Il contributo vuole porre in rilievo le molte proposte avanzate a Napoli tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del secolo successivo per separare definitivamente dal resto del tessuto urbano consolidato quella che poteva oramai definirsi una vera e propria «città nella città», un insediamento fortificato cinto da una cortina bastionata che si sarebbe dovuta adeguare alla tormentata orografia del terreno. Se il ben noto piano di riassetto urbano di Napoli avviato dal viceré don Pedro de Toledo dal 1532 si configura quale elemento chiave per la configurazione della città moderna, tutto quanto posto in essere o solo programmato nei decenni successivi mostra chiaramente la volontà di contenere e controllare, più che proteggere, un tessuto urbano cresciuto a dismisura e indifendibile in caso di una sommossa popolare. Proprio in questa direzione il Toledo e i suoi successori mirarono coerentemente alla separazione dei Napoletani dalle «genti spagnole» che sempre più numerose si trasferivano in città per ricoprire prestigiose cariche giudiziarie e amministrative: l’ampliamento delle mura verso occidente diventa così l’indispensabile premessa alla definizione di un insediamento protetto riconoscibile per quantità e qualità delle infrastrutture, «ben guardato» dal nuovo forte di Sant’Elmo ma ancora pericolosamente scoperto verso il borgo di Chiaia. La cittadella, per molti ispirata versi ad analoghe soluzioni proposte nell’ampia trattatistica coeva, appare in realtà l’esito di quanto si andava concretizzando in quegli stessi anni a Capua, straordinario terreno di sperimentazione per generazioni di tecnici militari di area napoletana e spagnola, ma soprattutto nell’Annunziata di Massa Lubrense, poco noto progetto frutto della collaborazione tra Giacomo Lantieri e Giovan Tommaso Scala.

“Una novella e grande colonia”. Pareri e progetti per una cittadella fortificata nella Napoli di fine Cinquecento

Pignatelli Spinazzola
2023

Abstract

Il contributo vuole porre in rilievo le molte proposte avanzate a Napoli tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del secolo successivo per separare definitivamente dal resto del tessuto urbano consolidato quella che poteva oramai definirsi una vera e propria «città nella città», un insediamento fortificato cinto da una cortina bastionata che si sarebbe dovuta adeguare alla tormentata orografia del terreno. Se il ben noto piano di riassetto urbano di Napoli avviato dal viceré don Pedro de Toledo dal 1532 si configura quale elemento chiave per la configurazione della città moderna, tutto quanto posto in essere o solo programmato nei decenni successivi mostra chiaramente la volontà di contenere e controllare, più che proteggere, un tessuto urbano cresciuto a dismisura e indifendibile in caso di una sommossa popolare. Proprio in questa direzione il Toledo e i suoi successori mirarono coerentemente alla separazione dei Napoletani dalle «genti spagnole» che sempre più numerose si trasferivano in città per ricoprire prestigiose cariche giudiziarie e amministrative: l’ampliamento delle mura verso occidente diventa così l’indispensabile premessa alla definizione di un insediamento protetto riconoscibile per quantità e qualità delle infrastrutture, «ben guardato» dal nuovo forte di Sant’Elmo ma ancora pericolosamente scoperto verso il borgo di Chiaia. La cittadella, per molti ispirata versi ad analoghe soluzioni proposte nell’ampia trattatistica coeva, appare in realtà l’esito di quanto si andava concretizzando in quegli stessi anni a Capua, straordinario terreno di sperimentazione per generazioni di tecnici militari di area napoletana e spagnola, ma soprattutto nell’Annunziata di Massa Lubrense, poco noto progetto frutto della collaborazione tra Giacomo Lantieri e Giovan Tommaso Scala.
2023
Pignatelli, Spinazzola
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