Identità nascoste: celare per disvelare Marco Borrelli La ricerca di nuovi scenari per il museo del futuro rifugge la radicalizzazione dello spazio circoscritto inteso solo come spazio-contenitore e contempla nuove forme di espressione e di comunicazione di un messaggio in cui l’arte partecipa alla ri-figurazione della scena urbana divulgando la cultura in forma diffusa. Questa azione di musealizzazione sta accompagnando i modi e i tempi della metamorfosi della città grazie anche a interventi minimi e tempestivi che utilizzano nuove forme di espressione che spaziano dalla Street, alla Urban fino alla Land Art e nelle quali l’uso dello spazio serve per denotare una specifica retorica e connotare una precisa poetica. L’azione dell’arte, così, diviene protagonista di un’espressione di libertà da intendersi processo naturale che riconnette artista e architetto in un discorso narrativo dell’architettura che storicamente è interpretata come il “grande libro dell’umanità” nonché registro di identità e appartenenze. Il carattere semiotico di questa pratica artistica si esplica attraverso il concetto di parassitismo, idea da sempre connaturata all’architettura, in cui l’ospite e l’organismo che accoglie, si integrano in un palinsesto figurativo. Le strade, le piazze e gli slarghi, dunque, diventano luogo della continuità, stabilendo cosi nuovi processi di scrittura e decodifica degli spazi in un progetto di partecipazione in una città-museo en plein air. Non è un caso che, la famosa locuzione “la bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre” di Christo e Jeanne-Claude ha dimostrato quanto, la libertà nel gesto creativo attraverso il celare, il ricoprire, e il ridisegnare volumi e forme stereometriche dell’architettura rappresenti la volontà di disvelare l’identità del luogo e dell’uomo, abitante nella società della globalizzazione. L’estetica del momentaneo induce l’atteggiamento dell’osservatore che da passeggiatore (il flâneur) si fa cacciatore di opere, anche grazie all’avvento dei social media e del “punta e scatta” in una società che ambisce ad un continuo compiacimento estetico dell’individuo. La vera cifra della street art risiede nella capacità di negoziazione tra due forme di discorso: quello dell’arte e quello della città, in cui il progetto diventa processo per riflettere nuove visioni affinché l’istituzione museo diventi il testimone dei cambiamenti in atto a sfondo sociale, economico, politico e culturale.

Street art | Identità nascoste: celare per disvelare

Marco Borrelli
2021

Abstract

Identità nascoste: celare per disvelare Marco Borrelli La ricerca di nuovi scenari per il museo del futuro rifugge la radicalizzazione dello spazio circoscritto inteso solo come spazio-contenitore e contempla nuove forme di espressione e di comunicazione di un messaggio in cui l’arte partecipa alla ri-figurazione della scena urbana divulgando la cultura in forma diffusa. Questa azione di musealizzazione sta accompagnando i modi e i tempi della metamorfosi della città grazie anche a interventi minimi e tempestivi che utilizzano nuove forme di espressione che spaziano dalla Street, alla Urban fino alla Land Art e nelle quali l’uso dello spazio serve per denotare una specifica retorica e connotare una precisa poetica. L’azione dell’arte, così, diviene protagonista di un’espressione di libertà da intendersi processo naturale che riconnette artista e architetto in un discorso narrativo dell’architettura che storicamente è interpretata come il “grande libro dell’umanità” nonché registro di identità e appartenenze. Il carattere semiotico di questa pratica artistica si esplica attraverso il concetto di parassitismo, idea da sempre connaturata all’architettura, in cui l’ospite e l’organismo che accoglie, si integrano in un palinsesto figurativo. Le strade, le piazze e gli slarghi, dunque, diventano luogo della continuità, stabilendo cosi nuovi processi di scrittura e decodifica degli spazi in un progetto di partecipazione in una città-museo en plein air. Non è un caso che, la famosa locuzione “la bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre” di Christo e Jeanne-Claude ha dimostrato quanto, la libertà nel gesto creativo attraverso il celare, il ricoprire, e il ridisegnare volumi e forme stereometriche dell’architettura rappresenti la volontà di disvelare l’identità del luogo e dell’uomo, abitante nella società della globalizzazione. L’estetica del momentaneo induce l’atteggiamento dell’osservatore che da passeggiatore (il flâneur) si fa cacciatore di opere, anche grazie all’avvento dei social media e del “punta e scatta” in una società che ambisce ad un continuo compiacimento estetico dell’individuo. La vera cifra della street art risiede nella capacità di negoziazione tra due forme di discorso: quello dell’arte e quello della città, in cui il progetto diventa processo per riflettere nuove visioni affinché l’istituzione museo diventi il testimone dei cambiamenti in atto a sfondo sociale, economico, politico e culturale.
2021
Borrelli, Marco
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