La rinnovata esigenza di riconoscibilità e valorizzazione dei paesaggi urbani fortificati mette in moto un processo proattivo di integrazione degli elementi identitari di pregio, che oggi più di ieri va orientata verso la neghentropia: cioè un’entropia negativa che ben si sposa con la natura autopoietica dei sistemi storico-culturali e ambientali, non più considerati un deposito di risorse, ma la matrice della circolarità auto-rigenerativa dell’economia del paesaggio. In questo sistema, la fortificazione si configura nella maggior parte dei casi come un ambito di confine, la cui valorizzazione si presta a diverse interpretazioni funzionali, a seconda che si tratti di fortificazioni intese in senso strettamente storico: murazioni, bastioni, fortificazioni, avamposti, artefatti difensivi, oppure in senso lato (più propriamente ambientale): frange, filtri, frontiere, cinture verdi. Il contributo riporta, infatti, alcune riflessioni su queste due differenti modalità di lettura dei paesaggi fortificati. Nell’accezione storica, l’elemento architettonico costruito con la funzione di barriera e difesa diventa fattore caratterizzante e qualificante il paesaggio urbano. In alcuni contesti, esso delimita il tessuto storico consolidato dal territorio circostante, diversamente edificato o caratterizzato da una forte matrice agricola, come nel caso del sistema delle mura di Capua. In altri casi, delimita o diventa traccia della più antica urbanizzazione, che nel tempo è stata inglobata dalle trame urbane. E’ questo il caso di Piazza Municipio a Napoli, la cui riconoscibilità di “luogo fortificato” è connessa a quella di “luogo urbano”, non soltanto attraverso la presenza del Maschio Angioino, ma anche la valorizzazione progettuale di elementi percettivi privilegiati: da un lato la restituzione della fruizione degli assi prospettici tra il Municipio, la Stazione Marittima e, idealmente, la collina di San Martino; dall’altro, la cinta bastionata angioina, che era stata dissimulata dai precedenti interventi sull’area urbana. Il concetto di paesaggio fortificato può assumere un ancor più innovativo e originale significato ambientale, soprattutto nello spazio pubblico, legato principalmente al crescente bisogno di sicurezza, che rappresenta una delle principali funzioni tradizionali degli apparati di fortificazione. Gli insediamenti urbani nella loro complessità si dotano, infatti, di infrastrutture ambientali interconnesse con le matrici ambientali aria, acqua e suolo, che svolgono il ruolo di fortificazione e sono interessati da interventi tecnologici inquadrati in un discorso più generale di compatibilità ambientale.
FORTIFIED CITYSCAPES: FROM THE MATERIALITY OF THE PAST TO THE VISION OF THE FUTURE
Antonella Violano
;Rossella Franchino;Caterina Frettoloso;Francesca Muzzillo
2019
Abstract
La rinnovata esigenza di riconoscibilità e valorizzazione dei paesaggi urbani fortificati mette in moto un processo proattivo di integrazione degli elementi identitari di pregio, che oggi più di ieri va orientata verso la neghentropia: cioè un’entropia negativa che ben si sposa con la natura autopoietica dei sistemi storico-culturali e ambientali, non più considerati un deposito di risorse, ma la matrice della circolarità auto-rigenerativa dell’economia del paesaggio. In questo sistema, la fortificazione si configura nella maggior parte dei casi come un ambito di confine, la cui valorizzazione si presta a diverse interpretazioni funzionali, a seconda che si tratti di fortificazioni intese in senso strettamente storico: murazioni, bastioni, fortificazioni, avamposti, artefatti difensivi, oppure in senso lato (più propriamente ambientale): frange, filtri, frontiere, cinture verdi. Il contributo riporta, infatti, alcune riflessioni su queste due differenti modalità di lettura dei paesaggi fortificati. Nell’accezione storica, l’elemento architettonico costruito con la funzione di barriera e difesa diventa fattore caratterizzante e qualificante il paesaggio urbano. In alcuni contesti, esso delimita il tessuto storico consolidato dal territorio circostante, diversamente edificato o caratterizzato da una forte matrice agricola, come nel caso del sistema delle mura di Capua. In altri casi, delimita o diventa traccia della più antica urbanizzazione, che nel tempo è stata inglobata dalle trame urbane. E’ questo il caso di Piazza Municipio a Napoli, la cui riconoscibilità di “luogo fortificato” è connessa a quella di “luogo urbano”, non soltanto attraverso la presenza del Maschio Angioino, ma anche la valorizzazione progettuale di elementi percettivi privilegiati: da un lato la restituzione della fruizione degli assi prospettici tra il Municipio, la Stazione Marittima e, idealmente, la collina di San Martino; dall’altro, la cinta bastionata angioina, che era stata dissimulata dai precedenti interventi sull’area urbana. Il concetto di paesaggio fortificato può assumere un ancor più innovativo e originale significato ambientale, soprattutto nello spazio pubblico, legato principalmente al crescente bisogno di sicurezza, che rappresenta una delle principali funzioni tradizionali degli apparati di fortificazione. Gli insediamenti urbani nella loro complessità si dotano, infatti, di infrastrutture ambientali interconnesse con le matrici ambientali aria, acqua e suolo, che svolgono il ruolo di fortificazione e sono interessati da interventi tecnologici inquadrati in un discorso più generale di compatibilità ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


