Tra le più interessanti architetture fortificate napoletane della prima metà del XVI secolo, la residenza extramoenia della famiglia de Alarcón y Mendoza fu edificata intorno al 1535 lungo la spiaggia di Chiaia da Hernando de Alarcón, I marchese della Valle, valoroso uomo d’arme legato a doppio filo all’imperatore Carlo V e al viceré Pedro de Toledo per i tanti meriti acquisiti durante un’intensa carriera militare. In anni decisivi nella rifunzionalizzazione in chiave altoresidenziale del borgo, ben al di là delle esigenze difensive proprio la severa torre quadrangolare – attribuibile a Ferdinando Manlio e nucleo originale del palazzo – avrebbe rappresentato un elemento fortemente identitario, una sorta di monumento alla memoria familiare non a caso sopravvissuto ai diversi ammodernamenti sei-ottocenteschi e alla radicale trasformazione dell’edificio in epoca post-unitaria

Hernando de Alarcón e la «torre di Ciaia» a Napoli. L’architettura fortificata come memoria familiare

Giuseppe Pignatelli Spinazzola
2025

Abstract

Tra le più interessanti architetture fortificate napoletane della prima metà del XVI secolo, la residenza extramoenia della famiglia de Alarcón y Mendoza fu edificata intorno al 1535 lungo la spiaggia di Chiaia da Hernando de Alarcón, I marchese della Valle, valoroso uomo d’arme legato a doppio filo all’imperatore Carlo V e al viceré Pedro de Toledo per i tanti meriti acquisiti durante un’intensa carriera militare. In anni decisivi nella rifunzionalizzazione in chiave altoresidenziale del borgo, ben al di là delle esigenze difensive proprio la severa torre quadrangolare – attribuibile a Ferdinando Manlio e nucleo originale del palazzo – avrebbe rappresentato un elemento fortemente identitario, una sorta di monumento alla memoria familiare non a caso sopravvissuto ai diversi ammodernamenti sei-ottocenteschi e alla radicale trasformazione dell’edificio in epoca post-unitaria
2025
PIGNATELLI SPINAZZOLA, Giuseppe
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/561548
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