Trent’anni fa, nell’arco di cento fatidici giorni, furono uccisi in Ruanda più di 800.000 civili, in un massacro indiscriminato che ancora oggi scuote le coscienze per le sue proporzioni quantitative e le efferate modalità di svolgimento. Tra le lezioni che la comunità internazionale ha tratto dal genocidio dei tutsi in Ruanda rientra anche la convinzione che per spezzare il circuito autoalimentantesi della violenza di massa occorre fare i conti con la complessa trama di azioni e omissioni, abusi compiuti e violazioni subite, avvalendosi di una variegata serie di strumenti di cui sono parte integrante e sostanziale le politiche della memoria. Costruire una memoria condivisa delle tragedie del passato rappresenta tuttavia una sfida impegnativa, che richiede, oltre all’impegno costante delle istituzioni locali e internazionali, il coinvolgimento attivo della cittadinanza, anche attraverso il ricorso a strumenti di elaborazione artistica del passato, come la letteratura e il cinema. Il volume si propone, appunto, di dare conto di alcuni dei principali problemi sollevati da questa direttrice della giustizia di transizione, attraverso un itinerario di lettura che dalla composita eredità memoriale del genocidio ruandese giunge sino a quella, decisamente più controversa, del massacro degli armeni, passando per la memoria di altri momenti-chiave della storia novecentesca della violenza di massa: le politiche di assimilazione forzata delle popolazioni indigene in America del Nord, Australia e Nuova Zelanda e la guerra sporca combattuta dal regime di Videla contro studenti e studentesse inermi, colpevoli solo di voler lottare per un futuro migliore. E ciò nella convinzione che continuare a ricordare le tragedie del passato sia l’unico modo per evitare che esse tornino, prima o poi, a ripetersi.

Introduzione

Maria Chiara Vitucci
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2025

Abstract

Trent’anni fa, nell’arco di cento fatidici giorni, furono uccisi in Ruanda più di 800.000 civili, in un massacro indiscriminato che ancora oggi scuote le coscienze per le sue proporzioni quantitative e le efferate modalità di svolgimento. Tra le lezioni che la comunità internazionale ha tratto dal genocidio dei tutsi in Ruanda rientra anche la convinzione che per spezzare il circuito autoalimentantesi della violenza di massa occorre fare i conti con la complessa trama di azioni e omissioni, abusi compiuti e violazioni subite, avvalendosi di una variegata serie di strumenti di cui sono parte integrante e sostanziale le politiche della memoria. Costruire una memoria condivisa delle tragedie del passato rappresenta tuttavia una sfida impegnativa, che richiede, oltre all’impegno costante delle istituzioni locali e internazionali, il coinvolgimento attivo della cittadinanza, anche attraverso il ricorso a strumenti di elaborazione artistica del passato, come la letteratura e il cinema. Il volume si propone, appunto, di dare conto di alcuni dei principali problemi sollevati da questa direttrice della giustizia di transizione, attraverso un itinerario di lettura che dalla composita eredità memoriale del genocidio ruandese giunge sino a quella, decisamente più controversa, del massacro degli armeni, passando per la memoria di altri momenti-chiave della storia novecentesca della violenza di massa: le politiche di assimilazione forzata delle popolazioni indigene in America del Nord, Australia e Nuova Zelanda e la guerra sporca combattuta dal regime di Videla contro studenti e studentesse inermi, colpevoli solo di voler lottare per un futuro migliore. E ciò nella convinzione che continuare a ricordare le tragedie del passato sia l’unico modo per evitare che esse tornino, prima o poi, a ripetersi.
2025
Vitucci, Maria Chiara; Scuccimarra, Luca
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