L’abbandono dell’Architettura o l’Architettura dell’abbandono Oggi l’Italia si trova nella paradossale condizione di essere “piena di vuoti”; dispone, infatti, di un patrimonio di oltre 6 milioni di immobili, inutilizzati, dismessi o sottoutilizzati che ri-propongono il tema dell’abbandono dell’architettura figlio della nostra attuale società dei consumi, dello spreco e della velocità. Molte chiese sconsacrate e non piu adibite ad attività e riti religiosi, rappresentano, l’occasione per rafforzare la consapevolezza della responsabilità culturale ed etica dell’architetto orientato alla progettazione del patrimonio del costruito, dedicando la giusta cura per innescare un processo di ri-conversione di spazi in luoghi, pregni di anima, di senso di comunità e di spirito civile. Le esercitazioni progettuali dal carattere sperimentale condotte nel corso di Museografia d’Impresa si concretizzano nell’immaginare una rifunzionalizzazione del patrimonio architettonico oggi in decandenza per riattivare una nuova tipologia di museo, sociale, orientato alla diffusione della cultura materiale ed immateriale. L’obiettivo si palesa attraverso l’attivazione di processi partecipativi e trasparenti, in collaborazione con le comunità del territorio, finalizzati a ricercare interpretare e migliorare la comprensione del mondo e delle sue trasformazioni in atto puntando a contribuire alla dignità umana, alla giustizia sociale, all’uguaglianza globale e al benessere planetario in linea con le indicazioni proposte per la nuova definzione ICOM di “Museo” (Kyoto 7 settembre 2019) In ambito urbano la “ri-significazione” e la “ri-qualificazione” applicata ai luoghi di culto, di quelli abbandonati o sconsacrati ma anche di quelli che continuando a svolgere la loro normale attività liturgica, attraverso allestimenti che rispondono alle esigenze del luogo ed alle aspettative mutevoli della comunità di un territorio. Il processo di metamorfosi in continua evoluzione dell’edificio chiesa può contemplare nel campo della progettazione la ri-vitalizzazione dell’interno architettonico ammettendo molteplici rituali civili, interculturali e di integrazione della diversità educando alla bellezza come strumento per evitare di rincorrere i miti utilitaristici dell’epoca moderna che condiziona in maniera negativa il dibattito proteso al fare architettura attraverso il rispetto del patrimonio che l’Italia ci lascia in eredità.

L’abbandono dell’Architettura o l’Architettura dell’abbandono

Marco Borrelli
2019

Abstract

L’abbandono dell’Architettura o l’Architettura dell’abbandono Oggi l’Italia si trova nella paradossale condizione di essere “piena di vuoti”; dispone, infatti, di un patrimonio di oltre 6 milioni di immobili, inutilizzati, dismessi o sottoutilizzati che ri-propongono il tema dell’abbandono dell’architettura figlio della nostra attuale società dei consumi, dello spreco e della velocità. Molte chiese sconsacrate e non piu adibite ad attività e riti religiosi, rappresentano, l’occasione per rafforzare la consapevolezza della responsabilità culturale ed etica dell’architetto orientato alla progettazione del patrimonio del costruito, dedicando la giusta cura per innescare un processo di ri-conversione di spazi in luoghi, pregni di anima, di senso di comunità e di spirito civile. Le esercitazioni progettuali dal carattere sperimentale condotte nel corso di Museografia d’Impresa si concretizzano nell’immaginare una rifunzionalizzazione del patrimonio architettonico oggi in decandenza per riattivare una nuova tipologia di museo, sociale, orientato alla diffusione della cultura materiale ed immateriale. L’obiettivo si palesa attraverso l’attivazione di processi partecipativi e trasparenti, in collaborazione con le comunità del territorio, finalizzati a ricercare interpretare e migliorare la comprensione del mondo e delle sue trasformazioni in atto puntando a contribuire alla dignità umana, alla giustizia sociale, all’uguaglianza globale e al benessere planetario in linea con le indicazioni proposte per la nuova definzione ICOM di “Museo” (Kyoto 7 settembre 2019) In ambito urbano la “ri-significazione” e la “ri-qualificazione” applicata ai luoghi di culto, di quelli abbandonati o sconsacrati ma anche di quelli che continuando a svolgere la loro normale attività liturgica, attraverso allestimenti che rispondono alle esigenze del luogo ed alle aspettative mutevoli della comunità di un territorio. Il processo di metamorfosi in continua evoluzione dell’edificio chiesa può contemplare nel campo della progettazione la ri-vitalizzazione dell’interno architettonico ammettendo molteplici rituali civili, interculturali e di integrazione della diversità educando alla bellezza come strumento per evitare di rincorrere i miti utilitaristici dell’epoca moderna che condiziona in maniera negativa il dibattito proteso al fare architettura attraverso il rispetto del patrimonio che l’Italia ci lascia in eredità.
2019
Borrelli, Marco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/426081
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