Con decreto dell’8 agosto del 1793 l’Académie française viene soppressa dalla Convenzione nazionale. Tale decisione non impedisce, però, alla quinta edizione del Dictionnaire de l’Académie – frutto di un lavoro trentennale cominciato nel 1762 – di essere pubblicata ben cinque anni dopo. Il Dictionnaire, caratterizzato da un consapevole spirito filosofico, era opera di importanti personalità dell’epoca, fra cui Jean-Baptiste d’Alembert, Jean-François Marmontel, Voltaire, Étienne Bonnot de Condillac, Gabriel-Henri Gaillard, Nicolas Beauzée, Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes, Jean-François de La Harpe, Nicolas de Condorcet, mentre Jean-Baptiste-Antoine Suard e André Morellet avevano lavorato alla sua revisione. Questa edizione si distingueva dalle precedenti altre per due ragioni: per la presenza di un Discours préliminaire, manifesto des Lumières, in luogo della consueta préface, e per l’aggiunta di un Supplément contenant les mots nouveaux en usage depuis la Révolution, nel quale erano repertoriati i neologismi e i significati nuovi emersi nel corso degli eventi rivoluzionari. A partire da queste premesse storiche, il presente lavoro intende occuparsi delle nuove vedettes e dei nuovi significati inseriti nel Supplément, e ciò attraverso un’indagine comparativa con la quinta edizione del DAF e con le precedenti sue edizioni. In questo netto passaggio d’epoca, rappresentato dalla Rivoluzione francese, i nuovi contenuti lessicali non erano un semplice fenomeno linguistico, ma gli elementi culturali caratterizzanti un nuovo modo di guardare il mondo, con i suoi pregi e i suoi limiti. Se, infatti, nel Supplément si legge che al citoyen spetta il godimento « des droits » e che l’égalité è « égalité de droits », ovvero « que la Loi est la même pour tous », ci si può domandare perché mai la citoyenne sia considerata « une simple qualification », senza implicazione di diritti.
Il Supplément del Dictionnaire de l’Académie française : tra neologismi e significati ideologici
Carmen Saggiomo
2023
Abstract
Con decreto dell’8 agosto del 1793 l’Académie française viene soppressa dalla Convenzione nazionale. Tale decisione non impedisce, però, alla quinta edizione del Dictionnaire de l’Académie – frutto di un lavoro trentennale cominciato nel 1762 – di essere pubblicata ben cinque anni dopo. Il Dictionnaire, caratterizzato da un consapevole spirito filosofico, era opera di importanti personalità dell’epoca, fra cui Jean-Baptiste d’Alembert, Jean-François Marmontel, Voltaire, Étienne Bonnot de Condillac, Gabriel-Henri Gaillard, Nicolas Beauzée, Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes, Jean-François de La Harpe, Nicolas de Condorcet, mentre Jean-Baptiste-Antoine Suard e André Morellet avevano lavorato alla sua revisione. Questa edizione si distingueva dalle precedenti altre per due ragioni: per la presenza di un Discours préliminaire, manifesto des Lumières, in luogo della consueta préface, e per l’aggiunta di un Supplément contenant les mots nouveaux en usage depuis la Révolution, nel quale erano repertoriati i neologismi e i significati nuovi emersi nel corso degli eventi rivoluzionari. A partire da queste premesse storiche, il presente lavoro intende occuparsi delle nuove vedettes e dei nuovi significati inseriti nel Supplément, e ciò attraverso un’indagine comparativa con la quinta edizione del DAF e con le precedenti sue edizioni. In questo netto passaggio d’epoca, rappresentato dalla Rivoluzione francese, i nuovi contenuti lessicali non erano un semplice fenomeno linguistico, ma gli elementi culturali caratterizzanti un nuovo modo di guardare il mondo, con i suoi pregi e i suoi limiti. Se, infatti, nel Supplément si legge che al citoyen spetta il godimento « des droits » e che l’égalité è « égalité de droits », ovvero « que la Loi est la même pour tous », ci si può domandare perché mai la citoyenne sia considerata « une simple qualification », senza implicazione di diritti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.