«Si può ammirare una poesia di cui non si accettano le idee?», questa è la domanda che Montale torna ostinatamente a chiedersi in tutte le prose critiche da lui dedicate, nel corso di circa un ventennio, al poeta americano Ezra Pound. Questo interrogativo si rivela indice di una preoccupazione profonda, circa i rapporti tra etica e letteratura, che il poeta tenta puntualmente di ignorare o dissimulare e che finisce invece per riproporre quasi ossessivamente. Per poter “salvare” la poesia poundiana Montale mette in atto le più svariate strategie: dal coinvolgere nell'analisi interpretativa l'intero gruppo degli 'esuli' americani (e dunque Hemingway, Eliot, Whitman, Henry Miller e altri) al distinguere, anche forzosamente, la figura del Pound poeta da quella dell'uomo, fino addirittura a considerare il caso Pound come parte di una deriva culturale più vasta, comprendente forse l'intera contemporaneità.
I «canti di prigioniero»: Montale, Pound e l'etica della letteratura
Sielo F
2016
Abstract
«Si può ammirare una poesia di cui non si accettano le idee?», questa è la domanda che Montale torna ostinatamente a chiedersi in tutte le prose critiche da lui dedicate, nel corso di circa un ventennio, al poeta americano Ezra Pound. Questo interrogativo si rivela indice di una preoccupazione profonda, circa i rapporti tra etica e letteratura, che il poeta tenta puntualmente di ignorare o dissimulare e che finisce invece per riproporre quasi ossessivamente. Per poter “salvare” la poesia poundiana Montale mette in atto le più svariate strategie: dal coinvolgere nell'analisi interpretativa l'intero gruppo degli 'esuli' americani (e dunque Hemingway, Eliot, Whitman, Henry Miller e altri) al distinguere, anche forzosamente, la figura del Pound poeta da quella dell'uomo, fino addirittura a considerare il caso Pound come parte di una deriva culturale più vasta, comprendente forse l'intera contemporaneità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.