Sostanzialmente ignorate dalla storiografia napoletana, le complesse vicende del cosiddetto palazzo Nobile a Chiaia - fra i più interessanti episodi di edilizia residenziale della fascia collinare del quartiere - rappresentano uno straordinario esempio di adattamento alle diverse funzioni che sin dalla fine del XIV secolo hanno caratterizzato il più occidentale dei borghi della città. Originaria pertinenza benedettina, la fabbrica fu rinnovata alla metà del Cinquecento da Pietro Antonio Sanseverino per godere delle straordinarie vedute sul mare e sulle colline circostanti, acquisita nel 1622 da Michele Antonio Orsini ed ereditata poco più tardi dalla sorella Felice Maria. Dopo la sua morte, l’edificio sarà adattato a noviziato dei religiosi del sottostante monastero di S. Maria in Portico, porzione di un vasto possedimento che risaliva dalla spiaggia sino alla sommità della collina del Vomero. Espropriata dal pubblico demanio e utilizzata come alloggio per le truppe durante l’occupazione francese, dopo un lungo periodo di abbandono la costruzione verrà trasformata da Giovanni Nobile in uno dei principali alberghi della città tardo ottocentesca, per essere infine adibita ad abitazioni borghesi tipiche di quel rinnovamento sociale ed edilizio che indirizzerà la crescita del quartiere agli inizi del Novecento.

Palazzo Nobile a Chiaia. Un poco noto episodio di edilizia residenziale tra Cinque e Ottocento

G. Pignatelli Spinazzola
2017

Abstract

Sostanzialmente ignorate dalla storiografia napoletana, le complesse vicende del cosiddetto palazzo Nobile a Chiaia - fra i più interessanti episodi di edilizia residenziale della fascia collinare del quartiere - rappresentano uno straordinario esempio di adattamento alle diverse funzioni che sin dalla fine del XIV secolo hanno caratterizzato il più occidentale dei borghi della città. Originaria pertinenza benedettina, la fabbrica fu rinnovata alla metà del Cinquecento da Pietro Antonio Sanseverino per godere delle straordinarie vedute sul mare e sulle colline circostanti, acquisita nel 1622 da Michele Antonio Orsini ed ereditata poco più tardi dalla sorella Felice Maria. Dopo la sua morte, l’edificio sarà adattato a noviziato dei religiosi del sottostante monastero di S. Maria in Portico, porzione di un vasto possedimento che risaliva dalla spiaggia sino alla sommità della collina del Vomero. Espropriata dal pubblico demanio e utilizzata come alloggio per le truppe durante l’occupazione francese, dopo un lungo periodo di abbandono la costruzione verrà trasformata da Giovanni Nobile in uno dei principali alberghi della città tardo ottocentesca, per essere infine adibita ad abitazioni borghesi tipiche di quel rinnovamento sociale ed edilizio che indirizzerà la crescita del quartiere agli inizi del Novecento.
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