Nel 1954, ad appena ventinove anni, Ferdinando Bologna fu il curatore, assieme al più maturo Gino Doria, della Mostra del ritratto storico napoletano, un’esposizione ancora oggi considerata esemplare per più motivi: dal punto di vista culturale, un’occasione irripetibile e irripetuta di tracciare una storia del Mezzogiorno attraverso i volti più rappresentativi e significativi di coloro che l’hanno segnata con la loro presenza; dal punto di vista estetico, una possibilità straordinaria di ammirare ritratti noti e inediti realizzati da grandi artisti dei secoli passati, in gran parte meridionali; dal punto di vista organizzativo, un’indicazione precisa di metodo, e cioè procedere verso un’equilibrata selezione di opere che potessero bilanciare l’aspetto storico e quello storico-artistico. Il saggio intende dunque ricostruire ed evidenziare quello che ancora oggi costituisce un capitolo imprescindibile per la storia del ritratto negli studi italiani. Il primo paragrafo passa in rassegna alcuni tentativi di realizzare una storia visiva del meridione, partendo dalle suggestioni di Croce per arrivare all’ottobre 1954, quando contemporaneamente all’apertura della mostra sul ritratto allestita al Palazzo Reale di Napoli usciva nelle sale cinematografche Carosello napoletano di Ettore Giannini. Il secondo paragrafo analizza i modelli di riferimento e la metodologia impiegata nella mostra, suddividendo i ritratti selezionati in tre distinte tipologie iconografiche al fine di individuare le categorie socioculturali prese in esame. Il terzo paragrafo, infine, ragiona sull’eredità della mostra e del suo catalogo, soffermandosi su alcune recensioni uscite tra la fine del 1954 e gli inizi del 1955 e ricordando soltanto alcune tra le ricadute che tali prodotti ebbero sugli studi storico-artistici successivi.

In 1954, at the age of just twenty-nine, Ferdinando Bologna was the curator, together with the more mature Gino Doria, of the 'Mostra del ritratto storico napoletano', an exhibition still today considered exemplary for several reasons: from a cultural point of view, an unrepeatable and unrepeated opportunity to trace a history of the South through the most representative and significant faces of those who have marked it with their presence; from an aesthetic point of view, an extraordinary possibility of admiring known and unpublished portraits made by great artists of past centuries, mostly from the South; from an organizational point of view, a precise indication of method, and that is to proceed towards a balanced selection of works that could balance the historical and historical-artistic aspects. The essay therefore intends to reconstruct and highlight what still today constitutes an essential chapter for the history of portraiture in Italian studies. The first paragraph reviews some attempts to create a visual history of the South, starting from the suggestions of Croce to arrive at October 1954, when at the same time as the opening of the exhibition on the portrait set up at the Royal Palace of Naples, 'Carosello napoletano' by Ettore Giannini was shown on the big screen. The second paragraph analyzes the reference models and the methodology used in the exhibition, dividing the selected portraits into three distinct iconographic typologies in order to identify the socio-cultural categories taken into consideration. Finally, the third paragraph discusses the legacy of the exhibition and its catalogue, focusing on some reviews published between the end of 1954 and the beginning of 1955 and recalling only some of the repercussions that these products had on subsequent historical-artistic studies.

Loro di Napoli. Ferdinando Bologna e la "Mostra del ritratto storico napoletano" (1954)

Brevetti G.
2023

Abstract

Nel 1954, ad appena ventinove anni, Ferdinando Bologna fu il curatore, assieme al più maturo Gino Doria, della Mostra del ritratto storico napoletano, un’esposizione ancora oggi considerata esemplare per più motivi: dal punto di vista culturale, un’occasione irripetibile e irripetuta di tracciare una storia del Mezzogiorno attraverso i volti più rappresentativi e significativi di coloro che l’hanno segnata con la loro presenza; dal punto di vista estetico, una possibilità straordinaria di ammirare ritratti noti e inediti realizzati da grandi artisti dei secoli passati, in gran parte meridionali; dal punto di vista organizzativo, un’indicazione precisa di metodo, e cioè procedere verso un’equilibrata selezione di opere che potessero bilanciare l’aspetto storico e quello storico-artistico. Il saggio intende dunque ricostruire ed evidenziare quello che ancora oggi costituisce un capitolo imprescindibile per la storia del ritratto negli studi italiani. Il primo paragrafo passa in rassegna alcuni tentativi di realizzare una storia visiva del meridione, partendo dalle suggestioni di Croce per arrivare all’ottobre 1954, quando contemporaneamente all’apertura della mostra sul ritratto allestita al Palazzo Reale di Napoli usciva nelle sale cinematografche Carosello napoletano di Ettore Giannini. Il secondo paragrafo analizza i modelli di riferimento e la metodologia impiegata nella mostra, suddividendo i ritratti selezionati in tre distinte tipologie iconografiche al fine di individuare le categorie socioculturali prese in esame. Il terzo paragrafo, infine, ragiona sull’eredità della mostra e del suo catalogo, soffermandosi su alcune recensioni uscite tra la fine del 1954 e gli inizi del 1955 e ricordando soltanto alcune tra le ricadute che tali prodotti ebbero sugli studi storico-artistici successivi.
2023
Brevetti, G.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/515235
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