In Italia – dove sono perlopiù mancati investimenti ingenti e continuativi di grandi impre- se industriali, nonché committenze unitarie, vaste e strutturate – l’osservazione del nesso tra design e manifattura ha dovuto includere storicamente il fattore «gusto», inteso come feno- meno culturale variamente declinato e ricco di sfumature che ha incorporato valenze se- mantiche, formali, di qualità esecutiva e commerciali del tutto peculiari e riconoscibili (De Fusco, 2007, p. VIII). Oggi questo fenomeno è connotato da ulteriori gradi di complessità e di varianza: in scenari nazionali e globali sempre più fluidi i processi di delocalizzazione di- lagano; il tessuto sociale del ceto medio – storico protagonista nella sfera produttiva e gestio- nale della trasformazione del consumo in immaginario – si sgretola; le consapevolezze degli acquirenti nei confronti dei reali contenuti valoriali dei beni si indeboliscono e la percezione della qualità è soggetta a variabili viepiù aleatorie (Ostidich, 2007, pp. VII-IX, 2-10). A fronte di tali mutazioni, nella prospettiva di superare difficoltà ormai consolidate e di co- gliere nuove opportunità, le ipotesi di un discorso contemporaneo sul Made in Italy sugge- riscono di esplorare linee di pensiero critico e progettuale diversificate e integrate, riflessioni problematizzanti fondate sulla concretezza, che puntano ad assorbire le vicende storiche valorizzandone i contenuti e le narrazioni in una prospettiva di elevata complessità, pren- dendo le distanze da stereotipate brandizzazioni di immagine o da semplicistici intenti di “musealizzazione”. Le considerazioni che seguono, si muovono in questa direzione.
Design Driven Strategies. Visioni a confronto
Maria Antonietta Sbordone
;
2022
Abstract
In Italia – dove sono perlopiù mancati investimenti ingenti e continuativi di grandi impre- se industriali, nonché committenze unitarie, vaste e strutturate – l’osservazione del nesso tra design e manifattura ha dovuto includere storicamente il fattore «gusto», inteso come feno- meno culturale variamente declinato e ricco di sfumature che ha incorporato valenze se- mantiche, formali, di qualità esecutiva e commerciali del tutto peculiari e riconoscibili (De Fusco, 2007, p. VIII). Oggi questo fenomeno è connotato da ulteriori gradi di complessità e di varianza: in scenari nazionali e globali sempre più fluidi i processi di delocalizzazione di- lagano; il tessuto sociale del ceto medio – storico protagonista nella sfera produttiva e gestio- nale della trasformazione del consumo in immaginario – si sgretola; le consapevolezze degli acquirenti nei confronti dei reali contenuti valoriali dei beni si indeboliscono e la percezione della qualità è soggetta a variabili viepiù aleatorie (Ostidich, 2007, pp. VII-IX, 2-10). A fronte di tali mutazioni, nella prospettiva di superare difficoltà ormai consolidate e di co- gliere nuove opportunità, le ipotesi di un discorso contemporaneo sul Made in Italy sugge- riscono di esplorare linee di pensiero critico e progettuale diversificate e integrate, riflessioni problematizzanti fondate sulla concretezza, che puntano ad assorbire le vicende storiche valorizzandone i contenuti e le narrazioni in una prospettiva di elevata complessità, pren- dendo le distanze da stereotipate brandizzazioni di immagine o da semplicistici intenti di “musealizzazione”. Le considerazioni che seguono, si muovono in questa direzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.