Uso della forza, diritto alla vita e misure di difesa attiva nella legge 130/2011 sul contrasto alla pirateria marittima

I fatti di sangue concernenti la morte di due pescatori indiani, dei quali sono accusati due militari italiani in servizio di difesa sulla petroliera italiana Enrica Lexie, riportano all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche riguardanti la disciplina prevista dalla legge n. 130 del 2 agosto 2011 che introduce, inter alia, nuove misure di contrasto alla pirateria marittima in acque internazionali. L’art. 5 della legge introduce per la prima volta nel nostro ordinamento la possibilità, per le navi battenti bandiera italiana in transito nelle acque internazionali ritenute a rischio di pirateria, di imbarcare, a richiesta e con oneri a carico degli armatori, nuclei militari di protezione della Marina o, in subordine, guardie giurate armate. Il nuovo scenario normativo impone di indagare sui limiti che si frappongono all’uso della forza in relazione al rispetto dell’inviolabilità del diritto alla vita.