Le fortune editoriali del poema epico, nella Napoli del Viceregno spagnolo, non appaiono certo in grado di competere con gli esiti coevi della stampa centro-sett4entrionale. Corredi iconografici come quelli del Furioso e della Gerusalemme, che avevano trasformato i testi in autentici teatri della memoria collettiva, risultano pressoché assenti nella produzione partenopea, dove più spesso ci si imbatte in apparati illustrativi scarni ed essenziali, magari ridotti a un’unica tavola, cui è delegato l’onere di rappresentare l’intera trama. Un’inversione di tendenza, sul piano quantitativo e qualitativo, si registra soltanto nell’ultimo quarto del Seicento, quando dall’officina del Raillard esce una serie cospicua di volumi – solitamente di piccolo formato – impreziositi da un buon numero di raffinate calcografie, a firma degli artisti all’epoca più apprezzati (Solimena, De Matteis, Vincent, Louvemont, Magliar).
Immagini di Clio
ZITO, Paola
2005
Abstract
Le fortune editoriali del poema epico, nella Napoli del Viceregno spagnolo, non appaiono certo in grado di competere con gli esiti coevi della stampa centro-sett4entrionale. Corredi iconografici come quelli del Furioso e della Gerusalemme, che avevano trasformato i testi in autentici teatri della memoria collettiva, risultano pressoché assenti nella produzione partenopea, dove più spesso ci si imbatte in apparati illustrativi scarni ed essenziali, magari ridotti a un’unica tavola, cui è delegato l’onere di rappresentare l’intera trama. Un’inversione di tendenza, sul piano quantitativo e qualitativo, si registra soltanto nell’ultimo quarto del Seicento, quando dall’officina del Raillard esce una serie cospicua di volumi – solitamente di piccolo formato – impreziositi da un buon numero di raffinate calcografie, a firma degli artisti all’epoca più apprezzati (Solimena, De Matteis, Vincent, Louvemont, Magliar).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.