Dopo uno studio delle ragioni del decentramento fiscale e della sua evoluzione, il lavoro cerca di leggere le finalità de tale decentramento. Dal lavoro svolto è emerso che, indipendentemente dalla loro "forza fiscale", le Regioni, ed in particolare quelle del Mezzogiorno, dovranno fortemente riorganizzarsi alla luce delle nuove competenze acquisite. A tal punto sono apparsi cruciali almeno quattro aspetti: 1) la tempistica del decentramento; 2) la collaborazione fra Stato, Regioni, enti locali; 3) i costi del decentramento (ovvero l'impatto finanziario della devolution); 4) il differente grado di autonomia finanziaria delle Regioni La riforma dei poteri e della finanza locale non sembra ancora essere giunta ad un assetto definitivo: l'attuale Governo, infatti, appare orientato a procedere ad "una riforma della riforma" del Titolo V della Costituzione per lo sviluppo della c.d. devolution, cioè a quell'ulteriore fase evolutiva di decentramento che dovrà comportare un intervento sull'articolo 117 riformato per eliminare o ridurre al minimo le materie in regime di concorrenza tra Stato e Regioni. Le risorse dovrebbero essere reperite possibilmente facendo ricorso sia a tributi compartecipati che all'esercizio flessibile dell'autonomia fiscale delle Regioni. Dal predetto studio è emerso che intanto la devolution potrà attuarsi solo se le Regioni potranno far leva sull'aumento dell'addizionale Irpef nonchè su un cospicuo incremento della compartecipazione Iva. Questo quadro, in prospettiva, dovrà altresì confrontarsi con la prevedibile riforma del fisco tesa alla riduzione delle aliquote Irpef ed alla graduale eliminazione dell'Irap. Il rischio è il ritorno al metodo dei contributi statali che mal si concilierebbe con i tentativi proposti di decentramento fiscale.

L’evoluzione della fiscalità regionale: opportunità e limiti per le Regioni del Mezzogiorno

BUCCICO, Clelia
2005

Abstract

Dopo uno studio delle ragioni del decentramento fiscale e della sua evoluzione, il lavoro cerca di leggere le finalità de tale decentramento. Dal lavoro svolto è emerso che, indipendentemente dalla loro "forza fiscale", le Regioni, ed in particolare quelle del Mezzogiorno, dovranno fortemente riorganizzarsi alla luce delle nuove competenze acquisite. A tal punto sono apparsi cruciali almeno quattro aspetti: 1) la tempistica del decentramento; 2) la collaborazione fra Stato, Regioni, enti locali; 3) i costi del decentramento (ovvero l'impatto finanziario della devolution); 4) il differente grado di autonomia finanziaria delle Regioni La riforma dei poteri e della finanza locale non sembra ancora essere giunta ad un assetto definitivo: l'attuale Governo, infatti, appare orientato a procedere ad "una riforma della riforma" del Titolo V della Costituzione per lo sviluppo della c.d. devolution, cioè a quell'ulteriore fase evolutiva di decentramento che dovrà comportare un intervento sull'articolo 117 riformato per eliminare o ridurre al minimo le materie in regime di concorrenza tra Stato e Regioni. Le risorse dovrebbero essere reperite possibilmente facendo ricorso sia a tributi compartecipati che all'esercizio flessibile dell'autonomia fiscale delle Regioni. Dal predetto studio è emerso che intanto la devolution potrà attuarsi solo se le Regioni potranno far leva sull'aumento dell'addizionale Irpef nonchè su un cospicuo incremento della compartecipazione Iva. Questo quadro, in prospettiva, dovrà altresì confrontarsi con la prevedibile riforma del fisco tesa alla riduzione delle aliquote Irpef ed alla graduale eliminazione dell'Irap. Il rischio è il ritorno al metodo dei contributi statali che mal si concilierebbe con i tentativi proposti di decentramento fiscale.
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