La diffusione della tecnologia crittografica per convalidare le transazioni e generare la moneta è guardata in alcuni ambienti scientifici con grandi aspettative. Secondo alcuni studiosi, abbattendo di fatto le barriere all’entrata nella produzione di moneta, la tecnologia crittografica avrebbe infatti l’effetto di demolire il monopolio di banche e governi nel settore e di far venir meno le relative rendite di posizione, che sarebbero alle origini delle principali perturbazioni monetarie. In questo contributo, la questione viene analizzata alla luce di una rilettura della storia monetaria in un'ottica keynesiana. Per Keynes, la moneta nasce allo scopo di definire il contenuto sostanziale degli impegni assunti dagli operatori tramite i contratti di credito/debito, e il suo "incarnarsi" nel bene (in senso lato) dal valore relativamente più stabile è il risultato della congiunzione del desiderio della classe proprietaria di veder protetto il valore della propria ricchezza e della sua egemonia politica: le monete metalliche sarebbero state quindi le forme fenomeniche in cui si è storicamente incarnata l’idea di un ancoraggio in grado di proteggere la classe dei proprietari dai rischi inflazionistici. Tuttavia, per effetto della forte correlazione tra domanda di mezzi di pagamento e produzione di merci, il valore delle monete a produzione inelastica ha storicamente fatto registrare (oltre ad una inquietante volatilità nel breve periodo) una sistematica tendenza ad apprezzarsi nel lungo periodo, fenomeno che ne ha lentamente, ma inesorabilmente, modificato la funzione. Quando la moneta manifesta una tendenza all’apprezzamento, è infatti inevitabile che agenti razionali comincino ad utilizzarla come riserva di valore, ossia a tesaurizzarla per salvaguardare, e possibilmente accrescere, il valore della propria ricchezza. E se la moneta viene tesaurizzata in maniera massiccia, essa smette di alimentare la circolazione di merci, innescando fenomeni cumulativi di recessione dell’attività economica e rendendo inesigibili i crediti di cui la moneta stessa è costituita. Poiché il Bitcoin è stata progettato "simulando" - per mezzo di un algoritmo - la scarsità relativa tipica delle monete metalliche, una sua eventuale diffusione generalizzata come mezzo di pagamento lo renderebbe soggetto alla volatilità nel breve periodo e alle tendenze deflazionistiche di lungo periodo tipiche delle monete metalliche, determinando disfunzioni dell'economia reale analoghe a quelle che hanno storicamente caratterizzato i sistemi a moneta metallica.

Il posto delle criptovalute nella storia dei sistemi monetari

S. D'Acunto
;
2019

Abstract

La diffusione della tecnologia crittografica per convalidare le transazioni e generare la moneta è guardata in alcuni ambienti scientifici con grandi aspettative. Secondo alcuni studiosi, abbattendo di fatto le barriere all’entrata nella produzione di moneta, la tecnologia crittografica avrebbe infatti l’effetto di demolire il monopolio di banche e governi nel settore e di far venir meno le relative rendite di posizione, che sarebbero alle origini delle principali perturbazioni monetarie. In questo contributo, la questione viene analizzata alla luce di una rilettura della storia monetaria in un'ottica keynesiana. Per Keynes, la moneta nasce allo scopo di definire il contenuto sostanziale degli impegni assunti dagli operatori tramite i contratti di credito/debito, e il suo "incarnarsi" nel bene (in senso lato) dal valore relativamente più stabile è il risultato della congiunzione del desiderio della classe proprietaria di veder protetto il valore della propria ricchezza e della sua egemonia politica: le monete metalliche sarebbero state quindi le forme fenomeniche in cui si è storicamente incarnata l’idea di un ancoraggio in grado di proteggere la classe dei proprietari dai rischi inflazionistici. Tuttavia, per effetto della forte correlazione tra domanda di mezzi di pagamento e produzione di merci, il valore delle monete a produzione inelastica ha storicamente fatto registrare (oltre ad una inquietante volatilità nel breve periodo) una sistematica tendenza ad apprezzarsi nel lungo periodo, fenomeno che ne ha lentamente, ma inesorabilmente, modificato la funzione. Quando la moneta manifesta una tendenza all’apprezzamento, è infatti inevitabile che agenti razionali comincino ad utilizzarla come riserva di valore, ossia a tesaurizzarla per salvaguardare, e possibilmente accrescere, il valore della propria ricchezza. E se la moneta viene tesaurizzata in maniera massiccia, essa smette di alimentare la circolazione di merci, innescando fenomeni cumulativi di recessione dell’attività economica e rendendo inesigibili i crediti di cui la moneta stessa è costituita. Poiché il Bitcoin è stata progettato "simulando" - per mezzo di un algoritmo - la scarsità relativa tipica delle monete metalliche, una sua eventuale diffusione generalizzata come mezzo di pagamento lo renderebbe soggetto alla volatilità nel breve periodo e alle tendenze deflazionistiche di lungo periodo tipiche delle monete metalliche, determinando disfunzioni dell'economia reale analoghe a quelle che hanno storicamente caratterizzato i sistemi a moneta metallica.
2019
D'Acunto, S.; Suppa, D.
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