Nei primi anni Sessanta del secolo XIII, Tommaso d’Aquino, in omaggio al giovanissimo sovrano dell’isola di Cipro, compone un breve ma acuto trattato sui temi della genesi della monarchia e del modo più idoneo per gestire il potere in sintonia con la rivelazione cristiana. La succinta composizione originaria dell’opera sarà poi amplificata dalla mano del suo confratello e discepolo, Tolomeo da Lucca. Lo scritto si inserisce in un dibattito già particolarmente fertile sul piano speculativo, influenzando, tra gli altri, il pensiero di Egidio Romano e Giacomo da Viterbo. I contenuti del De regno ad regem Cypri saranno poi ripresi e commentati sia dai teorici della teocrazia dell’età nuova, sia nella speculazione politica dell’età moderna e contemporanea: sarà per esempio oggetto di discussione tra Hobbes e Bellarmino, fino ad incidere nella teoria filo-monarchica e anti-contrattualistica del neotomista Gaetano Sanseverino alla fine dell’Ottocento. Anche per l’originale riflessione politica neo-aristotelica sulle forme di governo – che, peraltro, postulando la bontà della monarchia assoluta, risulta dissonante rispetto al pensiero maturo del Doctor Angelicus –, l’operetta di fra’ Tommaso, autentica solamente fino al quarto capitolo del II libro, rappresenta un interessante (e singolare) percorso all’interno del più vasto dibattito che si andava svolgendo nell’ormai imminente avvisaglia di crisi, non soltanto del sistema monarchico-feudale, ma delle stesse modalità di gestione del potere sul crinale del medioevo.

La monarchia come ottima forma di governo nel "De regno ad regem Cypri" di Tommaso d’Aquino. Una nota sul tema "de regimine principum" nel pensiero politico del XIII secolo

CESARO, Antimo
2016

Abstract

Nei primi anni Sessanta del secolo XIII, Tommaso d’Aquino, in omaggio al giovanissimo sovrano dell’isola di Cipro, compone un breve ma acuto trattato sui temi della genesi della monarchia e del modo più idoneo per gestire il potere in sintonia con la rivelazione cristiana. La succinta composizione originaria dell’opera sarà poi amplificata dalla mano del suo confratello e discepolo, Tolomeo da Lucca. Lo scritto si inserisce in un dibattito già particolarmente fertile sul piano speculativo, influenzando, tra gli altri, il pensiero di Egidio Romano e Giacomo da Viterbo. I contenuti del De regno ad regem Cypri saranno poi ripresi e commentati sia dai teorici della teocrazia dell’età nuova, sia nella speculazione politica dell’età moderna e contemporanea: sarà per esempio oggetto di discussione tra Hobbes e Bellarmino, fino ad incidere nella teoria filo-monarchica e anti-contrattualistica del neotomista Gaetano Sanseverino alla fine dell’Ottocento. Anche per l’originale riflessione politica neo-aristotelica sulle forme di governo – che, peraltro, postulando la bontà della monarchia assoluta, risulta dissonante rispetto al pensiero maturo del Doctor Angelicus –, l’operetta di fra’ Tommaso, autentica solamente fino al quarto capitolo del II libro, rappresenta un interessante (e singolare) percorso all’interno del più vasto dibattito che si andava svolgendo nell’ormai imminente avvisaglia di crisi, non soltanto del sistema monarchico-feudale, ma delle stesse modalità di gestione del potere sul crinale del medioevo.
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