La società contemporanea è stata definita già nel 2000 da Ulrich Beck come “società del rischio”: una società nella quale le tradizionali logiche di distribuzione della ricchezza venivano progressivamente sostituite da quelle connesse alla distribuzione dei rischi, foriere di nuove geografie della disuguaglianza, le cui linee sono tracciate dalle eterogenee e mutevoli minacce socio-ambientali (dal cambiamento climatico al degrado delle risorse naturali, dalle dinamiche demografiche alle trasformazioni socioeconomiche) e dalle diverse vulnerabilità dei contesti locali. Per contrastare i crescenti e mutevoli fenomeni di disuguaglianza, individuati dall’Agenda 2030 come fattori in grado di rallentare il percorso volto al perseguimento di uno sviluppo sostenibile, la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSVS) individua diverse aree, scelte e obiettivi strategici, proponendo un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità. La SNSVS assume i concetti di integrazione e inclusione come principi guida per l’azione e pone la creazione di comunità e territori resilienti fra le proprie scelte strategiche, associandola alla custodia di paesaggi e beni culturali (Area Pianeta, Scelta III). Questo contributo si propone, in particolare, di approfondire potenzialità e problemi implicati da questa associazione che, così come formulata dalla SNSV, evidenzia la necessità di una pianificazione in grado di integrare tutte le dimensioni della sostenibilità, guidando uno sviluppo territoriale e urbano capace di stimolare la piena espressione del potenziale economico, sociale, ambientale e culturale delle città e, nel contempo, di riequilibrare le relazioni tra territori di cintura e interni e invertire le tendenze allo spopolamento. L’approfondimento proposto muove da un esame critico di alcune delle strategie messe in campo negli ultimi anni al fine di accrescere, in linea con gli obiettivi della SNSVS, la resilienza di comunità e territori. Il concetto di resilienza, nella sua polisemia, si presta ad essere interpretato adottando chiavi di lettura molto differenti. Il suo utilizzo, quando ancorato al cosiddetto paradigma della modernizzazione ecologica, può comportare un’accelerazione di processi di esclusione/aggravamento degli squilibri per i gruppi sociali o per le aree più vulnerabili. Molte delle esperienze in corso (Strategie di Resilienza, Piani di adattamento al Cambiamento Climatico, Strategie Pilota per le Aree interne, ecc.), a ben guardare, mostrano difficoltà sia nell’adottare un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità sia nell’includere i principi guida individuati dalla SNSVS. Molto spesso, esse si limitano ad affrontare alcune dimensioni della vulnerabilità, con la conseguenza che i loro esiti potrebbero condurre ad accrescere altre dimensioni della vulnerabilità (sociale, sistemica, ecc.) o risultare forieri di nuove vulnerabilità. Tali esperienze presentano inoltre, molto spesso, un focus esclusivo su una singola dimensione territoriale (quella urbana o quella dei territori interni), tralasciando la necessità di assumere a riferimento una dimensione bioregionale, più adeguata sia a comprendere le dinamiche dei sistemi socio-ecologici e le complesse interazioni che sono alla base della crescente vulnerabilità dei territori, sia a guidare quel processo di riequilibrio territoriale auspicato dalla Strategia. I molteplici fattori di pressione e le eterogenee e crescenti vulnerabilità dei territori a più elevata criticità nel nostro paese (aree interne, paesaggi costieri, territori periurbani) evidenziano nodi problematici che difficilmente potranno essere risolti limitandosi a individuare e condividere, come propone la SNSVS, politiche in grado di rilanciare la crescita, stimolando la piena espressione del potenziale economico, e renderla sostenibile nel lungo periodo, riducendo gli squilibri territoriali. Per questa ragione, il presente contributo mira a delineare una prospettiva diversa, ancorando le possibilità di uno sviluppo durevole e sostenibile a due pilastri fondamentali: una visione integrata della resilienza dei territori, basata sulla comprensione delle complesse interazioni tra componenti naturali e culturali, materiali e immateriali, tra processi umani ed ecologici che, interagendo su scale differenti, ne determinano le trasformazioni; la promozione o il rafforzamento di pratiche che, attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, siano in grado di innescare processi di adattamento/trasformazione basati sul riconoscimento delle risorse locali e del valore patrimoniale del territorio e del paesaggio come opportunità per garantirne la custodia e la cura. In tal modo, il contributo intende offrire una chiave interpretativa della scelta, scarsamente argomentata dalla SNSVS, che pone in diretto rapporto la creazione di comunità e territori resilienti con la custodia di paesaggi e beni culturali.

Quale resilienza per quali paesaggi?

A. Galderisi
2021

Abstract

La società contemporanea è stata definita già nel 2000 da Ulrich Beck come “società del rischio”: una società nella quale le tradizionali logiche di distribuzione della ricchezza venivano progressivamente sostituite da quelle connesse alla distribuzione dei rischi, foriere di nuove geografie della disuguaglianza, le cui linee sono tracciate dalle eterogenee e mutevoli minacce socio-ambientali (dal cambiamento climatico al degrado delle risorse naturali, dalle dinamiche demografiche alle trasformazioni socioeconomiche) e dalle diverse vulnerabilità dei contesti locali. Per contrastare i crescenti e mutevoli fenomeni di disuguaglianza, individuati dall’Agenda 2030 come fattori in grado di rallentare il percorso volto al perseguimento di uno sviluppo sostenibile, la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSVS) individua diverse aree, scelte e obiettivi strategici, proponendo un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità. La SNSVS assume i concetti di integrazione e inclusione come principi guida per l’azione e pone la creazione di comunità e territori resilienti fra le proprie scelte strategiche, associandola alla custodia di paesaggi e beni culturali (Area Pianeta, Scelta III). Questo contributo si propone, in particolare, di approfondire potenzialità e problemi implicati da questa associazione che, così come formulata dalla SNSV, evidenzia la necessità di una pianificazione in grado di integrare tutte le dimensioni della sostenibilità, guidando uno sviluppo territoriale e urbano capace di stimolare la piena espressione del potenziale economico, sociale, ambientale e culturale delle città e, nel contempo, di riequilibrare le relazioni tra territori di cintura e interni e invertire le tendenze allo spopolamento. L’approfondimento proposto muove da un esame critico di alcune delle strategie messe in campo negli ultimi anni al fine di accrescere, in linea con gli obiettivi della SNSVS, la resilienza di comunità e territori. Il concetto di resilienza, nella sua polisemia, si presta ad essere interpretato adottando chiavi di lettura molto differenti. Il suo utilizzo, quando ancorato al cosiddetto paradigma della modernizzazione ecologica, può comportare un’accelerazione di processi di esclusione/aggravamento degli squilibri per i gruppi sociali o per le aree più vulnerabili. Molte delle esperienze in corso (Strategie di Resilienza, Piani di adattamento al Cambiamento Climatico, Strategie Pilota per le Aree interne, ecc.), a ben guardare, mostrano difficoltà sia nell’adottare un approccio multidimensionale al concetto di sostenibilità sia nell’includere i principi guida individuati dalla SNSVS. Molto spesso, esse si limitano ad affrontare alcune dimensioni della vulnerabilità, con la conseguenza che i loro esiti potrebbero condurre ad accrescere altre dimensioni della vulnerabilità (sociale, sistemica, ecc.) o risultare forieri di nuove vulnerabilità. Tali esperienze presentano inoltre, molto spesso, un focus esclusivo su una singola dimensione territoriale (quella urbana o quella dei territori interni), tralasciando la necessità di assumere a riferimento una dimensione bioregionale, più adeguata sia a comprendere le dinamiche dei sistemi socio-ecologici e le complesse interazioni che sono alla base della crescente vulnerabilità dei territori, sia a guidare quel processo di riequilibrio territoriale auspicato dalla Strategia. I molteplici fattori di pressione e le eterogenee e crescenti vulnerabilità dei territori a più elevata criticità nel nostro paese (aree interne, paesaggi costieri, territori periurbani) evidenziano nodi problematici che difficilmente potranno essere risolti limitandosi a individuare e condividere, come propone la SNSVS, politiche in grado di rilanciare la crescita, stimolando la piena espressione del potenziale economico, e renderla sostenibile nel lungo periodo, riducendo gli squilibri territoriali. Per questa ragione, il presente contributo mira a delineare una prospettiva diversa, ancorando le possibilità di uno sviluppo durevole e sostenibile a due pilastri fondamentali: una visione integrata della resilienza dei territori, basata sulla comprensione delle complesse interazioni tra componenti naturali e culturali, materiali e immateriali, tra processi umani ed ecologici che, interagendo su scale differenti, ne determinano le trasformazioni; la promozione o il rafforzamento di pratiche che, attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, siano in grado di innescare processi di adattamento/trasformazione basati sul riconoscimento delle risorse locali e del valore patrimoniale del territorio e del paesaggio come opportunità per garantirne la custodia e la cura. In tal modo, il contributo intende offrire una chiave interpretativa della scelta, scarsamente argomentata dalla SNSVS, che pone in diretto rapporto la creazione di comunità e territori resilienti con la custodia di paesaggi e beni culturali.
2021
Barbanente, A.; Galderisi, A.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/440309
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