L’intervento propone un’analisi comparativa dello smart working come strumento per favorire l’inclusione dei soggetti disabili nel lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, focalizzandosi sulle differenze nell’adozione e nel supporto alle pratiche di lavoro agile tra alcune regioni italiane. A titolo paradigmatico, verranno analizzate le esperienze delle regioni del Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Molise, Campania e Sicilia. Attraverso un’analisi delle politiche regionali, degli incentivi e delle buone pratiche adottate, si metteranno in evidenza le opportunità legate a questa forma di lavoro nell’ambito della promozione dell’uguaglianza e della partecipazione attiva delle persone con disabilità. Lo smart working rientra infatti tra gli accomodamenti ragionevoli a disposizione dell’ente o dell’azienda per favorire l’occupazione dei disabili, garantendo flessibilità nell’organizzazione, nella gestione delle attività lavorative e nella conciliazione vita-lavoro. Già dalla sua introduzione, con la l. 81/2017, il lavoro agile è stato infatti concepito come strumento in grado di rimuovere o mitigare ostacoli significativi, soprattutto per i più fragili che, in questo modo, possono superare barriere sia fisiche che geografiche. Non sorprende, quindi, che durante il periodo pandemico, attraverso disposizioni specifiche, lo smart working abbia favorito in modo particolare i soggetti più vulnerabili. Tuttavia, il legislatore italiano ha mostrato resistenze nell’adozione di norme promozionali per l’inserimento lavorativo dei disabili, richiedendo un processo di cambiamento culturale. In un’ottica de jure condendo, per ribaltare tale prospettiva, è necessario passare da una visione del lavoro organizzato come risultato di fattori esterni, quali il mercato e la tecnologia, che richiedono un totale adattamento individuale, a una visione in cui le scelte organizzative possono essere valutate anche secondo parametri sociali come l’inclusione, la non discriminazione e il benessere organizzativo. Il lavoro agile rappresenta uno strumento significativo per promuovere l’inclusione dei disabili nel contesto lavorativo contribuendo a garantire l’uguaglianza di opportunità. Dal confronto tra alcune esperienze regionali, sarà possibile individuare le disparità esistenti al fine di proporre strategie mirate all’adozione di politiche e pratiche a livello nazionale finalizzate a creare un ambiente lavorativo inclusivo, sostenibile e accessibile a tutti.
Smart working e inclusione dei disabili nel contesto lavorativo: il caso delle regioni italiane
Giulia Sberna
2024
Abstract
L’intervento propone un’analisi comparativa dello smart working come strumento per favorire l’inclusione dei soggetti disabili nel lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, focalizzandosi sulle differenze nell’adozione e nel supporto alle pratiche di lavoro agile tra alcune regioni italiane. A titolo paradigmatico, verranno analizzate le esperienze delle regioni del Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Molise, Campania e Sicilia. Attraverso un’analisi delle politiche regionali, degli incentivi e delle buone pratiche adottate, si metteranno in evidenza le opportunità legate a questa forma di lavoro nell’ambito della promozione dell’uguaglianza e della partecipazione attiva delle persone con disabilità. Lo smart working rientra infatti tra gli accomodamenti ragionevoli a disposizione dell’ente o dell’azienda per favorire l’occupazione dei disabili, garantendo flessibilità nell’organizzazione, nella gestione delle attività lavorative e nella conciliazione vita-lavoro. Già dalla sua introduzione, con la l. 81/2017, il lavoro agile è stato infatti concepito come strumento in grado di rimuovere o mitigare ostacoli significativi, soprattutto per i più fragili che, in questo modo, possono superare barriere sia fisiche che geografiche. Non sorprende, quindi, che durante il periodo pandemico, attraverso disposizioni specifiche, lo smart working abbia favorito in modo particolare i soggetti più vulnerabili. Tuttavia, il legislatore italiano ha mostrato resistenze nell’adozione di norme promozionali per l’inserimento lavorativo dei disabili, richiedendo un processo di cambiamento culturale. In un’ottica de jure condendo, per ribaltare tale prospettiva, è necessario passare da una visione del lavoro organizzato come risultato di fattori esterni, quali il mercato e la tecnologia, che richiedono un totale adattamento individuale, a una visione in cui le scelte organizzative possono essere valutate anche secondo parametri sociali come l’inclusione, la non discriminazione e il benessere organizzativo. Il lavoro agile rappresenta uno strumento significativo per promuovere l’inclusione dei disabili nel contesto lavorativo contribuendo a garantire l’uguaglianza di opportunità. Dal confronto tra alcune esperienze regionali, sarà possibile individuare le disparità esistenti al fine di proporre strategie mirate all’adozione di politiche e pratiche a livello nazionale finalizzate a creare un ambiente lavorativo inclusivo, sostenibile e accessibile a tutti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.