Spesso, nelle vicende alterne e incerte dell’urbanistica italiana, le pianificazioni di settore, nel definire solamente alcuni aspetti delle trasformazioni territoriali, in termini di sviluppo, vincoli e approcci innovativi ed inediti, hanno determinato i destini di ampi territori, in maniera similare, se non addirittura maggiore, degli ordinari strumenti di pianificazione comunale, intercomunale, provinciale. È questo senz’altro il caso dei piani delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) e dei Nuclei di Industrializzazione (NI)1 elaborati tra gli anni Sessanta e Ottanta dello scorso secolo ed estesi a gran parte del Meridione d’Italia. Nella maggior parte dei casi, infatti, le ipotesi di nuovi insediamenti hanno implementato la realizzazione di nuove attrezzature ed infrastrutture per la mobilità, indirizzato lo sviluppo del tessuto urbano delle città attorno alle quali gravitavano e, quasi sempre, hanno rappresentato anche una sorta di pianificazione territoriale in termini più generali, normando e dettando indirizzi anche per i suoli esterni alle aree eminentemente industriali, in termini di coordinamento dei piani comunali, tutela dei suoli agricoli, di possibili sviluppi urbani e di ipotesi strategiche a livello di area vasta. L’intera operazione, com’è noto, prese le mosse dalla legge n. 634 del 1957, che stabiliva le linee guida generali di questo processo di industrializzazione e ne definiva la dotazione economica, rimandando a successivi decreti le modalità di attuazione2. Il caso della Campania e, nello specifico, dell’ASI più estesa, quella di Caserta, è rappresentativo e paradigmatico di questa condizione ibrida della pianificazione, in grado, come vedremo nel seguito, di ridisegnare le geografie e le forme dei territori, assieme alle trasformazioni economiche, sociali, infrastrutturali ed urbani conseguenti. Dal punto di vista della pianificazione territoriale si confrontarono alcuni tra i maggiori urbanisti dell’epoca e i piani furono redatti articolando diverse competenze: economisti, idraulici, sociologi, trasportisti, ecc., il tutto coordinato a livello centrale dalla Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno).

I Piani Regolatori della Aree di Sviluppo Industriale. Il Mezzogiorno e Caserta

Giuseppe Guida
2024

Abstract

Spesso, nelle vicende alterne e incerte dell’urbanistica italiana, le pianificazioni di settore, nel definire solamente alcuni aspetti delle trasformazioni territoriali, in termini di sviluppo, vincoli e approcci innovativi ed inediti, hanno determinato i destini di ampi territori, in maniera similare, se non addirittura maggiore, degli ordinari strumenti di pianificazione comunale, intercomunale, provinciale. È questo senz’altro il caso dei piani delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) e dei Nuclei di Industrializzazione (NI)1 elaborati tra gli anni Sessanta e Ottanta dello scorso secolo ed estesi a gran parte del Meridione d’Italia. Nella maggior parte dei casi, infatti, le ipotesi di nuovi insediamenti hanno implementato la realizzazione di nuove attrezzature ed infrastrutture per la mobilità, indirizzato lo sviluppo del tessuto urbano delle città attorno alle quali gravitavano e, quasi sempre, hanno rappresentato anche una sorta di pianificazione territoriale in termini più generali, normando e dettando indirizzi anche per i suoli esterni alle aree eminentemente industriali, in termini di coordinamento dei piani comunali, tutela dei suoli agricoli, di possibili sviluppi urbani e di ipotesi strategiche a livello di area vasta. L’intera operazione, com’è noto, prese le mosse dalla legge n. 634 del 1957, che stabiliva le linee guida generali di questo processo di industrializzazione e ne definiva la dotazione economica, rimandando a successivi decreti le modalità di attuazione2. Il caso della Campania e, nello specifico, dell’ASI più estesa, quella di Caserta, è rappresentativo e paradigmatico di questa condizione ibrida della pianificazione, in grado, come vedremo nel seguito, di ridisegnare le geografie e le forme dei territori, assieme alle trasformazioni economiche, sociali, infrastrutturali ed urbani conseguenti. Dal punto di vista della pianificazione territoriale si confrontarono alcuni tra i maggiori urbanisti dell’epoca e i piani furono redatti articolando diverse competenze: economisti, idraulici, sociologi, trasportisti, ecc., il tutto coordinato a livello centrale dalla Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno).
2024
Guida, Giuseppe
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