Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso Adriano Olivetti aprì a Pozzuoli in provincia di Napoli una nuova fabbrica di macchine calcolatrici. L’idea rientrava nel piano economico-sociale del Movimento Comunità ovvero investire al di fuori dello storico nucleo delle officine Olivetti a Ivrea e costruire nel sud Italia una nuova occasione di lavoro nonché assistenza alle famiglie degli operai. Il progetto architettonico fu affidato a un gruppo di architetti coordinato da Luigi Cosenza. La fabbrica si mostrò immediatamente come un magistrale esempio di integrazione architettonica nello stupefacente panorama naturale della costa puteolana tant’è che all’inaugurazione dello stabilimento, avvenuta nel 1955, Adriano Olivetti commentò: «di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno». La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo «perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». La ricerca di sistemi economici alternativi e di idee progettuali a scala architettonica e/o urbana, che concorressero alla realizzazione di modelli ispirati ai bisogni sociali non è sperimentazione nuova in Campania, trovando nell’allora tardo settecentesca Terra di Lavoro un esempio eccellente: Ferdinandopoli, una città di fondazione voluta dal re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, da costruirsi a integrazione della Real Colonia di San Leucio, situata alle spalle dell’attuale Reggia di Caserta e ai piedi del palazzo del Belvedere di San Leucio.

UTOPICHE REALTÀ in Campania. Da Adriano Olivetti a Ferdinando IV

ORNELLA ZERLENGA
2021

Abstract

Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso Adriano Olivetti aprì a Pozzuoli in provincia di Napoli una nuova fabbrica di macchine calcolatrici. L’idea rientrava nel piano economico-sociale del Movimento Comunità ovvero investire al di fuori dello storico nucleo delle officine Olivetti a Ivrea e costruire nel sud Italia una nuova occasione di lavoro nonché assistenza alle famiglie degli operai. Il progetto architettonico fu affidato a un gruppo di architetti coordinato da Luigi Cosenza. La fabbrica si mostrò immediatamente come un magistrale esempio di integrazione architettonica nello stupefacente panorama naturale della costa puteolana tant’è che all’inaugurazione dello stabilimento, avvenuta nel 1955, Adriano Olivetti commentò: «di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno». La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo «perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza». La ricerca di sistemi economici alternativi e di idee progettuali a scala architettonica e/o urbana, che concorressero alla realizzazione di modelli ispirati ai bisogni sociali non è sperimentazione nuova in Campania, trovando nell’allora tardo settecentesca Terra di Lavoro un esempio eccellente: Ferdinandopoli, una città di fondazione voluta dal re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, da costruirsi a integrazione della Real Colonia di San Leucio, situata alle spalle dell’attuale Reggia di Caserta e ai piedi del palazzo del Belvedere di San Leucio.
2021
Zerlenga, Ornella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/460834
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