Il lavoro svolto tende ad analizzare l'aspetto fattuale, o se si vuole dinamico, della tripartizione rigida dei poteri dello Stato, guardando in particolare al ruolo del giudice quale mero applicatore di una legge rigida, chiara e semplice – il Codice – considerata garanzia della certezza del diritto. Si è scelto, a tal fine, di analizzare l’operato della Corte di cassazione francese nei primi anni di vigenza del codice napoleone, presumendo che quel periodo fosse particolarmente significante per verificare l’efficacia del nuovo sistema. L’analisi è stata svolta innanzitutto sul piano tecnico-giuridico, scegliendo istituti che più di altri erano espressivi del nuovo assetto, segnato in particolare dal binomio proprietà-contratto, quale traduzione giuridica del principio individualistico. L’approccio tecnico ad uno studio suscettibile evidentemente di molteplici approfondimenti, ha consentito l’emersione della strutturale politicità del diritto, e segnatamente del diritto applicato, che è poi la sua essenza. Già dalle proprie origini, sebbene inconsce, il positivismo mostra le sue debolezze, la scelta tutta ideologica di inscrivere il fenomeno giuridico alla legge dello stato e, quindi, la necessità di adattare quella legge alle esigenze della realtà. L’attività del giudice, segnatamente di quello di legittimità, esprime bene in questa fase tutta la sua valenza di mediazione, riuscendo a creare quel tratto d’unione tra disegno politico ed evoluzione della società, che è un ruolo che avrà modo di delinearsi come organico all’ordine giudiziario dello stato liberale, svolto grazie all’aspetto più tecnico, e meno neutrale, del diritto, ovvero la sua interpretazione.

La politicità dell’interpretazione alle origini del positivismo giuridico. Esperienze di diritto vivente nel Codice Napoleone

D'ALTO, Filomena
2012

Abstract

Il lavoro svolto tende ad analizzare l'aspetto fattuale, o se si vuole dinamico, della tripartizione rigida dei poteri dello Stato, guardando in particolare al ruolo del giudice quale mero applicatore di una legge rigida, chiara e semplice – il Codice – considerata garanzia della certezza del diritto. Si è scelto, a tal fine, di analizzare l’operato della Corte di cassazione francese nei primi anni di vigenza del codice napoleone, presumendo che quel periodo fosse particolarmente significante per verificare l’efficacia del nuovo sistema. L’analisi è stata svolta innanzitutto sul piano tecnico-giuridico, scegliendo istituti che più di altri erano espressivi del nuovo assetto, segnato in particolare dal binomio proprietà-contratto, quale traduzione giuridica del principio individualistico. L’approccio tecnico ad uno studio suscettibile evidentemente di molteplici approfondimenti, ha consentito l’emersione della strutturale politicità del diritto, e segnatamente del diritto applicato, che è poi la sua essenza. Già dalle proprie origini, sebbene inconsce, il positivismo mostra le sue debolezze, la scelta tutta ideologica di inscrivere il fenomeno giuridico alla legge dello stato e, quindi, la necessità di adattare quella legge alle esigenze della realtà. L’attività del giudice, segnatamente di quello di legittimità, esprime bene in questa fase tutta la sua valenza di mediazione, riuscendo a creare quel tratto d’unione tra disegno politico ed evoluzione della società, che è un ruolo che avrà modo di delinearsi come organico all’ordine giudiziario dello stato liberale, svolto grazie all’aspetto più tecnico, e meno neutrale, del diritto, ovvero la sua interpretazione.
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