Non più ritenuto esempio di linguaggio impersonale, il discorso scientifico è stato al centro di studi sui generi testuali – Swales (1990, 2004), Miller (1992), Bhatia (1993), Berkenkotter / Huckin (1995), Hyland (2004), Gillaert / Gotti (2005) e Bhatia / Gotti (2006) – e, più recentemente, sulle identità linguistico-culturali, professionali e autoriali. Appare adesso necessario costruire un equilibrio fra l’attenzione ai tratti di individualità, alle caratteristiche di genere, all’identità dei singoli testi, e ai valori collettivi delle comunità scientifiche. Il punto d’interesse di questo studio è il linguaggio dei manuali di neuroscienze cognitive, in prospettiva diacronica. L’ipotesi della proporzionalità diretta tra la presenza di tratti di individualità e il prestigio degli autori, soprattutto nelle introduzioni di tali testi, è stata supportata dai dati. Si è utilizzato un corpus di 8 manuali di rilievo nella storia delle neuroscienze cognitive (1970-2004), che è stato analizzato prevalentemente applicando le categorie dell’Appraisal Framework (Martin/White 2005). I dati hanno evidenziato elementi sia di cambiamento, sia di continuità. Insieme all’affermarsi di una terminologia/linguaggio meno ‘speculativo’ e sempre più espressione dell’innovazione tecnologico-scientifica, si rileva la persistenza del manifestarsi delle persone autoriali. Gli scienziati di successo continuano a ricercare, nel 1970 come nel 2004, in determinati loci testuali, una comunicazione olistica con i lettori, che renda possibile condividere informalmente “la genesi e l’evolversi di un’idea” (Christie 1970:1), e ricorrono a tratti discorsivi che evidenziano il valore del lavoro sia individuale,sia di gruppo, in una articolata interazione di aderenza ai canoni della comunicazione scientifica, e di affermazione di identità individuale.

Scientific Communication and Authorial Identities in Cognitive Neuroscience Handbooks from a Diachronic Perspective

ABBAMONTE, Lucia
2008

Abstract

Non più ritenuto esempio di linguaggio impersonale, il discorso scientifico è stato al centro di studi sui generi testuali – Swales (1990, 2004), Miller (1992), Bhatia (1993), Berkenkotter / Huckin (1995), Hyland (2004), Gillaert / Gotti (2005) e Bhatia / Gotti (2006) – e, più recentemente, sulle identità linguistico-culturali, professionali e autoriali. Appare adesso necessario costruire un equilibrio fra l’attenzione ai tratti di individualità, alle caratteristiche di genere, all’identità dei singoli testi, e ai valori collettivi delle comunità scientifiche. Il punto d’interesse di questo studio è il linguaggio dei manuali di neuroscienze cognitive, in prospettiva diacronica. L’ipotesi della proporzionalità diretta tra la presenza di tratti di individualità e il prestigio degli autori, soprattutto nelle introduzioni di tali testi, è stata supportata dai dati. Si è utilizzato un corpus di 8 manuali di rilievo nella storia delle neuroscienze cognitive (1970-2004), che è stato analizzato prevalentemente applicando le categorie dell’Appraisal Framework (Martin/White 2005). I dati hanno evidenziato elementi sia di cambiamento, sia di continuità. Insieme all’affermarsi di una terminologia/linguaggio meno ‘speculativo’ e sempre più espressione dell’innovazione tecnologico-scientifica, si rileva la persistenza del manifestarsi delle persone autoriali. Gli scienziati di successo continuano a ricercare, nel 1970 come nel 2004, in determinati loci testuali, una comunicazione olistica con i lettori, che renda possibile condividere informalmente “la genesi e l’evolversi di un’idea” (Christie 1970:1), e ricorrono a tratti discorsivi che evidenziano il valore del lavoro sia individuale,sia di gruppo, in una articolata interazione di aderenza ai canoni della comunicazione scientifica, e di affermazione di identità individuale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/228227
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