La terra é stata considerata un bene finito e come tale ne sono state sempre disciplinate l’appropriazione e, con l’esclusività della proprietà, la sua circolazione, mentre l’acqua per lungo tempo é stata vista come un bene inesauribile e perciò quale “res communis omnium”, di tutti e di nessuno. L’idea dell’acqua come risorsa finita, così come finita é la terra, é un’idea che si é rafforzata solo in questi ultimi quarant’anni. E per questo, la politica ambientale comunitaria che si è delineata negli ultimi anni ha inciso e sta incidendo con sempre maggior determinazione sulle politiche nazionali. Infatti, l’agricoltura viene considerata responsabile dei fenomeni d’inquinamento, dell’erosione dei suoli, dell’aumento dell’effetto serra, della perdita complessiva di habitat, anche per le condizioni di salute degli esseri viventi. Vanno per contro segnalati gli aspetti positivi del ruolo svolto dall’agricoltura soprattutto con lo sviluppo del concetto di agricoltura sostenibile, diretta a generare positivi processi di riduzione dell’inquinamento e del degrado ambientale, con la produzione di servizi di natura turistica e ricreativa nell’ambito di una politica che si prefigga anche obiettivi culturali ed educativi. La complessità di tale interazione richiede innanzitutto una cooperazione internazionale per elaborare programmi per la promozione di pratiche agricole e di sviluppo sostenibili e di gestione integrata delle risorse naturali. D’altro canto, il panorama internazionale appare molto variegato e disomogeneo sia sul versante delle condizioni sociali, ambientali ed economiche, sia per quanto concerne la disciplina legislativa di settore esistente nei vari Paesi. Negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa l’abbondanza di acqua primaria consente lo sviluppo di un’agricoltura fiorente e produttiva, ma comunque la floridità delle condizioni economiche agevola anche la sperimentazione di nuove forme di utilizzazione delle provviste idriche per prevenire e fronteggiare adeguatamente i periodi di crisi. La legislazione in tali casi ha oggetto la tutela delle fonti di produzione e di estrazione dell’acqua nonché le modalità di utilizzazione delle risorse anche al fine di evitare l’inquinamento delle falde sotterranee e pregiudicare la fecondità dei terreni. Ben diversa è la situazione del continente africano in cui le drammatiche condizioni di povertà rendono impossibile attuare una gestione dell’acqua e dell’agricoltura in funzione dello sviluppo sostenibile. Non è ovviamente ipotizzabile il ricorso a nuove pratiche di riutilizzazione dell’acqua o allo svolgimento di un’attività di produzione agricola con mezzi e tecniche innovatrici, diverse da quelle più antiche e ormai superate. Anche nei Paesi Europei esistono notevoli differenze geologiche e politiche, tuttavia il settore agricolo è in continua espansione, aumenta la consapevolezza della necessità di attuare pratiche e tecniche innovative e di gestione le risorse idriche in modo oculato e razionale nel rispetto “sostenibile” della natura. Le singole legislazioni risultano in molti casi però ancora insufficienti e frammentarie e, soprattutto, manca un unico filo conduttore in Europa e nel mondo che consenta l’attuazione di una politica agricola internazionale sostenibile e vantaggiosa per tutte le nazioni.

L’UTILIZZO DELL’ACQUA AI FINI AGRICOLI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE. LA NORMATIVA COMUNITARIA E NAZIONALE. IL PANORAMA INTERNAZIONALE: CONFRONTI E ANALOGIE

Andrea Russo
2016

Abstract

La terra é stata considerata un bene finito e come tale ne sono state sempre disciplinate l’appropriazione e, con l’esclusività della proprietà, la sua circolazione, mentre l’acqua per lungo tempo é stata vista come un bene inesauribile e perciò quale “res communis omnium”, di tutti e di nessuno. L’idea dell’acqua come risorsa finita, così come finita é la terra, é un’idea che si é rafforzata solo in questi ultimi quarant’anni. E per questo, la politica ambientale comunitaria che si è delineata negli ultimi anni ha inciso e sta incidendo con sempre maggior determinazione sulle politiche nazionali. Infatti, l’agricoltura viene considerata responsabile dei fenomeni d’inquinamento, dell’erosione dei suoli, dell’aumento dell’effetto serra, della perdita complessiva di habitat, anche per le condizioni di salute degli esseri viventi. Vanno per contro segnalati gli aspetti positivi del ruolo svolto dall’agricoltura soprattutto con lo sviluppo del concetto di agricoltura sostenibile, diretta a generare positivi processi di riduzione dell’inquinamento e del degrado ambientale, con la produzione di servizi di natura turistica e ricreativa nell’ambito di una politica che si prefigga anche obiettivi culturali ed educativi. La complessità di tale interazione richiede innanzitutto una cooperazione internazionale per elaborare programmi per la promozione di pratiche agricole e di sviluppo sostenibili e di gestione integrata delle risorse naturali. D’altro canto, il panorama internazionale appare molto variegato e disomogeneo sia sul versante delle condizioni sociali, ambientali ed economiche, sia per quanto concerne la disciplina legislativa di settore esistente nei vari Paesi. Negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa l’abbondanza di acqua primaria consente lo sviluppo di un’agricoltura fiorente e produttiva, ma comunque la floridità delle condizioni economiche agevola anche la sperimentazione di nuove forme di utilizzazione delle provviste idriche per prevenire e fronteggiare adeguatamente i periodi di crisi. La legislazione in tali casi ha oggetto la tutela delle fonti di produzione e di estrazione dell’acqua nonché le modalità di utilizzazione delle risorse anche al fine di evitare l’inquinamento delle falde sotterranee e pregiudicare la fecondità dei terreni. Ben diversa è la situazione del continente africano in cui le drammatiche condizioni di povertà rendono impossibile attuare una gestione dell’acqua e dell’agricoltura in funzione dello sviluppo sostenibile. Non è ovviamente ipotizzabile il ricorso a nuove pratiche di riutilizzazione dell’acqua o allo svolgimento di un’attività di produzione agricola con mezzi e tecniche innovatrici, diverse da quelle più antiche e ormai superate. Anche nei Paesi Europei esistono notevoli differenze geologiche e politiche, tuttavia il settore agricolo è in continua espansione, aumenta la consapevolezza della necessità di attuare pratiche e tecniche innovative e di gestione le risorse idriche in modo oculato e razionale nel rispetto “sostenibile” della natura. Le singole legislazioni risultano in molti casi però ancora insufficienti e frammentarie e, soprattutto, manca un unico filo conduttore in Europa e nel mondo che consenta l’attuazione di una politica agricola internazionale sostenibile e vantaggiosa per tutte le nazioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/360408
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