Nella lunga storia del castello di Vico Equense si sono succedute molte “vite”, con numerosi cambi di proprietà e trasformazioni che se da un lato hanno reso la ricerca molto stimolante, permettendo di incanalarla in più direzioni, dall’altro l’hanno complicata per la perdita della materialità dell’architettura in ciascuna epoca, anche per le molte, invadenti e radicali trasformazioni operate dal Novecento. Ciò ha significato lavorare, in buona sostanza, in absentia dell’architettura ma con gli strumenti della ricostruzione storica ovvero con l’ausilio delle fonti, in primis le descrizioni della proprietà contenute nelle “prese di possesso” e poi con altri documenti bancali e iconografici che hanno contribuito a delineare un’idea più precisa soprattutto della configurazione architettonica nelle diverse epoche. In questa nota, la relatrice si soffermerà solo su alcuni momenti della sua storia di età moderna, partendo dall’origine del palazzo nuovo nel Cinquecento con i Carafa marchesi di San Lucido per poi soffermarsi su altri due momenti (nel primo Seicento e nel primo Ottocento) in cui furono promosse ricostruzioni e ampliamenti del complesso, accomunati dall’opulenza delle trasformazioni e dalla personalità dominante dei committenti (Matteo di Capua nel Seicento e Nicola Amalfi nel primo Ottocento).

The Vico Equense Castle has lived many lives during its long history, with different owners and many transformations. For this reason, its study was very interesting, allowing the research to be channeled in multiple directions. However, the study has been met with the disappearance of the materiality of the architecture to relate to each era, due to the many, intrusive and radical transformations carried out since the twentieth century. That has meant working without the architecture but with the tools of historical reconstruction, with the help of the sources, first the descriptions of the property in the “Prese di possesso” and then with other banking and iconographic documents, that contributed to define a more precise idea of the architectural configuration in these different eras. The paper focuses on some moments of his modern history. Starting from the origin of the new building in the sixteenth century with the Carafa of San Lucido family, the essay analyzes the reconstruction of the early seventeenth century and the transformation of the early nineteenth century. These two moments share the luxurious transformations and the dominating personality of the patrons, Matteo di Capua in the early seventeenth century and Nicola Amalfi in the early nineteenth century.

LE MOLTE ‘VITE’ DEL CASTELLO DI VICO EQUENSE TRA STORIA E ARCHITETTURA

maria gabriella pezone
2020

Abstract

Nella lunga storia del castello di Vico Equense si sono succedute molte “vite”, con numerosi cambi di proprietà e trasformazioni che se da un lato hanno reso la ricerca molto stimolante, permettendo di incanalarla in più direzioni, dall’altro l’hanno complicata per la perdita della materialità dell’architettura in ciascuna epoca, anche per le molte, invadenti e radicali trasformazioni operate dal Novecento. Ciò ha significato lavorare, in buona sostanza, in absentia dell’architettura ma con gli strumenti della ricostruzione storica ovvero con l’ausilio delle fonti, in primis le descrizioni della proprietà contenute nelle “prese di possesso” e poi con altri documenti bancali e iconografici che hanno contribuito a delineare un’idea più precisa soprattutto della configurazione architettonica nelle diverse epoche. In questa nota, la relatrice si soffermerà solo su alcuni momenti della sua storia di età moderna, partendo dall’origine del palazzo nuovo nel Cinquecento con i Carafa marchesi di San Lucido per poi soffermarsi su altri due momenti (nel primo Seicento e nel primo Ottocento) in cui furono promosse ricostruzioni e ampliamenti del complesso, accomunati dall’opulenza delle trasformazioni e dalla personalità dominante dei committenti (Matteo di Capua nel Seicento e Nicola Amalfi nel primo Ottocento).
2020
Pezone, Maria Gabriella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/416149
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