Il saggio presenta il risultato di una lunga ricerca sulla documentazione fotografica e filmata relativa a Napoli, custodita negli archivi italiani, inglesi (War Imperial Museum), americani (National Archives di College Park), francesi (Cinématheque di Parigi e ECPAD di Fort d'Ivry) e tedeschi (FilmArchiv di Berlino) analizzando le immagini profondamente diverse di Napoli fornite dal cinema, dai cinegiornali, dai documentari e dai reportage fotografici nel corso dei vari decenni del Novecento. E' interessante notare che negli Anni Dieci e Venti l'immagine prevalente di Napoli all'estero - almeno in Germania - non è quella tradizionale, fornita dalla letteratura, di una città caratterizzata dalla massiccia presenza di una plebe urbana impegnata in una miriade di attività lecite e illecite finalizzate unicamente a garantire la sopravvivenza, ma, al contrario, quella di una grande città portuale, al centro di intensi traffici marittimi, con una popolazione operosa impegnata soprattutto nelle attività richieste da un apparato industriale moderno e di consistenti dimensioni. Questa immagine, così diversa dai cliché su Napoli dominanti negli ultimi due decenni (una città caratterizzata dal degrado dei più essenziali servizi pubblici, dalla presunta generale propensione verso le pratiche clientelari e dalla massiccia presenza di una malavita organizzata sempre più violenta e pervasiva) in effetti era pienamente giustificata dal fatto che, all'epoca, grazie agli incentivi forniti dalla legge speciale del 1904, Napoli era diventata uno dei maggiori centri industriali d'Italia, alle spalle di Milano e Torino ma superando la stessa Genova per numero di macchinari e di cavalli vapore impiegati. Il regime fascista cercò, con un certo successo, di consolidare questa immagine di città operosa, dando grande spazio alle grandi opere pubbliche avviate a Napoli per consolidare il ruolo che le era stato attribuito di "Porto dell'Impero". Minore successo ebbe invece la propaganda di regime nel cercare di costruire l'immagine di una città "fascista" e "guerriera", come appare confermato dalle immagini dei cinegiornali e dei reportage fotografici delle principali testate giornalistiche internazionali sulla ben diversa partecipazione popolare alle manifestazioni per le partenze dei miliziani per la campagna d'Etiopia nel 1935-36 e dei "volontari" per la guerra di Spagna nel 1937-38. La Seconda Guerra Mondiale ebbe, inoltre, effetti devastanti per Napoli, che fu la città italiana che subì il maggior numero di bombardamenti aerei. L'immagine di città industriale fu perciò rapidamente sostituita da quella di una città dolente duramente colpita nelle sue industrie, nel suo Porto, nei suoi quartieri, nei suoi stessi monumenti. L'attenzione rivolta dalla propaganda anglo-americana e dai fotoreporter di grandi giornali come "Life" alla rivolta delle Quattro Giornate e alla situazione di Napoli durante l'occupazione alleata contribuì a modificare in qualche modo anche questa immagine, mettendo in evidenza il coraggio e la determinazione dei napoletani - i primi in Europa a ribellarsi agli occupanti tedeschi -; la disperata vitalità che dimostrarono nell'affrontare le drammatiche condizioni di vita della Napoli del 1943-45, la piena disponibilità ad accogliere gli elementi di "modernità" portati dalle truppe alleate. La fine del conflitto, paradossalmente, provocò nell'immediato un ulteriore aggravamento della crisi economica e sociale della città per la perdita delle occasioni di lavoro offerte dalla presenza delle truppe alleate e per la forte pressione sul mercato del lavoro determinata dal ritorno dei reduci. L'immagine di Napoli nell'immediato dopoguerra è perciò caratterizzata dalla presenza di larghe sacche di povertà nella popolazione, dalla netta affermazione dei monarchici e dalle espressioni più vistose del fenomeno del "laurismo" ed anche dal ruolo svolto dalle organizzazioni malavitose italo-americane, con personaggi come Lucky Luciano, nel creare collegamenti e reti d'affari con la malavita locale. Ma il ritorno alla democrazia e la faticosa costruzione di organizzazioni politiche e sindacali consentono anche il "racconto" di un'altra Napoli, impegnata a raggiungere l'obiettivo della ripresa economica e a rivendicare la vocazione industrialista della città.

L'immagine di Napoli nella prima metà del Novecento

Paolo De Marco
2018

Abstract

Il saggio presenta il risultato di una lunga ricerca sulla documentazione fotografica e filmata relativa a Napoli, custodita negli archivi italiani, inglesi (War Imperial Museum), americani (National Archives di College Park), francesi (Cinématheque di Parigi e ECPAD di Fort d'Ivry) e tedeschi (FilmArchiv di Berlino) analizzando le immagini profondamente diverse di Napoli fornite dal cinema, dai cinegiornali, dai documentari e dai reportage fotografici nel corso dei vari decenni del Novecento. E' interessante notare che negli Anni Dieci e Venti l'immagine prevalente di Napoli all'estero - almeno in Germania - non è quella tradizionale, fornita dalla letteratura, di una città caratterizzata dalla massiccia presenza di una plebe urbana impegnata in una miriade di attività lecite e illecite finalizzate unicamente a garantire la sopravvivenza, ma, al contrario, quella di una grande città portuale, al centro di intensi traffici marittimi, con una popolazione operosa impegnata soprattutto nelle attività richieste da un apparato industriale moderno e di consistenti dimensioni. Questa immagine, così diversa dai cliché su Napoli dominanti negli ultimi due decenni (una città caratterizzata dal degrado dei più essenziali servizi pubblici, dalla presunta generale propensione verso le pratiche clientelari e dalla massiccia presenza di una malavita organizzata sempre più violenta e pervasiva) in effetti era pienamente giustificata dal fatto che, all'epoca, grazie agli incentivi forniti dalla legge speciale del 1904, Napoli era diventata uno dei maggiori centri industriali d'Italia, alle spalle di Milano e Torino ma superando la stessa Genova per numero di macchinari e di cavalli vapore impiegati. Il regime fascista cercò, con un certo successo, di consolidare questa immagine di città operosa, dando grande spazio alle grandi opere pubbliche avviate a Napoli per consolidare il ruolo che le era stato attribuito di "Porto dell'Impero". Minore successo ebbe invece la propaganda di regime nel cercare di costruire l'immagine di una città "fascista" e "guerriera", come appare confermato dalle immagini dei cinegiornali e dei reportage fotografici delle principali testate giornalistiche internazionali sulla ben diversa partecipazione popolare alle manifestazioni per le partenze dei miliziani per la campagna d'Etiopia nel 1935-36 e dei "volontari" per la guerra di Spagna nel 1937-38. La Seconda Guerra Mondiale ebbe, inoltre, effetti devastanti per Napoli, che fu la città italiana che subì il maggior numero di bombardamenti aerei. L'immagine di città industriale fu perciò rapidamente sostituita da quella di una città dolente duramente colpita nelle sue industrie, nel suo Porto, nei suoi quartieri, nei suoi stessi monumenti. L'attenzione rivolta dalla propaganda anglo-americana e dai fotoreporter di grandi giornali come "Life" alla rivolta delle Quattro Giornate e alla situazione di Napoli durante l'occupazione alleata contribuì a modificare in qualche modo anche questa immagine, mettendo in evidenza il coraggio e la determinazione dei napoletani - i primi in Europa a ribellarsi agli occupanti tedeschi -; la disperata vitalità che dimostrarono nell'affrontare le drammatiche condizioni di vita della Napoli del 1943-45, la piena disponibilità ad accogliere gli elementi di "modernità" portati dalle truppe alleate. La fine del conflitto, paradossalmente, provocò nell'immediato un ulteriore aggravamento della crisi economica e sociale della città per la perdita delle occasioni di lavoro offerte dalla presenza delle truppe alleate e per la forte pressione sul mercato del lavoro determinata dal ritorno dei reduci. L'immagine di Napoli nell'immediato dopoguerra è perciò caratterizzata dalla presenza di larghe sacche di povertà nella popolazione, dalla netta affermazione dei monarchici e dalle espressioni più vistose del fenomeno del "laurismo" ed anche dal ruolo svolto dalle organizzazioni malavitose italo-americane, con personaggi come Lucky Luciano, nel creare collegamenti e reti d'affari con la malavita locale. Ma il ritorno alla democrazia e la faticosa costruzione di organizzazioni politiche e sindacali consentono anche il "racconto" di un'altra Napoli, impegnata a raggiungere l'obiettivo della ripresa economica e a rivendicare la vocazione industrialista della città.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/393320
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