Il saggio, snodandosi attraverso una disamina della normativa nazionale ed europea, si interroga sulla possibilità di esperire procedure ad evidenza pubblica finalizzate alla instaurazione di rapporti di accreditamento con gli operatori sanitari privati. La tesi sostenuta dall’Autore - radicata sulle acquisizioni della prevalente giurisprudenza amministrativa e su un’attenta disamina della dottrina - è nel senso che l’accreditamento costituisca una concessione di servizio pubblico. La risposta fornita al quesito suaccennato, di segno negativo, viene argomentata sulla base della fondamentale differenza tra concessioni selettive e concessioni idoneative e sull’assunto che il sistema positivo italiano abbia sposato la prima qualificazione. In tale prospettiva viene anche analizzato il rapporto tra l’accreditamento e gli accordi contrattuali, sostenendosi che tra i due momenti non è allo stato consentito - ancora una volta in virtù del dato normativo e della prassi invalsa - immaginare alcun momento procedurale funzionale alla selezione degli erogatori in precedenza accreditati, pena tra l’altro la frustrazione del fabbisogno di prestazioni sanitarie già acclarato in sede programmatoria. Si chiarisce inoltre che le prestazioni sanitarie in quanto tali non sono considerate dalla UE “servizio pubblico”, ricadendo piuttosto nel novero dei servizi di interesse economico generale (SIEG). Tale premessa, al di là di ragioni di opportunità dal punto di vista della politica legislativa, fonda ulteriori e decisive considerazioni sul versante sovranazionale, consentendo di dimostrare che neppure il contesto europeo impone di individuare i prestatori dei servizi sanitari in base a gara.

CONCORRENZA ED EVIDENZA PUBBLICA NEL SISTEMA DEGLI ACCREDITAMENTI SANITARI TRA REGOLE NAZIONALI E ASSETTI COMUNITARI

TARULLO, Stefano
2012

Abstract

Il saggio, snodandosi attraverso una disamina della normativa nazionale ed europea, si interroga sulla possibilità di esperire procedure ad evidenza pubblica finalizzate alla instaurazione di rapporti di accreditamento con gli operatori sanitari privati. La tesi sostenuta dall’Autore - radicata sulle acquisizioni della prevalente giurisprudenza amministrativa e su un’attenta disamina della dottrina - è nel senso che l’accreditamento costituisca una concessione di servizio pubblico. La risposta fornita al quesito suaccennato, di segno negativo, viene argomentata sulla base della fondamentale differenza tra concessioni selettive e concessioni idoneative e sull’assunto che il sistema positivo italiano abbia sposato la prima qualificazione. In tale prospettiva viene anche analizzato il rapporto tra l’accreditamento e gli accordi contrattuali, sostenendosi che tra i due momenti non è allo stato consentito - ancora una volta in virtù del dato normativo e della prassi invalsa - immaginare alcun momento procedurale funzionale alla selezione degli erogatori in precedenza accreditati, pena tra l’altro la frustrazione del fabbisogno di prestazioni sanitarie già acclarato in sede programmatoria. Si chiarisce inoltre che le prestazioni sanitarie in quanto tali non sono considerate dalla UE “servizio pubblico”, ricadendo piuttosto nel novero dei servizi di interesse economico generale (SIEG). Tale premessa, al di là di ragioni di opportunità dal punto di vista della politica legislativa, fonda ulteriori e decisive considerazioni sul versante sovranazionale, consentendo di dimostrare che neppure il contesto europeo impone di individuare i prestatori dei servizi sanitari in base a gara.
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