Questo articolo si propone di analizzare alcuni materiali piceni conservati al Museo preistorico ed Etnografico L. Pigorini, provenienti dalla collezione del montegiorgese Gian Battista Compagnoni Natali. Questi, erudito amante dell’archeologia, mise insieme tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento una vasta collezione archeologica composta prevalentemente da materiali provenienti da Montegiorgio (AP) o dalle vicinanze. I più grossi lotti di tale collezione passarono al Museo Universitario di Jena (1903) e al Museo archeologico di Ancona (1910); nuclei più limitati sono confluiti al Museo archeologico di Bologna (1901) ed, appunto, al Museo Pigorini, tra il 1884 e il 1900. La quasi totalità di questi materiali, così come in generale i rinvenimenti montegiorgesi, sono inediti a parte qualche vecchia pubblicazione di inizio secolo. Presso l’archivio del museo preistorico (cart. 118) si conserva la corrispondenza che lo stesso Compagnoni intrattenne con Luigi Pigorini, nella quale sono spesso descritti e, in qualche caso, riprodotti in fac- simile i reperti ceduti. A parte un piccolo nucleo di oggetti litici databili al paleolitico medio ed al neolitico, che si aggiungono ad altri oggetti consimili della collezione Compagnoni altrove conservati, vanno segnalati alcuni pezzi particolari come l’elmo a calotta del tipo Vetulonia, variante Montegiorgio Piceno, eponimo del gruppo, e due spade a lingua da presa del bronzo recente. Pochi sono gli altri oggetti in ferro: due asce dell’antica età del bronzo, una punta di lancia ed un morso di cavallo. La maggior parte dei reperti è costituita da oggetti bronzei d’ornamento personale, databili principalmente al Piceno IV e V, provenienti da rinvenimenti tombali concentrati prevalentemente nelle contrade Caprella e Montamboni, rispettivamente ad ovest e sud-ovest del centro abitato moderno. Si notano in particolare alcune collane, peculiari torques con terminazioni a capi appiattiti decorati da cerchielli concentrici, anelloni a quattro nodi, pettorali (generalmente configurati a figura umana) e numerosi pendenti, fra cui prevalgono quelli ad occhiali, a batocchio, a piramide, a bulla, nonché quelli zoomorfi e a doppia protome taurina, tipici dell’ascolano. Diverse le armille a verga semplice a capi sovrapposti o a spirale, gli anelli digitali a fascetta liscia o costolata. Importante la collezione di fibule, di tipo vario (a sanguisuga, a navicella, ad arco semicircolare, di ferro con arco a doppia o tripla ondulazione, etc.), fra cui si segnala un importante esemplare, purtroppo frammentario, con staffa a terminazione a testa umana. Da ricordare alcuni dischi a sezione romboidale con foro centrale, di cui è ancora in discussione la funzione originaria, tipo restituito in vari esemplari da Montegiorgio (si conservano presso i musei archeologici di Bologna ed Ancona). Notevole è infine la presenza di una patera baccellata di età orientalizzante che si aggiunge ai finora limitati esemplari del tipo conosciuti in area picena.

“I materiali da Montegiorgio della collezione Giambattista Compagnoni Natali conservati al Museo Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini”,

COEN, Alessandra
2003

Abstract

Questo articolo si propone di analizzare alcuni materiali piceni conservati al Museo preistorico ed Etnografico L. Pigorini, provenienti dalla collezione del montegiorgese Gian Battista Compagnoni Natali. Questi, erudito amante dell’archeologia, mise insieme tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento una vasta collezione archeologica composta prevalentemente da materiali provenienti da Montegiorgio (AP) o dalle vicinanze. I più grossi lotti di tale collezione passarono al Museo Universitario di Jena (1903) e al Museo archeologico di Ancona (1910); nuclei più limitati sono confluiti al Museo archeologico di Bologna (1901) ed, appunto, al Museo Pigorini, tra il 1884 e il 1900. La quasi totalità di questi materiali, così come in generale i rinvenimenti montegiorgesi, sono inediti a parte qualche vecchia pubblicazione di inizio secolo. Presso l’archivio del museo preistorico (cart. 118) si conserva la corrispondenza che lo stesso Compagnoni intrattenne con Luigi Pigorini, nella quale sono spesso descritti e, in qualche caso, riprodotti in fac- simile i reperti ceduti. A parte un piccolo nucleo di oggetti litici databili al paleolitico medio ed al neolitico, che si aggiungono ad altri oggetti consimili della collezione Compagnoni altrove conservati, vanno segnalati alcuni pezzi particolari come l’elmo a calotta del tipo Vetulonia, variante Montegiorgio Piceno, eponimo del gruppo, e due spade a lingua da presa del bronzo recente. Pochi sono gli altri oggetti in ferro: due asce dell’antica età del bronzo, una punta di lancia ed un morso di cavallo. La maggior parte dei reperti è costituita da oggetti bronzei d’ornamento personale, databili principalmente al Piceno IV e V, provenienti da rinvenimenti tombali concentrati prevalentemente nelle contrade Caprella e Montamboni, rispettivamente ad ovest e sud-ovest del centro abitato moderno. Si notano in particolare alcune collane, peculiari torques con terminazioni a capi appiattiti decorati da cerchielli concentrici, anelloni a quattro nodi, pettorali (generalmente configurati a figura umana) e numerosi pendenti, fra cui prevalgono quelli ad occhiali, a batocchio, a piramide, a bulla, nonché quelli zoomorfi e a doppia protome taurina, tipici dell’ascolano. Diverse le armille a verga semplice a capi sovrapposti o a spirale, gli anelli digitali a fascetta liscia o costolata. Importante la collezione di fibule, di tipo vario (a sanguisuga, a navicella, ad arco semicircolare, di ferro con arco a doppia o tripla ondulazione, etc.), fra cui si segnala un importante esemplare, purtroppo frammentario, con staffa a terminazione a testa umana. Da ricordare alcuni dischi a sezione romboidale con foro centrale, di cui è ancora in discussione la funzione originaria, tipo restituito in vari esemplari da Montegiorgio (si conservano presso i musei archeologici di Bologna ed Ancona). Notevole è infine la presenza di una patera baccellata di età orientalizzante che si aggiunge ai finora limitati esemplari del tipo conosciuti in area picena.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/197040
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