Riferimento imprescindibile dell’invenzione cinematografica contemporanea, le inquadrature “acquatiche” che presagiscono gli agguati dello squalo sono il cuore dell’esperienza che lo spettatore ha compiuto nel 1975 e continua tutt’oggi a compiere di fronte a Jaws. Il film di Steven Spielberg (regia), Verna Fields (montaggio), John Williams (musiche) e Bill Butler (fotografia) sfrutta con grande efficacia le potenzialità visive e simboliche dell’acqua, coinvolgendo lo spettatore in una terrorizzante immersione. Da sempre del resto l’acqua nel cinema dà materia e sostanza ai desideri, ai sogni, alle ossessioni, ai traumi, alle paure consce e inconsce dell’uomo, trasfigurando sullo schermo i miti e gli archetipi dell’immaginario individuale e collettivo. Questo contributo, intitolato Gli agguati dello sguardo. Enunciazione della suspense in Jaws e inserito nello speciale sui 40 anni de Lo squalo curato da Andrea Minuz per la rivista Cinergie (n. 7/2015), si sofferma proprio su alcuni aspetti stilistici e formali del film, in particolare sulle inquadrature “acquatiche” che contraddistinguono la prima metà del film e che suggeriscono la presenza del mostro e l’imminenza di un suo attacco all’uomo. La tesi fondamentale è che il gioco di allineamenti e disallineamenti ottici costruito attorno allo sguardo dello squalo e l’insistente sollecitazione della sensibilità corporea dello spettatore costituiscano un’originale strategia di costituzione dell’esperienza filmica.

Gli agguati dello sguardo. Enunciazione della suspense in Jaws

D'ALOIA A
2015

Abstract

Riferimento imprescindibile dell’invenzione cinematografica contemporanea, le inquadrature “acquatiche” che presagiscono gli agguati dello squalo sono il cuore dell’esperienza che lo spettatore ha compiuto nel 1975 e continua tutt’oggi a compiere di fronte a Jaws. Il film di Steven Spielberg (regia), Verna Fields (montaggio), John Williams (musiche) e Bill Butler (fotografia) sfrutta con grande efficacia le potenzialità visive e simboliche dell’acqua, coinvolgendo lo spettatore in una terrorizzante immersione. Da sempre del resto l’acqua nel cinema dà materia e sostanza ai desideri, ai sogni, alle ossessioni, ai traumi, alle paure consce e inconsce dell’uomo, trasfigurando sullo schermo i miti e gli archetipi dell’immaginario individuale e collettivo. Questo contributo, intitolato Gli agguati dello sguardo. Enunciazione della suspense in Jaws e inserito nello speciale sui 40 anni de Lo squalo curato da Andrea Minuz per la rivista Cinergie (n. 7/2015), si sofferma proprio su alcuni aspetti stilistici e formali del film, in particolare sulle inquadrature “acquatiche” che contraddistinguono la prima metà del film e che suggeriscono la presenza del mostro e l’imminenza di un suo attacco all’uomo. La tesi fondamentale è che il gioco di allineamenti e disallineamenti ottici costruito attorno allo sguardo dello squalo e l’insistente sollecitazione della sensibilità corporea dello spettatore costituiscano un’originale strategia di costituzione dell’esperienza filmica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/400370
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