Nel 1945 viene ricostituita la provincia di Caserta, soppressa nel 1927; una provincia che rimane priva di strumenti di pianificazione fino a tempi recenti. Il contributo ricostruisce le proposte di Pianificazione territoriale, presentate da vari soggetti e vari Enti territoriali, a partire dall’emanazione della legge urbanistica nazionale, cercando di definire le strategie di intervento previste per il territorio. Dai primi studi del 1952 che non decollano anche per le incertezze del quadro nazionale, si passa allo studio sperimentale di Luigi Cosenza, per poi giungere al documento Novacco-Rossi Doria che inserisce Caserta nella cosiddetta zona attiva, essendo tra le zone maggiormente urbanizzate. Molti, come si vedrà, sono i limiti ma anche i punti di forza di questo documento. Negli anni successivi seguiranno altre proposte: nel 1964 una parte della provincia di Caserta rientra nel progetto di piano regolatore intercomunale del comprensorio di Napoli, redatto da un gruppo di lavoro coordinato da Luigi Piccinato e uno Schema di Sviluppo Economico regionale per il periodo 1966-1970 (SSE). Nel 1967 vengono presentate dal Comitato, pochi anni prima istituito, le Indicazioni per le direttive da seguire nella redazione del PTC. Da questo momento molti saranno gli spunti e le proposte di assetto del territorio regionale e provinciale che, però, come è noto, stenteranno a riuscire. Solo negli anni duemila si sbloccherà la situazione e si arriverà alla definizione di un quadro preciso della pianificazione e del governo del territorio regionale e provinciale. La carenza di pianificazione ha determinato lo stato della nostra provincia: urbanizzazione diffusa, sprawl, abusi nelle zone agricole e disordine insediativo sono tutti elementi connotanti il territorio casertano, dovuti anche e, forse soprattutto, alla mancanza di una visione globale del territorio.
La provincia di Caserta nella pianificazione urbanistica regionale:dalla ricostituzione dell'ente alle Norme sul governo del territorio della Regione Campania
de Biase C.
2020
Abstract
Nel 1945 viene ricostituita la provincia di Caserta, soppressa nel 1927; una provincia che rimane priva di strumenti di pianificazione fino a tempi recenti. Il contributo ricostruisce le proposte di Pianificazione territoriale, presentate da vari soggetti e vari Enti territoriali, a partire dall’emanazione della legge urbanistica nazionale, cercando di definire le strategie di intervento previste per il territorio. Dai primi studi del 1952 che non decollano anche per le incertezze del quadro nazionale, si passa allo studio sperimentale di Luigi Cosenza, per poi giungere al documento Novacco-Rossi Doria che inserisce Caserta nella cosiddetta zona attiva, essendo tra le zone maggiormente urbanizzate. Molti, come si vedrà, sono i limiti ma anche i punti di forza di questo documento. Negli anni successivi seguiranno altre proposte: nel 1964 una parte della provincia di Caserta rientra nel progetto di piano regolatore intercomunale del comprensorio di Napoli, redatto da un gruppo di lavoro coordinato da Luigi Piccinato e uno Schema di Sviluppo Economico regionale per il periodo 1966-1970 (SSE). Nel 1967 vengono presentate dal Comitato, pochi anni prima istituito, le Indicazioni per le direttive da seguire nella redazione del PTC. Da questo momento molti saranno gli spunti e le proposte di assetto del territorio regionale e provinciale che, però, come è noto, stenteranno a riuscire. Solo negli anni duemila si sbloccherà la situazione e si arriverà alla definizione di un quadro preciso della pianificazione e del governo del territorio regionale e provinciale. La carenza di pianificazione ha determinato lo stato della nostra provincia: urbanizzazione diffusa, sprawl, abusi nelle zone agricole e disordine insediativo sono tutti elementi connotanti il territorio casertano, dovuti anche e, forse soprattutto, alla mancanza di una visione globale del territorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.