradation and aging from ethic, aesthetic and scientific perspectives, thus revealing patinas preservation and substance decay as a main moral question. Examining this book later reception, the study dealt with Jorge Otero-Pailos’s art series named The Ethics of Dust, explicitly recalling Ruskin’s work. Since 2008 in some of the world’s most prestigious art exhibitions, he displayed latex translucent quasi-tissues resulting from cleaning some historical facades by natural liquid latex. On these casts of the cleaned-up surfaces the ‘dust’ is then transferred. Analysing these installations in light of Otero-Pailos’s thought, the study highlighted their affinities and contrasts with Ruskin’s visions.
2019
La critica ha giudicato, tradizionalmente, secondaria la produzione ruskiniana di stampo scientifico. Solo di recente, si è riconosciuta l'importanza dell'approccio analitico nella caratterizzazione del suo pensiero, in particolare, per il ruolo assunto dall'osservazione della natura. Si è rilevata, altresì, la piena sintonia delle sue riflessioni in questo campo con le esperienze coeve, soprattutto, in relazione ai processi di formazione e disfacimento della materia. In questo scenario, l'opera "The Ethics of the Dust" (1866), mai tradotta in italiano, coglie alcuni aspetti d'interesse, segnatamente, per le implicazioni etiche ed estetiche che Ruskin attribuì all'eterno divenire della materia, attraverso i processi di composizione e decomposizione che la connotano. Gli elementi di maggior impatto, in quest'ottica, concernono i significati così riconosciuti ai fenomeni di degrado dei materiali e, dunque, ai loro prodotti (polvere). Alla luce dei contenuti e delle ricadute sviluppate dal testo ruskiniano, questo studio ne ha esaminato criticamente la ricezione attraverso un'interessante esperienza - a cavallo tra arte, architettura e conservazione - incarnata dalla serie di installazioni site-specific, intitolata "The Ethics of Dust", prodotta da Jorge Otero-Pailos a partire dal 2008. Reinterpretando, sin dal titolo, le riflessioni di Ruskin sul valore che la "polvere" e, quindi, lo "sporco" assumono in chiave sia estetica che etica, l'architetto-artista-conservatore, professore di Historic Preservation alla Columbia University (NY), ne ha, in un certo senso, attualizzato il portato esponendo, nelle maggiori manifestazioni internazionali di arte contemporanea, il prodotto (lo "scarto") degli interventi di pulitura delle superfici di alcuni manufatti storici, trai quali anche celebrate architetture monumentali. Tali interventi, realizzati con la sua direzione, sono stati condotti impiegando del lattice naturale distribuito a pennello. Una volta essiccata la matrice, mantenendo intatta la pellicola durante lo "strappo", i grandi teli di "tessuto-non tessuto" ricavati dalle puliture restituiscono, a mo' d'impronta, discontinuità e alterazioni delle superfici ripulite, "intrappolando" nella texture anche il degrado che vi si era sedimentato. Montandoli su leggeri telai, tali "sudari" sono stati esposti, dove possibile accanto alle parti trattate, ponendo particolare cura per le condizioni di illuminazione. A parte il rischio che, come in ogni pulitura, anche qui vige nella possibile asportazione della patina, le riflessioni e le suggestioni così generate investono aspetti diversi del discorso conservativo. In particolare, è al riconoscimento di "valori", quindi alla possibile conservazione, dei prodotti del disfacimento materiale, dello sporco, dei rifiuti e degli scarti più in generale che l'attenzione di chi scrive si è rivolta. Oltre a sottolinearne le implicazioni estetiche, nelle intenzioni dell'artista, le opere di Otero-Pailos realizzano, difatti, una sorta di atlante di questi elementi, segnatamente, dei prodotti dell'inquinamento atmosferico (le polveri, appunto), alle varie latitudini e collocazioni temporali. Unitamente al significato analitico, tale grande "registro" invita, allora, a riflettere sul senso di quella che, in queste forme, incarna la più vasta e pervasiva testimonianza materiale della società contemporanea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/419589
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