L’Obiettivo del capitolo consiste nel compiere una ricognizione dei modelli di rete in Campania. Non intende essere un censimento, né un’analisi in profondità condotta secondo i rigorosi canoni metodologici degli studi relazionali, nel tentativo di cogliere per ciascuna rete misure di centralità o di densità. È piuttosto un’esplorazione, un viaggio nell’economia regionale, con le finalità conoscitive di isolare alcuni particolari modelli di rete, di saggiarne la natura e l’intensità delle relazioni, di disegnarne la forma e di mostrarne il rapporto con il territorio, di misurarne il grado di apertura e la capacità di connessione con le reti lunghe dei mercati internazionali, di interpretarne la capacità di innovazione e di creazione di nuova conoscenza, di tracciare per ciascuna rete un sentiero evolutivo del ciclo di vita. Un’ipotesi di fondo pervade il capitolo, a volte in modo dichiarato, a volte in maniera implicita: una combinazione di condizioni storiche, economiche, sociali e culturali ha rallentato e talvolta impedito la formazione di reti fra imprese. Talune, come trasparirà dai casi presentati nel corso del lavoro, hanno esercitato una pressione ‘selettiva’ determinante: la fragilità del modello industriale, la frammentazione del tessuto produttivo, la miopia e l’attendismo imprenditoriale – con una visione ‘corta’ sia per orizzonte temporale sia per raggio d’azione –, i meccanismi di protezione e le distorsioni del mercato, a un tempo la dipendenza dall’esterno e le tendenze centripete del sistema economico regionale, l’inefficacia degli strumenti di politica industriale adoperati e, soprattutto,l’esiguità del capitale sociale e relazionale. E, a sua volta, in un gioco di causalità rovesciate, in «una matassa molto aggrovigliata» dove è difficile rintracciarne il capo (come una volta ebbe a scrivere Giacomo Becattini, commentando le cause della depressione economica del Mezzogiorno), la rarità e la fragilità delle reti hanno significato (e significano tuttora) una barriera di non poco conto lungo il processo di sviluppo dell’economia regionale, uno dei motivi di maggior rilievo, anche simbolico, della distanza che nel tempo hanno allontanato la Campania dalle regioni centro-settentrionali e approfondito il divario con le regioni europee.

Reti, cluster e processi di innovazione

IZZO, Francesco
2006

Abstract

L’Obiettivo del capitolo consiste nel compiere una ricognizione dei modelli di rete in Campania. Non intende essere un censimento, né un’analisi in profondità condotta secondo i rigorosi canoni metodologici degli studi relazionali, nel tentativo di cogliere per ciascuna rete misure di centralità o di densità. È piuttosto un’esplorazione, un viaggio nell’economia regionale, con le finalità conoscitive di isolare alcuni particolari modelli di rete, di saggiarne la natura e l’intensità delle relazioni, di disegnarne la forma e di mostrarne il rapporto con il territorio, di misurarne il grado di apertura e la capacità di connessione con le reti lunghe dei mercati internazionali, di interpretarne la capacità di innovazione e di creazione di nuova conoscenza, di tracciare per ciascuna rete un sentiero evolutivo del ciclo di vita. Un’ipotesi di fondo pervade il capitolo, a volte in modo dichiarato, a volte in maniera implicita: una combinazione di condizioni storiche, economiche, sociali e culturali ha rallentato e talvolta impedito la formazione di reti fra imprese. Talune, come trasparirà dai casi presentati nel corso del lavoro, hanno esercitato una pressione ‘selettiva’ determinante: la fragilità del modello industriale, la frammentazione del tessuto produttivo, la miopia e l’attendismo imprenditoriale – con una visione ‘corta’ sia per orizzonte temporale sia per raggio d’azione –, i meccanismi di protezione e le distorsioni del mercato, a un tempo la dipendenza dall’esterno e le tendenze centripete del sistema economico regionale, l’inefficacia degli strumenti di politica industriale adoperati e, soprattutto,l’esiguità del capitale sociale e relazionale. E, a sua volta, in un gioco di causalità rovesciate, in «una matassa molto aggrovigliata» dove è difficile rintracciarne il capo (come una volta ebbe a scrivere Giacomo Becattini, commentando le cause della depressione economica del Mezzogiorno), la rarità e la fragilità delle reti hanno significato (e significano tuttora) una barriera di non poco conto lungo il processo di sviluppo dell’economia regionale, uno dei motivi di maggior rilievo, anche simbolico, della distanza che nel tempo hanno allontanato la Campania dalle regioni centro-settentrionali e approfondito il divario con le regioni europee.
2006
Izzo, Francesco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/218057
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