In questo breve saggio si tenterà, seppur per sommi capi, di abbozzare un’analisi della differenza che intercorre tra due visioni diverse del concetto di ‘straniero’; quella letteraria, riconducibile al romanzo omonimo di Albert Camus [1942], e quella sociologica, della cui elaborazione concettuale è stato senza dubbio pioniere Georg Simmel [1908], uno dei padri fondatori della sociologia moderna. Le due prospettive, per quanto apparentemente lontane, sembrerebbero aver in comune, oltre l’uso dello specifico termine (l’etranger, der Fremde) e le forti implicazioni filosofiche contenute nelle speculazioni dei due autori considerati, soprattutto il fatto di assumere una particolare concezione della natura umana quale fattore propulsore dell’analisi. A nostro avviso, infatti, sia l’impostazione data al romanzo, sia la trattazione sociologica, ci conducono a pensare che straniero nei mondi sociali, o estraneo alla società degli uomini, si diventi in forza della propria intima natura, per così dire, caratteriale, e della relazione che le nostre diverse personalità finiscono per intrattenere con l’ambiente esterno. Ovvero, con una realtà sociale, che a sua volta cambia, come è noto, a seconda delle diverse configurazioni culturali e territoriali che assume nei diversi momenti storici considerati.
La figura dello straniero tra Simmel e Camus. Riflessioni sui confini culturali e territoriali della Natura umana
Angelo Zotti
2019
Abstract
In questo breve saggio si tenterà, seppur per sommi capi, di abbozzare un’analisi della differenza che intercorre tra due visioni diverse del concetto di ‘straniero’; quella letteraria, riconducibile al romanzo omonimo di Albert Camus [1942], e quella sociologica, della cui elaborazione concettuale è stato senza dubbio pioniere Georg Simmel [1908], uno dei padri fondatori della sociologia moderna. Le due prospettive, per quanto apparentemente lontane, sembrerebbero aver in comune, oltre l’uso dello specifico termine (l’etranger, der Fremde) e le forti implicazioni filosofiche contenute nelle speculazioni dei due autori considerati, soprattutto il fatto di assumere una particolare concezione della natura umana quale fattore propulsore dell’analisi. A nostro avviso, infatti, sia l’impostazione data al romanzo, sia la trattazione sociologica, ci conducono a pensare che straniero nei mondi sociali, o estraneo alla società degli uomini, si diventi in forza della propria intima natura, per così dire, caratteriale, e della relazione che le nostre diverse personalità finiscono per intrattenere con l’ambiente esterno. Ovvero, con una realtà sociale, che a sua volta cambia, come è noto, a seconda delle diverse configurazioni culturali e territoriali che assume nei diversi momenti storici considerati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.