The article focuses on which are the aspects of the modern that the culture of contemporary design have definitively abandoned, as well as which are its profound roots that sprout from modernity. The attempt of International Style to propose a “one-best-way” for the project – whose emblem for design was identified by the Ulm School – is what we left behind of the modern. In general, design has appeared to be more revived than damaged by the crisis of modernity, having deeply involved science and art. Among the other project disciplines, it is probably the one that has inherited the most from modernity. Only the conscience of its constitutive aptitudes put to contemporary challenges and the technological conditions of the post-industrial can indicate an evolution of the identity of design productive in the construction of a desirable future.

La questione che si intende affrontare nel paper è quali aspetti della modernità la cultura del design contemporaneo abbia definitivamente abbandonato; e quali siano, invece, le radici profonde che essa ancora affonda nella modernità.  Il tentativo dell’International Style di proporre un one-best-way del progetto, il cui emblema per il design è stato identificato della Scuola di Ulm, è ciò che del moderno ci siamo lasciati ormai alle spalle. In generale il design è apparso più vivificato che danneggiato dalla crisi della modernità, che ha investito profondamente la scienza e l’arte, tra le discipline progettuali quella che ne ha incassato la migliore eredità. Nello specifico il design after modenity è stato in grado di riarticolare il suo rapporto con il tempo, immaginando il futuro in un’ottica di pluralismo evolutivo e non come continua distruzione delle proprie tracce. Emerge nella postmodernità, come ha emblematicamente dimostrato Sottsass, l’attitudine del progetto di design a reinterpretare il passato attraverso le modalità originali e spiazzanti dell’industria. Il design anche oggi dimostra la sua capacità di essere contemporaneo quando parte dalla concretezza delle cose, dal mondo della metropoli, dal confronto con l’immaginario tecnologico e scientifico; confrontandosi con le esigenze reali, con l’oggetto del quotidiano e della merce, in continuità con le visioni dei più profondi esploratori della scena della modernità quali Simmel, Benjamin, Kracauer. La propensione della cultura del design ad un interplay con le altre discipline sembra far parte del suo codice genetico ed è oggi quanto mai attuale; aperto all’alterità, ed in tal senso “brillante e precario”, ha contribuito a superare gli aspetti più duri dell’età industriale. La centralità delle scienze del vivente e delle scienze dell’informazione nell’età post-industriale vede infatti il design in prima linea a coltivare nuovi interplay, costruire alternative praticabili allo status quo sociale, estetico, produttivo.

Brillante e precario

FRANCESCA LA ROCCA
2018

Abstract

The article focuses on which are the aspects of the modern that the culture of contemporary design have definitively abandoned, as well as which are its profound roots that sprout from modernity. The attempt of International Style to propose a “one-best-way” for the project – whose emblem for design was identified by the Ulm School – is what we left behind of the modern. In general, design has appeared to be more revived than damaged by the crisis of modernity, having deeply involved science and art. Among the other project disciplines, it is probably the one that has inherited the most from modernity. Only the conscience of its constitutive aptitudes put to contemporary challenges and the technological conditions of the post-industrial can indicate an evolution of the identity of design productive in the construction of a desirable future.
2018
La questione che si intende affrontare nel paper è quali aspetti della modernità la cultura del design contemporaneo abbia definitivamente abbandonato; e quali siano, invece, le radici profonde che essa ancora affonda nella modernità.  Il tentativo dell’International Style di proporre un one-best-way del progetto, il cui emblema per il design è stato identificato della Scuola di Ulm, è ciò che del moderno ci siamo lasciati ormai alle spalle. In generale il design è apparso più vivificato che danneggiato dalla crisi della modernità, che ha investito profondamente la scienza e l’arte, tra le discipline progettuali quella che ne ha incassato la migliore eredità. Nello specifico il design after modenity è stato in grado di riarticolare il suo rapporto con il tempo, immaginando il futuro in un’ottica di pluralismo evolutivo e non come continua distruzione delle proprie tracce. Emerge nella postmodernità, come ha emblematicamente dimostrato Sottsass, l’attitudine del progetto di design a reinterpretare il passato attraverso le modalità originali e spiazzanti dell’industria. Il design anche oggi dimostra la sua capacità di essere contemporaneo quando parte dalla concretezza delle cose, dal mondo della metropoli, dal confronto con l’immaginario tecnologico e scientifico; confrontandosi con le esigenze reali, con l’oggetto del quotidiano e della merce, in continuità con le visioni dei più profondi esploratori della scena della modernità quali Simmel, Benjamin, Kracauer. La propensione della cultura del design ad un interplay con le altre discipline sembra far parte del suo codice genetico ed è oggi quanto mai attuale; aperto all’alterità, ed in tal senso “brillante e precario”, ha contribuito a superare gli aspetti più duri dell’età industriale. La centralità delle scienze del vivente e delle scienze dell’informazione nell’età post-industriale vede infatti il design in prima linea a coltivare nuovi interplay, costruire alternative praticabili allo status quo sociale, estetico, produttivo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/403402
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